Dal Texas alla Calabria per la ricerca

ricercatrice622In Texas, Ines c’è rimasta per tre anni. «Avrei potuto scegliere di restare ancora Oltreoceano, ma nonostante le opportunità e le strade offerte che sono innumerevoli, competitive e stimolanti, avevo voglia di ritornare e di investire le mie energie in questa terra. Grazie ad una borsa di studio congiunta Airc-Marie Curie, un programma speciale che la Comunità europea sostiene in collaborazione con l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro per favorire il ritorno in patria dei ricercatori che sono fuori, ho avuto la possibilità di ritornare. Attualmente svolgo la mia attività di ricerca nei laboratori di Patologia generale dell’Unical».
E alla domanda se sia possibile fare ricerca in una terra come la Calabria dove gli investimenti della classe politica sono pressoché nulli, lei non ha dubbi: «Assolutamente sì e i risultati raggiunti dal gruppo di Oncologia endocrina coordinato dal professore Sebastiano Andò, del quale faccio parte, ne sono la dimostrazione. Sono numerosi i lavori pubblicati su riviste di prestigio internazionale e molti i progetti di ricerca sostenuti per la loro rilevanza scientifica da fondi pubblici e privati. Certo, rispetto ad altri atenei italiani più grandi e a strutture estere, le difficoltà sono notevolmente maggiori e i fondi minori… ma le menti non mancano, così come la volontà di contribuire al progresso scientifico».
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