Gigi di Fiore: quelle parole ignorate del magistrato antimafia sull’Unità

Gira da qualche anno ormai, su youtube (e pubblicato anche su questo blog) un video del magistrato antimafia Nicola Gratteri sul Risorgimento. Parole pesanti, pesantissime. In pochi le riportano e le ricordano. Per fortuna ci pensa la memoria della rete a conservarle e e reiterarle nonostante i pareri dei professori con la patente. Gratteri ne ebbe anche per loro (“Dei caproni ignoranti, che non leggono e non hanno studiato, ma insegnano all’università e vanno ai convegni antimafia, non sono in grado di distinguere le origini della picciotteria dal brigantaggio”)

Oggi Gigi di Fiore,nel proprio blog sul Mattino, riprende proprio quelle parole.

Eppure, il 2011 era anche l’anno del 150esimo anniversario dell’unità d’Italia. E Gratteri, per fortuna in un passaggio documentato in video dal solito telefonino e poi scaricato su youtube, ebbe da dire anche su questo. Fuori dai denti e contro ogni conformismo politicamente corretto.

“Sono per l’unità d’Italia, ci mancherebbe altro”, la premessa. Con una serie di “ma” successivi. Come questo: “I piemontesi hanno imposto la chiusura delle acciaierie di Mongiana, in provincia di Reggio Calabria, a favore di quelle di Brescia, in cambio della promessa della riforma agraria”.

E come inizio non c’è male. Il seguito è ancora più duro: “Chi ha imposto l’unità d’Italia, che non fu discussa ma imposta, ha tradito quelle popolazioni che sono diventate sempre più povere ed emarginate”. Aggiungendo: “Non sono qui a fare del vittimismo, ho letto documenti. L’unità d’Italia è stata imposta in cambio della modifica dei patti agrari. E’ proliferato il brigantaggio, che è cosa diversa dalla picciotteria”.

 

Gratteri sa come combattere le mafie, senza invocare indulti o fare business. Per fortuna nessuno lo ha ancora tacciato di essere un “meridionalista suddista bobbonico”.

L’articolo completo di Gigi di Fiore

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