“Giovanotto la bandiera!” “No, a bandiera nun t’a voglio dà”!

   Non sono neoborbonico, al massimo neo magno greco, ma quello che sta succedendo da un po’ di tempo a questa parte allo Stadio San Paolo ha davvero dell’incredibile.
Se ci si indigna per la querela a Giletti o per il rinvio a giudizio a Erri de Luca, non si può che stare dalla parte di chi ieri sera, all’impianto di Fuorigrotta, nel corso della partita di Europa League del Napoli, si è visto sequestrare la bandiera sfondo bianco con l’emblema che identifica il Regno delle Due Sicilie nel centro (che a sua volta è un mosaico di tutte le casate regnanti su Napoli e Sicilia nel corso dei secoli).

Avendo ascoltato e letto le testimonianze di chi c’era, non si trattava neanche di nostalgici monarchici (che pure c’erano) ma di persone che identificano in un vessillo l’identità culturale e geografica più che politica tout court. Ignoranti e sempliciotti, li chiameranno gli storici con la patente ( gli stessi che si turano il naso quando “il popolo” “i plebei” gli si avvicinano) ma se da costoro non si è alzato alcun coro razzista o incitante alla violenza, che male avrebbero potuto fare, se non manifestare liberamente la propria contestazione in forma assolutamente pacifica?

Pur preferendo altre bandiere , mi chiedo per quale motivo da anni venga consentita l’esposizione (ad altre latitudini) anche in sedi istituzionali, della bandiera di uno stato che non esiste e non è mai esistito e che pure ispira e muove politiche e dichiarazioni sovente razziste e discriminatorie (la Patania).

Pare che le norme UEFA vietino l’esposizione di bandiere di uno stato che non esista o non sia riconosciuto, ignorando, di fatto, che trattasi, nella fattispecie, di un vessillo storico e che, per analogia , a questo punto, dovrebbe essere vietato pure l’emblema di Roma Capitale, dato che mutua la denominazione della Roma Repubblicana (S.P.Q.R.). Ridicolo.

Così come sono sono contrario alle querele come strumento di minaccia alla libertà di espressione, oggi sono dalla parte di chi si è visto sequestrare un simbolo usato anche dallo sponsor tecnico del Napoli, la piemontese Kappa, per essere apposto su alcuni prodotti ufficiali.

“No, ‘ a bandiera nun t’a voglio rà”.