Caro ambasciatore a Londra, quanta ipocrisia. Raccontiamo agli inglesi delle discriminazioni made in Italy?

Caro ambasciatore (napoletano) a Londra Terracciano  quanta ipocrisia. Di cosa parlo? Della richiesta, rivolta con cipiglio, al governo inglese,  di modificare i form in cui si chiedeva ai genitori italiani emigrati in UK di indicare la propria appartenenza etno-linguistica (napoletano,sardo o siciliano). Terracciano avrebbe scritto, secondo quanto ho letto su La Stampa, “siamo un Paese unito dal 1861”.

Beffardo ricordarlo proprio all’Inghilterra. Paese, determinante nella sponsorizzazione e nella realizzazione dell’unità oltre che nella scelta del sovrano che avrebbe dovuto fare la nuova Italia.

Quanta ipocrisia, tutta tipicamente italiana. Quante voci che si levano dai media, indignati contro una scelta che ha i prodromi della sua realizzazione proprio da noi, nel “paese d’ ‘o sole”, dove da oltre 150 anni, l’appartenenza geografica (napoletano, siciliano) sovente costituisce motivo di insulto, pregiudizio o, peggio, discriminazione.

Sono anni che denuncio su questo blog chi fa informazione con una certa pruderia distinguendo il napoletano dal novero degli italiani. Vi incollo qualcosina di vecchio qui sotto:

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Pillole di cronaca locale, di qualche anno fa, che crea ed alimenta lo stereotipo del negro, del frocio, del rom e del napoletano.

A cominciare dai cori negli stadi che da qualche anno sono stati anche derubricati dalla fattispecie di “discriminazione territoriale”. Per fare un favore alle società ora si tacitano le coscienze con una semplice sanzione pecuniaria.

Mi piacerebbe raccontare al Foreign Office, cui si stanno rivolgendo gli italici risentiti strali, dei vent’anni di un partito xenofobo e razzista (proprio contro i meridionali) al governo del Paese che lei, ambasciatore, rappresenta, oppure delle piccole discriminazioni e del pregiudizio che alberga nell’appartenenza territoriale: dall’rc auto pagata più del doppio solo perché si è napoletani (mandando affanculo principi di civiltà giuridica come la personalità della responsabilità penale), dal costo del denaro più alto perché si  vive in Calabria, dalle aziende di noleggio auto che ti impediscono di recarti da Milano a Napoli o te lo consentono pagando sovrapprezzi non richiesti alle altre tipologie di utenti residenti a nord del Garigliano (leggi qui, ancora qui, ed anche qua), o di quelle aziende di telefonia che ti chiede condizioni di pagamento del canone diverse a seconda della residenza, delle case e delle camere “non si affitta ai meridionali,  e poi  di quell’operaio di Casal di Principe non assunto nell’Emilia post terremoto perché ..casalese, fino alle black list delle agenzie interinali che chiedevano, correva l’anno 2011, di non assumere “gay e meridionali” come raccontava anche una inchiesta de La Repubblica (se volete approfondire basta cliccare sui link che vi ho incluso, giusto per gli esegeti ed i fondamentalisti delle fonti).

Allora, caro ambasciatore, cara stampa italiana, cara opinione pubblica bigotta, ma di cosa stiamo parlando? E se gli inglesi avessero preso esempio dagli italiani?