Edgar Colonnese voleva solo fare il suo lavoro: vendere libri

Edgar Colonnese vende libri. Non in un luogo qualunque, ma all’interno della Reggia di Caserta. Avete presente un “bookshop” da museo? Ecco quello lì. Ma non può fare il suo lavoro perchè, nonostante le denunce, nessuna istituzione lo protegge (anche fisicamente) dagli abusivi.

Ecco l’appello che ha lanciato dal proprio profilo Facebook:

Gestire il bookshop della Reggia di Caserta potrebbe sembrare il mestiere più facile del mondo.
Per contratto, sei l’unico, in tutto quel sito, che possa vendere libri e gadget.
Potrebbe sembrare una cuccagna, ma non in Campania.
In Campania, intorno ai beni culturali, c’è un “sistema” parassitario e illegale.
Ne fanno parte tipografie abusive, venditori abusivi di libri, addetti alla vigilanza che non vigilano o sono “amici” dei primi, superiori gerarchici che non sorvegliano il lavoro dei secondi e in questo modo lasciano indisturbati i primi, sindacati che giustificano l’inazione dei secondi e dei primi, vigili urbani che avrebbero il compito di reprimere il commercio abusivo ma non lo reprimono.
Nella Reggia di Caserta, c’è ancora di più: caso raro perfino in Campania, questo sistema parassitario e illegale non lo trovi appena fuori il sito, lo trovi dentro.
Il venditore abusivo, la cartomante con l’uccellino, ed altre figure da oleografia (altre figure che ricoprono di merda la Campania, in realtà) stanno dentro la Reggia di Caserta.
Il venditore abusivo di libri, parte di un sistema illegale che inizia nella tipografia abusiva, io ce l’ho fuori al bookshop.
Lo sento urlare ai turisti: <<nun iate a ddu chill’, e’ prezz’ mii song’ a mità>>.
E tu, che paghi le tasse, che paghi le utenze, che hai personale e costi, chiami l’addetto alla sorveglianza.
Ma l’addetto alla sorveglianza non ritiene essere suo compito cacciare l’abusivo.
Quando sta di genio, riferisce al superiore.
Ma il superiore non ritiene suo compito cacciare l’abusivo.
E in genere, non fa nulla.
Non chiama i vigili urbani, non chiama la Polizia.
Se ti rivolgi al sindacato, il sindacato dice che i dipendenti pubblici pagati da noi hanno ragione a dire che non è compito loro.
Ma qual è, allora, il compito loro?
Lo ha detto benissimo Philippe Daverio ” ora voglio vedere un direttore da Bologna alle prese con i sindacati dei custodi alla Reggia, non sarà certo una passeggiata”.
Poi ci sono i Vigili Urbani, che hanno competenza in materia di commercio abusivo, ma a Caserta che fanno?
Boh.
Dunque, devi chiamare tu la Polizia o i Carabinieri, dai quali ti senti dire : <<ma ci sono i sorveglianti, perché non li cacciano loro?>>.
Già, e che ne so?
E allora ogni giorno, per cacciare gli abusivi dalla Reggia di Caserta, deve venire una Volante chiamata da me, se può venire, perché la Volante non dovrebbe servire a reprimere il commercio abusivo.
Ma in Campania ci sono addetti alla sorveglianza che dicono che non è compito loro, superiori gerarchici che li appoggiano, sindacati che dicono che è giusto così, vigili urbani che non si sa che cazzo facciano: tutta gente che prende uno stipendio pubblico, cioè vive con i nostri soldi.
Ho denunziato la cosa al Soprintendente, decine di volte.
Ho denunziato la cosa al Ministro, decine di volte.
Ho cominciato a chiamare io i Carabinieri, che qualche volta sono venuti, e li hanno cacciati.
Una di queste volte, l’altro ieri, gli abusivi sono stati cacciati perché io li ho fatti cacciare.
Dopo tre ore, io sono uscito per tornare a casa, e un abusivo, spalleggiato da altri tre, mi ha detto che IO me ne devo andare, che IO devo morire, e che loro si devono mettere coi chioschetti al posto mio.
Mi sono fermato e gli ho chiesto se ce l’avesse con me.
Mi ha risposto di si, e che mi deve uccidere.
Lui è nel giusto.
Perché qualche accattone di politico, qualche accattone di dipendente pubblico, qualche accattone di funzionario, lo avrà blandito, avrà trattato con lui.
Perché nel “sistema” di cui sopra dobbiamo introdurre altri attori: i politici, i funzionari, e i vertici istituzionali, che in Campania interpretano creativamente, diciamo, la distinzione tra legale e illegale, e trattano con gli abusivi, gli fanno promesse, prefigurano scenari futuri.
Ci lamentiamo della trattativa Stato-mafia?
La trattativa Stato-illegalità, da noi, avviene ogni giorno.
Sotto casa vostra, con lo spacciatore di zona.
Nella piazza davanti casa, con il parcheggiatore abusivo.
Sotto il mio negozio, con il venditore abusivo.
Questa trattativa Stato/illegalità serve a prevenire i reati di sangue?
Questa trattativa Stato/illegalità fa risparmiare lavoro alle forze dell’ordine?
Signori cari, la trattativa Stato-illegalità, se serve forse a mantenere l’ordine pubblico, ha delle vittime: l’imprenditore onesto che vuole investire, che vuole creare posti di lavoro, e viene umiliato, calpestato, “ridotto alla sussistenza, per un “accordo” illegale preso altrove da chi la legge dovrebbe farla rispettare e basta.
Ieri, ho messo penna su carta, e ho denunziato tutto questo.
Mi minacceranno ancora?
Mi aggrediranno?
Mi colpiranno nell’incolumità fisica?
Non mi fermerò.
Non posso fermarmi, e lo devo fare per il Sud.
Per tutti quegli imprenditori che vogliono aprire un cantiere e costruire, e va il parassita a chiedere la tangente, e la polizia non fa nulla, magari perché anche lì c’è stata una trattativa Stato/illegalità, sulla pelle di quell’imprenditore, sul suo sangue, sulla sua vita, sulla pelle sangue e vita dei suoi dipendenti.
Il sud deve essere percepito come un territorio dove si può investire senza dover fare i conti con le intimidazioni.
Dove la smettiamo di proteggere l’illegalità.
Dove individuiamo e puniamo tutti i dipendenti pubblici, dovunque essi si trovino, se essi non fanno il loro dovere ma “trattano”.
Io non tratto.

Noi con lui, non trattiamo perchè ci siamo rotti le scatole di questi parassiti non perseguiti da uno Stato che non ascolta le denunce dei cittadini meridionali, semplicemente perchè ha delegato alle mafie un welfare state parallelo ed il controllo stesso del territorio.