Cosa accadrebbe nel nostro paese se il Meridione smettesse di pagare la rc auto?

Creato il 17 dicembre 2012 da Ilazzaro

 

Cosa accadrebbe nel nostro paese se il Meridione smettesse di pagare la rc auto?

A proposito della troppo taciuta discriminazione territoriale (ingiustificata, almeno per gli utenti), il responsabile dell’associazione Mò Bast che da anni si occupa di quest forma di razzismo coloniale, oggi scrive un interessante intervento, ponendo delle domande cui scaturiscono delle conclusioni (apparentemente inaspettate)

Ecco quanto scrive Enzo Crispino:

 

Cosa accadrebbe in Italia se i cittadini del Sud rinunciassero alla macchina e smettessero di pagare la RC auto? E cosa accadrebbe se invece decidessero di denunciare il Governo e le compagnie assicurative per “discriminazione”? Semplice, le compagnie assicurative andrebbero in fallimento e si accelererebbe la crisi del sistema bancario. I cittadini del SUD sono come gli ebrei del 1600, vediamo perché.

 

 

In Italia dovrebbe esistere il reato di anti-meridionalismo esattamente come esiste quello di antisemitismo. E’ proprio al meridione infatti che il “sistema” cessa di essere “sistema”. Nonostante i mass media continuino a gridare la presunta evasione dei cittadini del meridione, le statistiche ci dicono che sono proprio quelli del settentrione che evadono meglio e di più perché hanno parecchie vie di fuga. Per quanto riguarda gli incidenti stradali invece, è ancora il Settentrione a svettare ai primi posti.

 

Anche l’immagine di Roma Ladrona, tanto propagandata dalla Lega, si è finalmente riscattata dalle tonnellate di fango accumulate durante gli ultimi decenni e noi abbiamo visto nelle inchieste giornalistiche la Repubblica di San Marino aprire le porte agli evasori di Ravenna, e la Lega Nord finita sotto processo per il reato di peculato. Lo schifo si è aggiunto allo schifo mentre, sullo sfondo, c’era il nostro governo tecnico che flirtava con le compagnie assicurative per risolvere i danni da calamità naturali.

 

Così, dopo l’epoca Monti, diventano obbligatorie le assicurazioni sulla casa da aggiungersi a quelle sulla vita, sulla macchina ecc.. ecc… Interessante è poi notare come queste compagnie siano direttamente collegate a gruppi bancari. Ed ecco che tutto torna. Lo Stato non si fa più garante dei propri cittadini. In poche parole: “smette di essere un sistema”.

 

Se vuoi avere la sicurezza di un tetto sulla testa ti devi “assicurare”. Qui nasce un piccolo problema. Hai anche l’IMU da pagare e per fare l’assicurazione sulla casa diventa chiaro che devi avere soldi. Molti soldi.

 

Per guadagnare solitamente una persona lavora e, per farlo, il 98% delle volte serve l’automobile. Ma l’automobile costa, quindi per avere un’auto un ragazzo che lotta con la precarietà deve cercare di avere il cosiddetto “fattore c” di trovare occupazione il più vicino possibile a casa.

 

ALCUNI NUMERI – Di quanto un cittadino del Sud è costretto a pagare per possedere ed usare una macchina ne ha parlato spesso il nostro Direttore, Germano Milite e la giornalista Chiara Amendola negli articoli che linkeremo di seguito. Tuttavia oggi sul web ha cominciato a circolare una foto del movimento di “Insorgenza civile” che ci da altri numeri. Un neopatentato che parte dall’ultima fascia assicurativa al sud spende circa 7.380 euro al mese, mentre a Milano ne bastano 2741. Se abiti al sud quindi devi pagare 3 volte in più rispetto al tuo concittadino settentrionale. Ma perché? E soprattutto: chi ce li ha tra i giovani neopatentati 630 euro da dare alle assicurazioni? Naturalmente nessuno!

 

Un neo-patentato al nord (non appartenente all’ultima fascia, ma alla prima) deve pagare oltre 600 euro per la propria RC auto mentre uno al sud ne deve corrispondere quasi 2000 con una differenza del 161% rispetto alle assicurazioni dei “fratelli del nord”.

 

In compenso le stesse statistiche ci rivelano che al Sud i trasporti pubblici sono un vero disastro. Oltre ai tagli del 2010 e 2011 sui treni in Abruzzo, il 2012 ha visto subire alla Regione Calabria un taglio dei trasporti ferroviari pari al 47%. Un vero e proprio massacro. Mono-binari in Sicilia e situazione disastrata anche delle aziende di autobus pubblici come la ANM a Napoli, finiscono per completare il quadro.

 

I MERIDIONALI NON DEVONO LAVORARE – Come fa quindi un lavoratore precario del sud? Semplice, il disegno è chiaro: non può lavorare. Se invece lavora è costretto a devolvere gran parte del suo stipendio precario in assicurazioni e benzina arrivando (forse) a fine mese col fiato sul collo. E come fa quindi a pagare l’assicurazione della sua casa? Ancora più semplice: non la paga. Se arriva un terremoto (in uno dei paesi più sismici in Europa) si “assume il rischio” di vivere in mezzo alla strada. Oppure si unisce al tetto dei genitori e nonni riaprendo quella famosa tendenza post ottocentesca delle famiglie allargate, quando il paese privilegiava ancora il settore primario e garantiva la minima sussistenza a ciascun cittadino.

 

Nell’età dell’austerity e della privatizzazione, la “proprietà” diventa un lusso. E’ proprio il concetto di proprietà che viene messo sotto scacco dal debito pubblico generato dalle dinamiche economiche. Il comunismo, per assurdo, avrebbe garantito proprio i diritti essenziali: la proprietà, il sostentamento e il tetto in cui vivere. E anche il fascismo considerava basilari questi beni.

 

INCREMENTO DEMOGRAFICO E PRODUZIONE – La conseguenza di tutto questo sfacelo è che i giovani del sud non solo non possono lavorare come quelli del nord, ma non possono nemmeno emanciparsi dalla famiglia originaria con tutto ciò che ne consegue: decremento demografico e arresto della produzione.

 

I MERIDIONALI COME GLI EBREI del 1600 – Una situazione che sembra quasi parallela per alcuni aspetti alla situazione degli ebrei alla fine del ‘500. A quei tempi infatti, nella Repubblica Marinara più potente d’Europa, quella veneziana, le famiglie di ebrei non potevano possedere immobili. Se volevano abitare una casa dovevano corrispondere l’affitto ad un cittadino veneziano. Fu proprio per questo che gli ebrei si diedero ad altri tipi di lavori come quello dell’usura: prestavano soldi ricevendo in cambio interessi. All’epoca questa attività era condannata dalla moralità cattolica, oggi è diventata una delle attività alla base del sistema bancario. L’unico possedimento che gli ebrei potevano avere era il denaro.

 

La differenza tra i meridionali e gli ebrei della prima età moderna è quindi la possibilità di trovare comunque un’occupazione. La produzione monetaria oggi è propria delle banche private e non dello Stato. L’unica possibilità di arricchimento è il lavoro. Esattamente quello che manca. Ma entrambi sono accomunati dal fatto di essere costretti, gli uni dalla legge, gli altri dalla politica economica, a non “possedere nulla”. Uno scenario catastrofico? Forse, ma nelle colonie queste cose accadono anzi, sono quasi all’ordine del giorno.

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