Al Nord? La mafia non esiste

Da “La Repubblica.it” di oggi 25 settembre:

Nell’ambito della maxi inchiesta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Brianza e in Lombardia è stato arrestato anche il sindaco di Seregno (Monza) Edoardo Mazza, di Forza Italia.  E’ accusato di corruzione: avrebbe favorito gli affari con un imprenditore legato alle cosche, il quale si sarebbe a sua volta adoperato per procurargli voti. A legare a “doppio filo” politica e ‘ndrangheta, secondo l’inchiesta della Procura di Monza e della Dda di Milano, sarebbe stato un imprenditore edile di Seregno il quale avrebbe intrattenuto rapporti con politici del territorio, e coltivato frequentazioni e rapporti fatti di reciproci scambi di favori con esponenti della criminalità organizzata. Il suo ruolo sarebbe stato “determinante” per l’elezione del sindaco arrestato, secondo le ricostruzioni degli inquirenti. Il suo interesse era quello di ottenere dai politici una convenzione per realizzare un supermercato nel monzese.

Lo scrivo da tre anni: al Nord la mafia ormai ha attecchito perché si presenta con l’abito sartoriale e la vocazione del business man. Con il fiume di liquidità lordato di sangue ci campano in tanti, dalle banche del territorio ai ad avvocati, notai e commercialisti locali, fino a tutti coloro che vengono assunti dalle imprese che si muovono nell’economia legale. E il Pil del Paese, si incrementa perfino. Si chiama “Briangheta”, la ndrangheta lombarda, frutto di  un’imprenditoria fragile e omertosa, una politica corrotta e impaurita, un giornalismo spesso connivente ed estorsivo.
Ma da anni si ostinano a chinare il capo, miopi, a non vedere quello che accade, per connivenza, mala fede, per non andare oltre il pregiudizio che la mafia sia solo un fenomeno da terroni. Giornalisti, politici, servi sciocchi.

Sono anni che le istituzioni a settentrione rispetto al Garigliano, in tantissimi casi, si affrettano a precisare che la criminalità organizzata è solo un fenomeno regionale, etnico.

Dicendolo ne favoriscono, consapevolmente o inconsapevolmente, il radicamento che coinvolge professionisti e “indotto” che di meridionale ha poco o nulla.

Ricordo qualche tempo fa le parole del sindaco di Brescello a proposito di un boss ndranghetista: “E’ lui Francesco Grande Aracri. E’ gentilissimo, molto tranquillo. Parlando con lui si ha la sensazione di tutto tranne che sia quello che dicono che sia. Lui è uno molto composto ed educato che ha sempre vissuto a basso livello. La famiglia qui ha un’azienda che adesso è riuscita a ripartire: fanno i marmi. Mi fa piacere che siano ripartiti”.

Se tali parole fossero state pronunciate in Campania, Sicilia o Calabria si sarebbe levato un coro indignato. Sociologi, editorialisti, maestrine dalla penna rossa ci avrebbero spiegato che il Sud ormai è fuori controllo, che nessuno manifesta contro le mafie, che i boss vengono protetti; il solito coro, impregnato dall’eco lontana della Legge Pica, che avrebbero snocciolato il consueto rosario di luoghi comuni, dal sapore tipicamente manicheo.

 Quanto indotto fa muovere la mafia al Nord? Quanto contante per una società cui, alla fine, interessa solo che nessuno spari sotto casa e non ci sia la macabra visione dei morti ammazzati e della mano militare che tiene sotto scacco e soggezione il Sud.

Lo ripeto, come faccio spesso, nessun fenomeno criminale attecchisce e si radica se non ha in loco un’accondiscendenza ed una tolleranza che è, talvolta, entusiasta accettazione. Addurre come esimente l’aspettativa del mafioso con lupara e coppola è solo un alibi che serve a tacitare le coscienze dei finti ingenui, cui, il volto pulito della Mafia spa, fa comodo.

Se “giù al Sud” alle mafie fu delegato il controllo del territorio, che ancora dura, con logiSpesso si rimprovera alla società civile meridionche militari e violente, al Nord questo non accade, perché non ve n’è bisogno. Ma più elementi (a cominciare dal traffico di rifiuti verso la Campania, col patto tra aziende settentrionali e monnezza criminale meridionale) danno la certezza di un ruolo centrale di camorra, mafia, ndrangheta nel muovere, in certi territori, un’ economia messa in ginocchio dalla crisi e, soprattutto, di essere un player fondamentale, sovente, nelle scelte che riguardano la politica locale. Fino ad influenzarla pesantemente.

I think tanker del pensiero borghese italiano dimentica che la quasi totalità degli anticorpi alle mafie sono tutti meridionali. Continuare a tuonare che al Nord non occorra il vaccino, in base a (non fondate) ragioni di carattere geografico e culturale, consente solo alla malattia di infettare l’intero organismo.

Il 15 aprile del 2016 il commissario antiracket nazionale dichiarava:

I commercianti che non denunciano le estorsioni mafiose? Spesso si rimprovera alla società civile meridionOrmai sono più diffusi nel Nord Italia. Ne è sicuro Santi Giuffrè, commissario nazionale Antiracket. “Bisogna abbattere un tabù: non è vero che c’è omertà al Sud e non al Nord. Credo, invece, che questo rapporto vado quanto meno stabilizzato e messo alla pari, per un motivo: al Sud é la mafia che va dall’imprenditore, al Nord, invece, é lo stesso imprenditore che cerca il mafioso per ottenere dei servizi e quindi si crea un rapporto che é più difficile da rompere”

Con buona pace dei Feltri e dei Cruciani e di tanti come loro che invocano l’intervento della società civile solo quando vanno a fuoco le piccole botteghe artigiane tra i vicoli di Napoli, Bari o Palermo.