154 anni di Legge Pica, quando eravamo tutti presunti “camorristi”

Era il 15 agosto del 1863, quando il neonato Parlamento di Torino approvò quei nove articoli scritti per reprimere, con le maniere forti, la rivolta del brigantaggio nelle regioni meridionali.

La famigerata legge Pica. Presentata come “mezzo eccezionale e temporaneo di difesa”, la legge fu più volte prorogata ed integrata da successive modificazioni, rimanendo in vigore fino al 31 dicembre 1865. Sua finalità primaria era debellare il brigantaggio postunitario nel Mezzogiorno, attraverso la repressione dello stesso colpendo chi lo praticava e chi lo favoriva.

Il Paese unito due anni prima veniva diviso sulla Costituzione: nel centro-nord osservanza delle garanzie costituzionali, al Sud lo Statuto albertino diventava carta straccia. A vantaggio del potere militare, che calpestava il principio del giudice naturale e mortificava il diritto alla difesa. A proporre la legge fu un deputato abruzzese: Giuseppe Pica. (Gigi di Fiore)

Fu introdotto, per la prima volta, anche il termine di camorrista in una norma. Bastava un sospetto, una soffiata e si poteva essere esaminati da una commissione provinciale che poteva inviare il presunto camorrista al domicilio coatto. Camorristi in città, briganti nelle campagne.

Aurelio Saffi scriveva: “La natura del brigantaggio è essenzialmente sociale e, per accidente, politica. La causa radicale e permanente è la misera condizione de’ braccianti lavoratori delle campagne e de’ pastori”.

Nella seduta parlamentare del 29 aprile 1862, il senatore Giuseppe Ferrari affermava: « Non potete negare che intere famiglie vengono arrestate senza il minimo pretesto; che vi sono, in quelle province, degli uomini assolti dai giudici e che sono ancora in carcere. Si è introdotta una nuova legge in base alla quale ogni uomo preso con le armi in pugno viene fucilato. Questa si chiama guerra barbarica, guerra senza quartiere. Se la vostra coscienza non vi dice che state sguazzando nel sangue, non so più come esprimermi. »

La legge veniva inizialmente applicata nelle seguenti aree:

Abruzzo Citeriore, Abruzzo Ulteriore II, Basilicata, Benevento, Calabria Citeriore, Calabria Ulteriore II, Capitanata, Molise, Principato Citeriore, Principato Ulteriore e Terra di Lavoro

Peccato che a Napoli i camorristi veri, come Salvatore de Crescenzo, nel frattempo, ricevevano pieno mandato di gestione dell’ordine pubblico. A dimostrazione che la storia, così come iniziata, prosegue. Coerentemente. Nonostante esercito, leggi speciali e migliaia di morti innocenti.

E pensate che qualcosa sia cambiato o siamo ancora, per l’opinione pubblica, anche negli innumerevoli esempi luttuosi di cui siamo vittime, camorristi fino a prova contraria?