Basta col razzismo del “mi avete frainteso”

Così Pino Aprile sulla polemica della costituzione camorrista della società napoletana: 

 «E tu niente dici della Bindi e dei napoletani camorristi per costituzione?». Pare che se taci, sei complice. Dico, ma mi devo ripetere: non è colpa mia, se si deve ogni volta ricominciare da zero:
1 – non è vero: la camorra non è un «dato costitutivo» di Napoli, della società partenopea, della Campania; così come “cosa nostra” non è un «dato costitutivo» della società siciliana; mentre è vero e dimostrato che camorra e mafia siciliana sono «dati costitutivi» del Paese chiamato Italia, nato dall’accordo fra l’esercito invasore (per conto di uno Stato che non aveva nemmeno dichiarato guerra), con i delinquenti siciliani e napoletani, con l’assistenza della massoneria e la protezione della Gran Bretagna. (Sempre lì vai a finire? Non a finire: a cominciare, perché è allora che dei farabutti come tutti gli altri diventano potere, sia pur impresentabile, perché associati alla gestione della politica e dell’economia dello Stato che così nasce e così, da allora, dura);
2 – “costitutivo” vuol dire che fa parte della “costituzione” (non la Legge fondamentale, devastata dagli ultimi governi e dal purtroppo e troppo a lungo presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano), del “come si è”. Insomma, senza girarci troppo intorno: un fatto genetico, etnico, costituzionale, che hai nel sangue. Se la Bindi non voleva dire questo, doveva usare un altro termine. Ma ha usato questo. Io non penso che voglia fare concorrenza a Cesare Lombroso: se le si chiedesse se ritiene che i napoletani siano, in quanto tali, camorristi o portati a esserlo, lei direbbe di no, e sarebbe sincera. Se le scappa la parola, però, viene fuori quello che “in fondo” pensa davvero;
3 – quello che la Bindi ha detto è razzista, anche se lei non aveva (e le credo) nessuna intenzione di esserlo e si offenderebbe se glielo dicessero. Beh, mi spiace per lei, ma glielo devo dire: perché se alcuni napoletani sono camorristi la camorra è un «dato costitutivo» dei napoletani? E lo chiedo pure a quanti hanno in vario modo cercato di giustificarla e persino consentito. Se la Bindi avesse ragione, Roberto Saviano, in quanto napoletano, sarebbe di… costituzione camorrista? Certo che no. E Giancarlo Siani? Ma che sciocchezza! Ed Eduardo? Ma come ci si può permettere! E Totò? L’inclinazione camorrista era un «dato costitutivo» di Totò, in quanto parte napoletano e parte nopeo, come diceva lui? Seee, figuriamoci! Allora, di quali napoletani la camorra è un «dato costitutivo» e di quanti napoletani no (incluso quei napoletani evoluti che ritengono la camorra un «dato costitutivo» degli “altri” napoletani)? Di quanti napoletani il «dato» non deve essere «costitutivo», perché non si possa dirlo «dei napoletani», tutti? E se pure fosse «dato costitutivo» di tutti i napoletani, meno cento, meno dieci, si potrebbero condannare quei cento, quei dieci innocenti perché concittadini di quegli altri? (A proposito di Gomorra: appreso dagli angeli che andavano a distruggere la città per colpa degli empi, Abramo si rivolse al Signore: «Se pure vi fossero pochi giusti, non salveresti la città per amore di quei giusti?». E il Signore disse di sì. Ora la Bindi ha a che fare, per la sua fede, con Chiesa e chiese, ma il Signore, se ho capito bene, dev’essere un altro, non lei. Io le ho nominato alcuni che non sta a me definire o meno “giusti”, ma di cui è difficile sostenere che abbiano o avessero quel «dato costitutivo»);
4 – Cosa sto cercando di dire? Due cose importanti (spero): a – perché il male di una parte dei napoletani viene “etnicizzato” e diventa “dei napoletani”, della loro società, della regione? Perché se a Venezia si fottono le più alte tangenti della storia, i veneziani non sono ladri e tangentari per «dato costitutivo», e a Napoli, sì? Se Torino e il Piemonte ripianarono il loro spaventoso debito pubblico invadendo e derubando il Regno delle Due Sicilie e ancora oggi Comune di Torino e Regione Piemonte sono le amministrazioni pubbliche più dissestate, perché non si dice che far debiti e farseli pagare dagli altri è un «dato costitutivo» di torinesi e piemontesi? b – io sono ateo, la Bindi è cattolica, ma io ricordo e lei deve averlo dimenticato, che alla fine dei tempi, il suo Dio giudicherà gli esseri umani a uno a uno, non chiederà: «Scusate, siete di Napoli? E allora jatevenne all’inferno»; «Minga de Milan vialter? Alura Paradis, vien chi!». Perché se è «costitutivo», il male è etnico e inestirpabile; nasci condannato. O assolto;
6 – la Bindi è da una vita nelle stanze del potere; è stata al governo con fior di delinquenti e nello stesso partito di Gava, Andreotti e altri campioni di morale e legalità. Qual era il «dato costitutivo» dei democristiani come lei? E dell’attuale Pd? Perché nel suo partito ognuno risponde(va) delle sue azioni, mentre su tutti i napoletani si spalma la colpa del peggio di Napoli? Lei è cattolica: la pedofilia è un «dato costitutivo» dei preti cattolici? Certo che no. Ma sono tanti! Tanti non vuol dire tutti; altri sono gay, altri etero, alcuni hanno, con discrezione (non sempre), una famiglia; molti sono casti e riescono a governare la propria sessualità senza violare l’impegno preso, in proposito;
7 – volendo concludere con le parole di un grande genovese (che, per «dato costitutivo» avrebbe dovuto essere tirchio?): «Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti» nell’idea razzista che “i napoletani” siano, in quanto tali, camorristi; mentre mi pare di aver fornito qualche esempio (ampliabile all’intera regione, meno qualche migliaio di delinquenti), di napoletani e partenopei che non sono camorristi; quindi privi della coda, dei denti a sciabola e del presunto «dato costitutivo vesuviano»;
8 – quindi, Bindi, vada a confessarsi da don Maurizio Patriciello, che la assolverà; e, come penitenza, le dirà di andare a deporre un fiore sulla tomba di don Peppe Diana il quale, non sapendo di avere il «dato costitutivo» della camorra, la avversò e denunciò e fu ucciso da un camorrista che il «dato» non si sa se ce l’aveva, ma la pistola sì. E, purtroppo, anche una buona mira;
9 – in un altro Paese, cara Bindi, lei avrebbe già dovuto dare le dimissioni. Le gaffe, anche molto meno gravi di questa, altrove si pagano. Ma, considerato il «dato costitutivo» del nostro Paese, ho idea che lei non si muoverà da lì. Peccato, avrebbe potuto dimostrarci che, ogni tanto, fra i politici italiani, ce n’è qualcuno decente. Sa, giusto per tappare la bocca a quelli che dicono: «Sono tutti uguali» (non è vero nemmeno questo. Qualcuno che è peggio, si trova sempre…).