Così si uccide l’agroalimentare siciliano

Uno degli asset stretegici per il Mezzogiorno e la Sicilia, oltre al turismo, è costituito dall’agroalimentare.

Ma la politica miope e sciatta, chissà se pure in malafede, persegue nel tentativo di condurre in ginocchio l’economia meridionale, minando proprio gli asset di cui sopra.

L’accordo è raggiunto. Votato a Strasburgo il patto tra Ue e Regno del Marocco sulla liberalizzazione di alcuni prodotti ittici e agricoli, fra questi le arance. L’europarlamento ha dato il via libera all’intesa il 17 febbraio, ma la stampa italiana ha dato scarsa eco ad un protocollo che potrebbe sortire effetti non positivi su tutto il comparto agricolo siciliano.

In cifre, l’accordo che dovrebbe entrare in vigore a maggio, prevede l’eliminazione immediata del 55 per cento (dal 33 per cento attuale) dei dazi doganali sui prodotti provenienti dal Marocco. Mentre i dazi in uscita su frutta, verdura e pesce prodotti nei paesi dell’Unione Europea verranno ridotti del 70 per cento solo nei prossimi dieci anni. Sul piede di guerra la Coldiretti. «È la fine dell’agricoltura siciliana. Oggi – spiega Chiarelli, presidente della sezione isolana dell’associazione di categoria – le arance dal Marocco sbarcano a Palermo a 30, 35 centesimi al chilo. Un prezzo che, grazie agli attuali dazi doganali, equivale più o meno a quelli applicati sulle arance siciliane. In futuro potrebbero arrivare a 17, 18 centesimi al chilo».(fonte: barbadillo.it)

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