Ecco un esempio di stampa ultras che chiama in causa Lombroso

Ieri scrivevo a proposito della stampa ultras che soffia sul fuoco ed ha responsabilità. Quella che, ad esempio, non si indigna per i cori di discriminazione territoriale. La stampa ultrà.

Leggete questo estratto di un pezzo di Mario Tenerani su Il Giornale, dove si chiamano in causa pure le bontà delle teorie lombrosiane, e poi ditemi se pure la stampa nazionale non ha la sua quota di responsabilità, dipingendo, subdolamente un paese a due morali e gradi di civiltà.

Uno civile a certe latitudini, l’altro incivile ad altre. Ma sabato sera chi è stato la vittima? Ma sabato sera chi ha cantato l’ennesimo coro che invocava il Vesuvio?

“Non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono…”. Giorgio Gaber è immortale perché i suoi versi erano attuali ieri, lo sono oggi e domani lo saranno ancora, scommettete pure. Chiunque sia dotato di buon senso e abbia a cuore la civicità, non può essersi sentito italiano sabato sera all’Olimpico. Con il calcio, uno spaccato della nostra Italia – sia chiaro a tutti -, sotto schiaffo di nuovo. Perché è l’Italia ad essere sotto schiaffo.
Non interessa se ci sia stata trattativa o meno con il figlio di un camorrista, vestito con una maglietta intrisa di vergogna. Conta solo che istituzioni e un giocatore, inviato dalla sua società – nonostante i dettami della Lega vietino assolutamente relazioni tra club ed estreme del tifo-, siano andati a parlare con un pregiudicato, detto “Genny la Carogna”, condannato in passato per reati legati al traffico di sostanze stupefacenti. Oltre da un provvedimento di Daspo, ma quest’ultimo è una camomilla in confronto al resto…
E’ stato Genny a dettare le condizioni, mentre le sue milizie scatenavano una pioggia di bombe-carta sui malcapitati in quella zona, compresi i vigili del fuoco. Tanto che uno è rimasto ferito. Ma questi petardoni come hanno fatto ad entrare in curva…?
La faccia di Genny – e poi diteci come si fa a non rivalutare le fatiche di Cesare Lombroso – è il volto malato di un Paese che è uguale in ogni settore: la perdita di valori, la mancanza di educazione, il concetto di impunità, sono diventati stelle polari di una sconfitta (che tristezza le parole del presidente De Laurentiis in sala stampa: una difesa a spada tratta, la sua, del comportamento di certi ultrà e del dialogo con questi).
Possiamo processare il calcio quanto vogliamo, ma se non abbiamo forza o voglia (forse entrambe le cose) di difenderlo, e questo può farlo solo lo Stato, non risolveremo mai il problema. Eppure gli inglesi e la Tatcher dovrebbero aver insegnato tutto… Noi no, per carità, ci mancherebbe altro: qualcuno potrebbe sentenziare che i provvedimenti sono troppo duri… E allora tenetevi Genny, lui sì che sa come applicare la legge, la sua, però…
L’altra faccia dell’Italia è Firenze e anche stavolta non c’è niente di casuale: se il Rinascimento ha prosperato per secoli a questa latitudine, qualcosa vorrà dire. Trentamila anime viola che non hanno sgarrato, ma tifato come si deve. Chi era all’Olimpico aveva una responsabilità, rappresentare una città in trasferta; l’esame è stato superato a pieni voti. La sconfitta, di fronte ad una serata di tregenda, diventa un dato secondario. Amore e senso civico.(qui l’articolo completo)

Neppure una parola su un signore (candidato pure alle scorse elezioni amministrative ) che girava indisturbato con una pistola in tasca, e che s’era salvato con l’indulto qualche anno fa, grazie alle maglie larghe di una giustizia di certo non fatta da prototipi lombrosiani.

Neppure una parola per chi avrebbe dovuto assicurare la sicurezza dei cittadini. Una falla gigantesca nella gestione dell’ordine pubblico. Chiamiamo in causa Lombroso e il Rinascimento anche in questo caso?

 Caro Tenerani, queste tecniche di comunicazione manichee le conosciamo ormai. Forse nessuno le ha detto che oltre al carogna, sono stati consultati anche i capi della curva fiorentina.

Per quello che è successo sabato sera, non si salva proprio nessuno, senza addurre necessariamente esempi di civiltà di stampo geografico. Il presidente del consiglio che ha assistito alla ridicola pantomima di dove era? E gli altri presenti in tribuna? O forse quelli in giacca e cravatta e con accento non campano hanno meno responsabilità? Continuare a separare i civili da una parte e gli incivili dall’altra solo in virtù della regione di origine contribuirà a seminare odio e discriminazione (nella culla del Rinascimento due settimane fa un locale al centro cercava collaboratori preferibilmente non meridionali) ed a giustificare la violenza verso coloro che hanno l’accento della star del momento, Genny. Sabato sera, lei non era per strada. E non sa quante manifestazioni di civiltà siano state rivolte ai tifosi che andavano allo stadio (a proposito siamo certi che agli scontri abbiano partecipato solo i “romanisti” e mi perdonino i tifosi romanisti veri dell’uso improprio del termine ma giusto per identificare la possibile presenza anche di altre frange almeno come suggerivano le voci della strada?). Comprese bombe carta lanciate contro gli autobus dei tifosi. Questo il racconto di un tifoso del Napoli, proveniente da Milano (magari per lei avrà maggiore credibilità):

Hanno lanciato due bombe carta contro il bus, noi impauriti abbiamo chiesto aiuto e loro ci hanno soccorso, così sono iniziati gli scontri”. Camillo Cimmino, milanese originario di Terzigno era a Roma con il club “Milano partenopea” ed ha vissuto in prima persona l’episodio nel corso del quale è stato ferito Ciro Esposito.

“Ciro e altri tifosi del Napoli sono intervenuti per difendere il nostro pullman, aggredito da sconosciuti usciti da un cancello.
Hanno lanciato due bombe carta contro il bus, noi impauriti abbiamo chiesto aiuto e loro ci hanno soccorso, così sono iniziati gli scontri”. Camillo Cimmino, milanese originario di Terzigno era a Roma con il club “Milano partenopea” ed ha vissuto in prima persona l’episodio nel corso del quale è stato ferito Ciro Esposito.
“Lui e gli altri hanno risposto alla nostra richiesta d’aiuto. Eravamo in fila lungo la strada che portava allo stadio quando ci hanno lanciato le bombe. Dal cancello è uscito un uomo solo, ma dentro ce n’erano molti altri: è stato un agguato, l’ho raccontato anche alla polizia”

Chissà cosa ne pensa Tenerani dei cori di discriminazione territoriale.

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