Scuole bianche e scuole nere: anche in Olanda si è sempre terroni di qualcun altro

Avete presente l’Olanda? Il paese delle canne libere? Del sesso in ventrina?

Ho vissuto per un mese ad Eindhoven ed un posto di tale ospitalità l’ho trovato raramente.

Poi, su segnalazione di un lettore del blog, dopo un post sul referendum in Svizzera, mi si apre, sui Paesi Bassi, un mondo oscuro ed intollerante che mai avrei immaginato. Un mondo da apartheid soft ed edulcorato che si dipana tra i canali ed i tulipani e crea steccati di integrazione. Mario (il nome di fantasia del lettore) è un affermato professionista campano che si trasferisce per lavoro in Olanda.

Mi invita a cercare su Google, “scuole bianche e scuole nere” olandesi. Provo, ma pare che il fenomeno sia sconosciuto quasi completamente al Google italiano. Tranne un incipit che mi indirizza sul binario giusto. Una signora italiana, emigrata, che in un forum pone il problema in cerca d’aiuto “mi hanno consigliato quella scuola, ma è una zwarte school io preferirei una gemengde school perchè c’è gente del posto e non immigrati.”

Credo di aver inquadrato il problema che cercava di sollevare Mario. Allora cerco nei meandri del Google olandese. Bingo. zwarte school e gemengde school. zwarte school: et een zwarte school wordt in Nederland een lagere of middelbare school bedoeld, waarvan een groot deel van de leerlingen allochtoon is (fonte nl.wikipedia). Che tradotto in italiano suonerebbe con : scuole elementari o mede dove la maggioranza degli alunni sono immigrati.

Scorrendo nella descrizione si spiega chiaramente che, di fatto, sono scuole solo per immigrati e che prevedono speciali supporti didattici e linguistici. In teoria. Le gemengde school, secondo quanto mi racconta Mario, sono invece miste ma con maggioranza di olandesi ed europei occidentali (con le eccezioni che vedremo). Accanto alle due ci sono le scuole internazionali. Che paghi e sono accessibili a prescindere dalla provenienza geografica, basandosi solo sul censo.

Ricontatto il lettore.

Mario perdonami, ma è davvero come ho letto? E’ tollerato tutto ciò?

SI è vero. Proprio ieri mia moglie ha trovato un documento del comune dove viviamo che chiaramente separa scuole bianche e nere. Solo a Rotterdam si stanno ponendo il dubbio di eliminare la distinzione, ma è un caso isolato.

Da quanto leggo, sostanzialmente,la natura della loro esistenza è prettamente legata ad una questione linguistica..

Hanno supporto didattico diverso. Le nere insistono di più sull’ insegnamento dell’ olandese, ma capirai che dopo aver appreso la lingua, la distinzione dovrebbe cadere. Ed invece nella pratica tiene isolati i due mondi. Infatti, la separazione non è solo linguistica. La questione linguistica è sfruttata come pretesto per mantenere separati i due mondi.   Infatti, anche i figli di immigrati che conoscono la lingua, quindi già linguisticamente integrati, vengono indirizzati alle zwarte schoolen

E gli italiani, a quale scuola vengono indirizzati?

Gli italiani di fatto sono, con spagnoli, greci e portoghesi, nella lista delle scuole nere. Ma nel nostro caso, per mio figlio, non è stata una scelta obbligata o imposta perché abbiamo fatto una buona impressione, dato che ho anche un buon lavoro. Quindi accanto alla provenienza geografica anche quella censuaria ha la sua importanza.In principio, è in base all’appartenenza geografica, ma se guadagni abbastanza (visto che anche qui ci sono le private) puoi mandare tuo figlio alle scuole internazionali.

E come funziona, praticamente questo meccanismo?

Arrivi in Olanda, trovi un affitto, registri i bambini all’anagrafe. Gli assistenti sociali vengono, metaforicamente, a farti i raggi X per verificare che tu non sia quanto meno un criminale e ti suggeriscono una serie di scuole. Quindi  vai a parlare col direttore, e nel corso di questa chiacchierata vieni indirizzato verso una scuola piuttosto che un’altra. In base ai criteri che ti ho raccontato più sopra. Ad esempio a me, poichè avevo fatto una buona impressione grazie al mio lavoro di libero professionista, mi fu sconsigliata la scelta di un istituto con soli bambini del luogo in cui vivevo per diverse ragioni. Una delle quali era proprio relativa al fatto che i bambini di “altri Paesi”, mi fu detto chiaramente, sarebbero andati a quella scuola di inserimento.

Questo nei fatti cosa comporta?

Innanzitutto il contrario di quello che loro vorrebbero credere accadesse. I gap che detterebbero le ragioni della differenziazione non sono linguistici, infatti le statistiche dicono che gli studenti delle “scuole nere”, sui quali è posta maggiore attenzione, hanno migliori capacità linguistiche. Le distanze che si creano sono sociali: i bambini delle scuole bianche non vengono “mischiati” con gli altri, e le distinzioni vengono mantenute anche nelle scuole di ordine successivo Insomma alla fine un sistema che teoricamente sarebbe anche ragionevolmente comprensibile, per inserire “lo straniero” ed integrarlo, diviene, a dire di chi lo denuncia, e lo vive, un ghetto culturale e uno steccato etnico sotto traccia.

Ecco qui il link di un documento del comune dove vivo, che discute dei risultati di un progetto pilota proprio cotnro la segregazione. Se ne parlano evidentemente il problema esiste.

Per chi di noi non conosce l’olandese, cosa dice questa relazione?

Da come si legge sono onesti nell’ammettere che la questione è di carattere etnica non linguistica. Parlano di iscrizioni in scuole “nere” anche di bambini che sono di terza generazione, quindi per nulla immigrati. La cosa sorprendente è che  i relatori del convegno da cui è tratto il documento, sostengono che la provenienza o l’etnia, o l’omogeneità di una classe non pesano sul rendimento, mentre l’istruzione dei genitori ha il suo peso. Che poi sono due cose in apparente contraddizione.

Quindi meglio sistemare insieme bambini che hanno genitori con una istruzione omogenea tra loro. Mi pare si guardi ai genitori più che ai figli.

Esatto. Le scuole nere vengono comunque considerate svantaggiate   Il documento è del 2010 e parla chiaramente dell’auspicio di una inversione di tendenza per combattere questa latente segregazione.

Grazie.

E allora mi fido di Mario e credo che Schengen, la moneta unica e la bandiera sfondo blu con le stelline gialle siano una immensa presa per i fondelli

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