8 968 fucilati, tra i quali 64 preti e 22 frati; 10 604 feriti: sono solo frottole

Onestamente, guardando il video in cui l’illustre professor Barbero, medievista, che ho sempre seguito con interesse al fianco di Piero Angela, confessa a Bernardini, conduttore di Rai Educational che il revisionismo dei “suddisti bobbonici meridionalisti” equivale ad un laconico “tutte frottole”, noto una cosa fondamentale: un certo disagio, del conduttore e dell’ospite. Soprattutto perchè quel “tutte frottole” segue la menzione di taluni aspetti positivi che questi “suddisti bobbonici” (a proposito per la cronaca neanche l’attuale erede al trono del Regno delle Due Sicilie è un nostalgico secessionista, basta leggere l’intervista odierna di Gigi di Fiore sul Mattino) starebbero mettendo in evidenza e che il professore onestamente riconosce.

Purtuttavia non si può liquidare con quella espressione una guerra civile che è riconosciuta da tutti tranne che da un gruppo di accademici che, per fare un dispetto al prof. De Crescenzo ed ai neoborbonici (ormai sembra essere diventata una questione di mero puntiglio che non dovrebbe appartenere agli accademici) sta buttando a mare il bambino coi panni e l’acqua sporchi.

Riporto cosa scrisse Vittorio Messori a proposito di Enrico Cialdini, ad esempio:

« Enrico Cialdini, nel 1861 plenipotenziario a Napoli del re Vittorio II. In quel suo rapporto ufficiale sulla cosiddetta “guerra al brigantaggio”, Cialdini dava queste cifre per i primi mesi e per il solo Napoletano: 8 968 fucilati, tra i quali 64 preti e 22 frati; 10 604 feriti; 7 112 prigionieri; 918 case bruciate; 6 paesi interamente arsi; 2 905 famiglie perquisite; 12 chiese saccheggiate; 13 629 deportati; 1 428 comuni posti in stato d’assedio. E ne traevo una conclusione oggettiva: ben più sanguinosa che quella con gli stranieri, fu la guerra civile tra italiani » (Vittorio Messori, Le cifre del generale Cialdini[1])

 

Sarebbero queste tutte frottole?

Ed ancora:

Celebre la frase che preannunciava tale operazione: “Di Pontelandolfo e Casalduni non rimanga pietra su pietra”. Al termine del massacro, il colonnello Negri telegrafò a Cialdini: ” Ieri mattina all’alba giustizia fu fatta contro Pontelandolfo e Casalduni. Essi bruciano ancora”. [1]

 

Anche queste tutte frottole? E non ne aggiungo tante altre. Senza voler andare a rivangare aspetti riconosciuti da taluni e non da altri.

Ebbene val la pena di derubricare tutto ciò a “frottole”? Quando negli stessi ambienti militari c’è chi non ha paura a definire Enrico Cialdini, un “criminale di guerra”?

E costui sarebbe venuto al Sud semplicemente per dirimere questioni interne alla popolazione locale?

Insomma, vi sembra coerente tutto ciò, per non ammettere che ci fu davvero una guerra civile combattuta da italiani contro altri italiani? A me sembra lo stesso atteggiamento di chi vuole coprire taluni crimini compiuti in Somalia o in ex colonie italiane dai militari del Bel Paese. Come se le “guerre” combattute da italiani siano da sempre state missioni di pace per condurre verso lidi barbari la civiltà e la democrazia. L’eterno mito di Prometeo made in Italy che sviluppa poi una sorta di manicheismo a trazione geografica. Oggi come 153 anni fa. Corsi e ricorsi storici.

La guerra non è un pranzo di gala, basta ammettere questo per evitare diatribe su questioni di principio. Anche se i Savoia non la dichiararono.

E perchè il servizio pubblico continua ad avallare certe posizioni che non raccontano il fenomeno nella sua interezza, continuando a formare “italiani” che ignorano da dove vengono? Resta un mistero. Ma mica tanto.

E lo ripeto, l’esito di tante vicende coeve o immediatamente successive a quegli eventi, sono perfettamente coerenti con lo spirito di Cialdini e della nascente Italia.

Come si giustificherebbe altrimenti, la legge Pica ed i suoi abusi? Che cos’era la Legge Pica?

Riporto la menzione dal sito dei Carabinieri:

La legge Pica permise la repressione senza limiti di qualunque resistenza: si trattava, in pratica, dell’applicazione dello stato d’assedio interno. Senza bisogno di un processo si potevano mettere per un anno agli arresti domiciliari i vagabondi, le persone senza occupazione fissa, i sospetti fiancheggiatori di camorristi e briganti. Nelle province dichiarate infestate da briganti ogni banda armata di più di tre persone, complici inclusi, poteva essere giudicata da una corte marziale. Naturalmente alla sospensione dei diritti costituzionali (il concetto di diritti umani di fatto ancora non esisteva) si accompagnarono misure come la punizione collettiva per i delitti dei singoli e le rappresaglie contro i villaggi.

Una legge che da alcuni parlamentari e politici dell’epoca veniva così commentata e che (sic!) nelle intenzioni avrebbe voluto combattere la camorra quando a Napoli la pubblica sicurezza era stata affidata proprio ai camorristi dalle neonate istituzioni italiane (Tore e Criscienzo ed i suoi epigoni moderni ancora ringraziano).

Giuseppe Ferrari:

« Non potete negare che intere famiglie vengono arrestate senza il minimo pretesto; che vi sono, in quelle province, degli uomini assolti dai giudici e che sono ancora in carcere. Si è introdotta una nuova legge in base alla quale ogni uomo preso con le armi in pugno viene fucilato. Questa si chiama guerra barbarica, guerra senza quartiere. Se la vostra coscienza non vi dice che state sguazzando nel sangue, non so più come esprimermi[6]. »

Vincenzo Padula:

« Il brigantaggio è un gran male, ma male più grande è la sua repressione. Il tempo che si dà la caccia ai briganti è una vera pasqua per gli ufficiali, civili e militari; e l’immoralità dei mezzi, onde quella caccia deve governarsi per necessità, ha corrotto e imbruttito. Si arrestano le famiglie dei briganti, ed i più lontani congiunti; e le madri, le spose, le sorelle e le figlie loro, servono a saziare la libidine, ora di chi comanda, ora di chi esegue quegli arresti[28]. »

Giacomo Racioppi:

« […] gittò di còlta [gettò di colpo] le napoletane provincie dalle guarentigie di un libero reggimento nell’arbitrario di un despotismo occecato [cieco] e furibondo; e per estirpare un flagello creò di altro genere flagelli[29]. »

E della strage di Pietrarsa, di cui per anni solo gli Stormy Six, con una canzone, si sono ricordati, che permise l’uccisione a sangue freddo degli operai che difendevano il proprio lavoro? Bugie pure quelle? Un intervento di ordine pubblico finito in tragedia? Come a Portella delle Ginestra?

Professor Barbero, anche queste sono tutte frottole o piuttosto il coerente evolversi di eventi che lei liquida come tali?

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