Ci saranno pure invalicabili catene montuose che impediscono a questo governo di attuare un serio piano infrastrutturale che colleghi Bari a Napoli con una modesta “alta velocità”, ma di certo le discriminazioni e disparità di trattamento attuate, sempre da questo governo, verso cittadini e imprese di Sicilia, Calabria e Sicilia per il cofinanziamento dei fondi europei sono di gran lunga più insidiose.
L’Italia ha chiuso con Bruxelles l’accordo di partenariato sull’utilizzo dei fondi strutturali per il periodo 2014-2020, pari a un importo complessivo di 43 miliardi di euro. Di questi, 32,2 miliardi proverranno dai fondi della politica di coesione, 10,4 da quelli per lo sviluppo rurale e 537,3 milioni per il settore marittimo e della pesca. I fondi europei serviranno a cofinanziare i progetti regionali approvati, con la condizione che siano accompagnati da un piano di rafforzamento amministrativo.
All’appello, tuttavia mancano i Programmi operativi di Campania, Calabria e Sicilia. I Por delle tre regioni meridionali, infatti, insieme a quelli di una regione svedese, non sono ancora stati notificati a Bruxelles, gli unici non ancora trasmessi agli uffici della Commissione.
Quello che è certo, ventilato da tempo ed annunciato dal ministro che ha la fobia dell’orografia, lo stesso che dice che la questione meridionale è in realtà una questione nazionale, è che nei tre programmi di Sicilia, Campania e Calabria il cofinanziamento nazionale per i prossimi sette anni sarà dimezzato: dal 50 al 25% dell’importo che arriverà dall’Europa.
Questo vuol dire che le cifre messe a disposizione all’Unione Europea difficilmente potranno essere spese. I fondi europei infatti, vengono erogati sempre dietro una copertura finanziaria dello Stato a cui quei fondi vengono indirizzati. Per tutte le regioni il cofinanziamento è pari al 50% (l’altro 50% è carico della UE). Per Sicilia, Campania e Calabria la percentuale scende al 25.
Secondo le rassicurazioni verbali di Delrio (c’è da fidarsi?) le risorse, per le tre Regioni, dovrebbero essere comunque conservate attraverso il Fondo sviluppo e coesione.
Caustico il commento del professor Gianfranco Viesti: “è inaccettabile disparitá per cittadini e imprese”.