Alta velocità al Sud? Ma siamo matti?

Dal proprio profilo Facebook così Pino Aprile commenta il dietrofront del ministro Delrio sull’alta velocità al Sud:

 «Quattro binari a un costo di cinque miliardi ogni venti chilometri», soltanto per consentire a dei terronacci di viaggiare alla stessa velocità degli altri? Ma non se ne parla nemmeno! Al più (se dovessero meritarlo, si capisce) «due binari e portare la velocità a 200-225 chilometri l’ora, con un costo del 70 per cento in meno».

Capito, sì? Questi razzisti ferroviari (e fosse solo quello!) diventano improvvisamente sparagnini quando si tratta di fare a Sud (dopo, sempre dopo e solo se proprio non se ne può più fare a meno) quello che non sanno più dove mettere al Nord. Dove sono state fatte le linee ad alta velocità inspiegabilmente più costose del pianeta, senza che i Delrio gridassero allo scandalo, al furto, all’irragionevolezza dell’opera; poi, appena si ipotizza una linea non paleolitica a Sud, si obietta che si spenderebbe troppo.

La Questione Meridionale è tutta qui, nella mente di questa gente che ci offende con la sua sola presenza: è racchiusa nel loro modo di intendere come si governa questo Paese: “Nulla è mai troppo a Nord; qualunque cosa è troppo a Sud”. Questa faccia di Delrio l’abbiama vista tronfia e sorridente, insieme quell’altro figuro, Mauro Moretti, spostato (chissà per quali meriti…) da Trenitalia a Finmeccanica (ha già svenduto l’Ansaldo, aspettatevi altri successi), al viaggio inaugurale del Freccia1000, chiamato “Mennea” per fare una pernacchia ai terroni, visto che a Sud quel treno non arriverà mai.

Quel treno è costato 1800 milioni e dovrebbe far guadagnare venti minuti sulla tratta Milano-Roma, che è già la più veloce d’Italia. Una colossale stronzata, perché per impiegare davvero 2 ore e 20, su quella linea (opportunamente riadattata in un lungo tratto), non dovrebbe passare nessun altro convoglio. Se no, abbiamo buttato (o regalato…?) 1800 milioni, più quelli sprecati per la pubblicità del bambino con la valigia di cartone che sale a bordo del treno (non avete senso della vergogna, e questo lo sapevamo già; ma nemmeno del ridicolo).

Da Milano a Torino c’è una linea “mostro”, costata l’iradiddio, per alta velocità passeggeri-merci, che è stata progettata per 300 convogli al giorno: un treno ogni 12 minuti, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. Una follia, soldi (nostri) buttati con le pale meccaniche nei portafogli dei soliti noti, perché su quei binari d’oro con bulloni di platino e ciottoli di diamanti, passano scarsi 40 treni al giorno. Non dovrebbero bastare le galere, viene da pensare, per fare giustizia delle follie della presunta alta velocità al Nord (e il terzo valico Genova-Milano?). Basterebbe paragonare i costi a chilometro a quelli della Francia, degli Stati Uniti, del Giappone. Invece, ci potete scommettere, tutto “a norma, in regola”, con norme e regole a’ la carte (vabbe’, qualcuno che esagera e si fa scoprire c’è sempre), per rendere inattaccabile quello che grida vendetta.

Poi, arriva l’ipotesi dell’alta velocità a Sud, magari a prezzi francesi, e Dracula (di fondi destinati al Sud) Delrio pensa di risparmiare. Poniamo che le cose si facciano come dice lui (e se gliela facciamo passare, abbiamo finito, sia chiaro): dopo un secolo e mezzo, si rimette mano alle ferrovie meridionali e lo si fa progettandole per una velocità che sia, domani, poco più della metà di quelle del Nord, oggi. Come dire: al Sud, poco, tardi e meno. Chi si credono di essere! L’alta velocità è solo per il Nord, per il Sud, al massimo, la “Quasi velocità”.

Cos’è la Questione meridionale? Fosse proprio questo: al Sud, poco, tardi e meno, ma basta con i piagnistei? Qualche giorno fa, in quel covo di nemici del Sud che è il Pd di Renzi-Delrio, riunitosi in un “vertice di partito” (azz…), il fanfarone di Firenze ha praticamente risolto la Questione. A chiacchiere, si capisce: lui quelle ha e quelle spaccia, dando in omaggio pentole solo un pochino ammaccate.

Governatori del Sud, siete tutti dello stesso partito di Renzi e Delrio: cosa volete fare, accettare la nuova minorità imposta dal Distratto di Reggio Emilia (non si è mai accorto che la città di cui era sindaco, per dieci anni, diventava “il bancomat della ‘ndrangheta”) o pretendere il minimo, ovvero, sia pur dopo tanto tempo e così di malavoglia, perché costretti, treni non dico migliori che altrove, per risarcimento, ma almeno gli stessi che altrove. Altrimenti, cari Crocetta, Oliverio, Pittella, De Luca, Emiliano, D’Alfonso, Di Laura Frattura, il problema non è Delrio, non è Renzi. Siete voi.

Non a tutti piacete, ma se siete stati eletti (e qualcuno quasi per acclamazione), alla maggioranza dei votanti sì. Ora meritatevi la fiducia che vi è stata data: fuori le palle o fuori dalle palle.

Su questa pagina conteremo i giorni che passano dall’annuncio di Delrio alla vostra risposta.