Come viene assistito il Sud: considerazioni su un luogo comune sotto il governo Renzi

Sulla Gazzetta del Mezzogiorno di oggi, Lino Patruno elabora una serie di condivisibili considerazioni sul mito dell’assistenzialismo geografico, alla luce dell’ultimo “sblocca Italia”.

Roba da illusionisti. Quelli che ti fanno sparire le cose sotto gli occhi: così con i fondi europei. E non solo per quei tre miliardi che si scopre essere stati scippati al Sud per finanziare gli sgravi ai neoassunti. Il Sud che ancòra una volta assiste il Nord tanto quanto è accusato di essere assistito. Perché quelle assunzioni saranno fatte (se saranno fatte) soprattutto al Nord. Ma come, ma no, cosa dite?
Al Sud la percentuale di industrializzazione è stata nel 2013 di 37,4 addetti ogni mille abitanti, al Centro Nord di 93,9. Quindi se le industrie sono soprattutto lì, lì assumeranno, non essendo stato inventato il sistema per assumere dove non c’è chi assuma. Obiezione: se non avete industrie è anche colpa vostra, visto quanti soldi vi abbiamo dato. La solita storia dei quanti soldi vi abbiamo dato, sembra Salvini prima che si convertisse da (presunto) meridionalista, lui che fino a poco fa diceva che i napoletani puzzano.

 

Così  esordisce Patruno, rilevando poi come anche le agevolazioni per le aziende meridionali abbiano subito un profondo taglio dal biennio 2007-2009 a quello 2010-2012, con una variazione della media annuale delle agevolazioni alle imprese meridionali passata da 2,6 a 1,2 miliardi, diminuzione 52 per cento. Media annuale delle agevolazioni al Centro Nord, da 3 miliardi a 2,8, diminuzione 5,2 per cento.

Il giornalista pugliese passa poi al capitolo  dei fondi europei e del cofinanziamento “sforbiciato” per tre grandi regioni del Sud.

Quando si fanno i progetti (strade, ospedali, ferrovie), l’Europa finanzia solo la metà, il resto devono metterlo Stato, Regioni e privati. Se lo Stato dimezza il suo apporto, è come dire che le Regioni da sole non ce la faranno a usare i fondi. Tranne poi accusarle di non saperli usare. Anzi vi togliamo parte del cofinanziamento proprio perché non sapete usarli, così imparate. Ma insomma, non sappiamo usarli o non possiamo usarli? Più che roba da illusionisti, un giochino da bambini scemi.
E poi, li dovete usare per cose serie, non un po’ ciascuno per non scontentare nessuno e scontentare tutti. Anzi vi togliamo parte del nostro cofinanziamento futuro proprio perché usiate al più presto e meglio quelli che non avete usato finora. La Puglia, che è la più virtuosa di tutte, ha speso il 59,6 per cento della sua quota per lo sviluppo regionale, ma ha ancòra 1,8 miliardi da impiegare entro il 2015. Ha evitato parte della tagliola, anche se Vendola ha un diavolo per capello. Il peggio riguarda Sicilia, Calabria e Campania.

 

Solo che poi si accusano le regioni meridionali di spendere male quei soldi, soprattutto per sagre improponibili e concerti dal dubbio gusto. Anche se poi a controllare le tabelle fornite dal Governo si scopre, come faceva rilevare anche Marco Esposito, che : il 75 per cento dei progetti al di sotto dei 5 mila euro, cioè a pioggia, è finanziato al Centro Nord, con la Lombardia in testa.

Ma chi è che dice alle Regioni come spendere i soldi? Il Governo…

Tanto che, quando ministro fu Trigilia, ridusse questo elenco a una cinquantina, pochi grandi lavori e riguardanti varie regioni insieme (se no può capitare un Molise che ti blocca il raddoppio del binario Termoli-Lesina).
Bene, era proprio ciò che ci voleva per finirla con la storia degli sprechi, tanti più fondi tanta minore crescita. Colpo di scena, che ti fa il governo Renzi? Ti riporta quell’elenco a 334 possibili modi di spesa per il 2014-2020, tranne poi accusare il Sud di disperdere la spesa. Non puoi lamentarti di ciò che succederà dopo aver fatto di tutto perché succeda.