E adesso corri Ibraim, riprenditi la tua vita

Tutta questa difesa dell’italianità onestamente mi lascia divertito e indifferente. Non capisco cosa ci sia da difendere. Mi sono sempre sentito napoletano ed europeo, come il mio bisnonno prima di me, nonostante lo abbiano mandato a combattere sul #Carso per difendere e conquistare confini che, per lui che lavorava la terra, erano “immaginari” visto che l’unico confine reale era quello posto a nord di Gaeta.
In quanto napoletano, sono stato sempre incluso (dagli altri) in quella nazione compresa tra i confini non politici, dei Sud del mondo. Lo ius soli del terrone, dell’ africano, dell’ albanese, del romeno, dell’ebreo.

Allora, per cosa, tutto questo casino? Per difendere una scelta etnica? L’italiano non esiste, uno studio de La Sapienza ha dimostrato che ci sono più differenze genetiche tra un valdostano e un siciliano che tra uno spagnolo ed un ungherese.

Dunque in questi giorni penso ad Ibraim, rom, nato chissà dove oltre i confini di questa nazione “arrangiata”, che sta facendo di tutto, lui, per potersi sentire “italiano”.

 

Ibraim ha quasi otto anni e fino allo scorso anno era uno dei tanti bambini di un campo #rom, alla periferia di #Roma, che viveva di espedienti.
Una delle tante piccole eroine del quotidiano, lo scorso settembre, lo ha tolto dalla strada, insieme al fratello, lo ha portato in una casa famiglia e soprattutto a scuola.
E’ diventato uno dei migliori compagni di classe di mio figlio e, per qualche mese, il suo compagno di banco, tanto che, spesso, ci regalava dei disegni della “nostra” famiglia, quasi fosse per lui uno specchio di quanto non ha mai potuto avere.
Oggi Ibraim, alla recita di fine anno, è stato uno dei migliori.
In un Pinocchio, riadattato ad uso e consumo dei più piccoli, era il grillo parlante o, meglio, la coscienza.
In nove mesi è diventato la copia lontana di quel bambino che, ad inizio anno, faceva dispetti e si rifugiava sotto ai banchi. O che, prima ancora, si “arrangiava” per sopravvivere tra copertoni e lamiere.
Il peccato originale con cui tutti nasciamo è il pregiudizio e, nessuno di noi, ha una sentenza già scritta che pende sulla testa.
Le opportunità ci trasformano in uomini e donne migliori. Siamo figli dell’ambiente con cui interagiamo, che ci plasma e ci forma. Vivere o lasciar vivere nel degrado e nella bruttezza, crea esso stesso degrado e bruttezze. E la scuola, al di là di ogni esercizio retorico, rende uomini liberi, perché insegna la bellezza.
Perciò, diffidate sempre di chi individua in elementi lombrosiani, razziali, genetici o geografici le ragioni di ogni male. E, soprattutto, non disertate le recite dei vostri figli, o rischiate di perdervi una parte di mondo bellissimo, sicuramente migliore di quello che vi raccontano.