Bacoli: due consiglieri comunali contro il testo che inneggia alla lotta contro i briganti

Al Consiglio Comunale di Bacoli s’è consumata una bagarre di natura storica (e dialettica) che forse fino ad una decina di anni fa sarebbe stata impensabile.

Da una parte la retorica stucchevole. Dall’altra l’interesse e la legittimazione al riconoscimento di una storia condivisa.

Il fatto è questo, ed è raccontato dal sito dell’associazione Free Bacoli:

Durante l’ultimo consiglio comunale, tenutosi il 19 dicembre, l’amministrazione di Bacoli ha approvato un documento relativo al bicentenario dell’arma dei carabinieri, che cadrà nel mese di giugno 2014. All’interno di questo documento (leggi) c’è, tra le altre cose, un ringraziamento “per la lotta alla camorra e per la lotta ai briganti”. I due consiglieri del Gruppo Indipendente, Adele Schiavo e Josi Della Ragione, hanno proposto un emendamento in cui chiedevano l’eliminazione della parte della frase relativa alla lotta ai briganti, bocciato per i voti contrari dei consiglieri di PD e Forza italia.

Ora, nulla questio sull’opera dei carabinieri nel contrasto alla criminalità organizzata, ci mancherebbe altro. La notizia non è certamente l’assopimento di Pd e Pdl bacolesi, cui nessuno evidentemente ha fatto notare che se in alcune città italiane si iniziano a cancellare le strade intitolare al generale Cialdini, forse un minimo di riflessione e dibattito sarebbe dovuto scaturire dall’opposizione dei due consiglieri indipendenti.

Lo è, invece, una coscienza politica critica nei confronti della cosiddetta questione meridionale, della sua evoluzione e della sua genesi.

Uno dei consiglieri di Forza italia ha addirittura sostenuto, opponendosi alle tesi dei consiglieri dissidenti, affermando  che “una cosa è la storia e un’altra la politica”. Come se l’una e l’altra si elidessero e non avessero soluzione di continuità.

Questa frase è il metro che misura la classe dirigente meridionale. La sua preparazione e la prospettiva con cui misura la scansione degli eventi.

Ed a costoro, sfuggono anche i “danni collaterali” della presunta lotta al brigantaggio. E che portano i nomi di paesi come Pontelandolfo e Casalduni. O di innocenti come Angelina Romano.

Mi unisco all’opposizione di Adele Schiavo e Josi della Ragione. Noi siamo dall’altra parte. Da quella di chi, nonostante tutto, ha sempre difeso il territorio. La propria terra. Anche quando, chi rappresenta e rappresentava lo stato, non ha dato seguito a denunce di soprusi  di sfruttamento del territorio. In Campania come altrove.

Vi lascio con alcuni dati tratti da Wikipedia che riportano alcune cifre della repressione al brigantaggio postunitario:

Secondo le stime di alcuni giornali stranieri che si affidavano alle informazioni ufficiali del nuovo Regno d’Italia, in un solo anno, dal settembre del 1860 all’agosto del 1861, vi furono nell’ex Regno delle Due Sicilie:

  • 8.964 fucilati,
  • 10.604 feriti,
  • 6.112 prigionieri,
  • 64 sacerdoti uccisi,
  • 22 frati uccisi,
  • 60 ragazzi uccisi,
  • 50 donne uccise,
  • 13.529 arrestati,
  • 918 case incendiate,
  • 6 paesi dati a fuoco,
  • 3.000 famiglie perquisite,
  • 12 chiese saccheggiate,
  • 1.428 comuni sollevati

All’elenco delle vittime della repressione sabauda, riportato sopra, possiamo aggiungere quanto riferito da Giuseppe Massari: dal 1861 alla primavera del 1863 l’esercito piemontese perse 26 ufficiali e 367 soldati mentre tra i briganti si ebbero 2.413 morti in combattimento, 1.038 fucilati e 2.768 arrestati[33]. Da una dichiarazione fatta da Alfonso La Marmora alla commissione d’inchiesta sul brigantaggio (della quale lo stesso Massari faceva parte) e riferita allo stesso periodo di tempo, notiamo che il numero dei briganti uccisi in combattimento o fucilati sale a 7.151. Mentre il giornale francese ” De Naples a Palerme” (1863-64) parla di 10.000 napoletani*[34] fucilati o uccisi in combattimento, più di 80.000 arrestati, 17.000 emigrati a Roma e circa 30.000 nel resto d’Europa (wikipedia)

Vi sembrano quelle di un fenomeno che coinvolgeva qualche banda armata di delinquenti comuni, che pure c’erano, in cerca di denaro e ricchezze?

“A terra è a nosta e nun s’adda tuccà”

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