Finalmente: la Reggia di Carditello ha un nuovo proprietario

Della notizia sarà finalmente felice l’angelo di Carditello, Tommaso, che troverà pace ovunque ora si trovi.

La Reggia di Carditello dopo innumerevoli aste andate deserte, è stata acquistata dallo stato. Alla faccia degli speculatori e di chi aveva interessa al suo degrado. Certo il nuovo acquirente non lascia proprio ben sperare, se osserviamo l’immenso patrimonio culturale ed artistico meridionale, lasciato al più completo abbandono.

Le vicende di Carditello sono emblematiche della storia del Sud.

Finita dopo l’Unità d’Italia nel bottino del re Vittorio Emanuele II, che già aveva le sue tenute dove sfogare la passione venatoria a Venaria e a San Rossore, la reggia agreste fu affidata perché se ne occupasse all’allora capo della camorra locale. Il primo di tanti errori e tante scelleratezze. Che importava, ai Savoia, di quella meravigliosa proprietà terriera.
Oltre mezzo secolo di disinteresse dopo, come ha scritto Gerardo Mazziotti sul Corriere del Mezzogiorno , «gli immobili e l’arredamento passarono dal demanio all’Opera Nazionale Combattenti e i 2.070 ettari della tenuta furono lottizzati e venduti. Rimasero esclusi il fabbricato centrale e i 15 ettari circostanti». Era il 1920. Quasi un secolo fa.
Passata la II Guerra mondiale, durante la quale era stata occupata dai nazisti che andandosene si erano portati via quanto potevano, compresi un po’ di camini, la Reggia di Carditello finì per entrare nel patrimonio immobiliare del Consorzio generale di bonifica del bacino inferiore del Volturno. Un carrozzone destinato a esser assorbito dalla Regione e via via a sprofondare sotto una montagna di debiti mai pagati. Debiti in gran parte nei confronti del Banco di Napoli. Col risultato che, quando questo naufragò, tutto finì ipotecato dalla Sga, la «bad bank» che ammucchiò, dopo il crac, i crediti in sofferenza dell’Istituto fallito.
Certo, se la Regione Campania avesse restituito il dovuto, la faccenda sarebbe stata chiusa prima. (Gian Antonio Stella)

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Così ha commentato la notizia Gigi di Fiore, giornalista del Mattino, dal proprio blog:

La reggia-casino di caccia va recuperata. Va rimesso in sesto il parco, sorvegliata per bene tutta l’area. Carditello potrebbe essere inserito in un progetto di itinerari borbonici delle province di Napoli e Caserta. Potrebbe diventare sito di un museo multimediale sul regno delle Due Sicilie, potrebbe fare da sede di convegni e iniziative di divulgazioni storiche.

Carditello, insomma, potrebbe diventare tante cose. Per ora è un segnale: giù le mani dalla storia del Sud e dai suoi simboli. Via gli avvoltoi, gli speculatori, i senza memoria. La palla passa al ministero. Sarebbe bello che bandisse un concorso per l’utilizzo finalizzato di Carditello.

Sarebbe bello, in fondo Bray ha dimostrato di essere uomo di parola. E Tommaso sarà soddisfatto di non aver sbagliato il suo giudizio quando a ottobre conobbe il ministro. Speriamo che la favola, già intristita dalla morte prematura dell’angelo di Carditello, abbia un lieto fine. E la reggia diventi emblema di rinascita. Grazie ministro Bray e grazie, lassù, a te,Tommaso. Angelo di Carditello.

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