I bronzi salvati dal disastro Expo

Interessanti “spigolature” dalla pagina Facebook di Pino Aprile:

I Bronzi di Riace l’hanno scampata bella! L’Expo sarà inaugurata nella monnezza, nel senso che i rifiuti anche tossici (amianto e residui di idrocarburi), materiali edili di risulta vecchi e nuovi, non saranno rimossi prima di un paio di mesi e più (se va bene; finora è andata male). I visitatori attraverseranno un panorama da discarica, nascosto da pannelli chiamati “camuffatori” (mais en français, c’est plus jolie); e andranno per capannoni, passerelle, edifici non collaudati, per scoprire, da soli e a proprio rischio, se reggono o no. Naturalmente, si parla solo di quelli che, il giorno dell’inaugurazione, saranno completati; se no i visitatori avranno l’ebrezza di poter collaudare strutture ancora incompiute.

Speriamo che rimuovano almeno i tabelloni in cui Milano e l’Expo compaiono già arricchite delle ciclopiche opere che non saranno mai realizzate e di cui non è stato posato un mattone.

E in questo disastro (che, secondo uno che ci lavora, ci farà fare, nel mondo una colossale «figura di merda») volevano portare le due statue in bronzo più preziose e famose del pianeta? Opere fragilissime che hanno bisogno di ambienti iper-tecnologici, con umidità e temperature calibrate, nettatori di aria e cariche antibatteriche, basamenti antisismici appositamente studiati, per permettere a non più di 20-25 visitatori alla volta, preventivamente decontaminati, di ammirare, per non più di 20 minuti, di cosa è capace il genio umano?

Avrebbero dovuto i Bronzi e i loro visitatori collaudare, a proprio rischio, ambienti così sofisticati, posto che i pataccari dell’Expo fossero riusciti a costruirli in tempo? Ci si rende conto, ora, di quale pericolo hanno corso le statue, se non fossero state difese da una civile ma durissima sollevazione popolare? E se la commissione nominata dal ministro Franceschini, presieduta dal professor Giuliano Volpe, non avesse certificato l’intrasportabilità delle opere?

Vorrei stringere la mano a tutti quelli che hanno impedito, ognuno secondo le proprie capacità, un danno irrimediabile ormai certo, si scopre, a due capolavori che pure sono sopravvissuti a un naufragio e a 2.500 anni in fondo al mare. Due parole di onestà ora sarebbero il minimo, da parte di chi pretendeva (secondo l’uso leghista del presidente lombardo Maroni e soci) di portarli a Milano. Ma quelle parole non arriveranno; ed è l’unica certezza.
Forse, il ministro Franceschini e la sovrintendente di Salerno che rendono possibile il trasferimento a Milano, per l’Expo, della lastra della Tomba del Tuffatore di Paestum, dovrebbero chiedersi se non sia il caso di rivedere la decisione. E altrettanto dovrebbe fare chi ha dato l’ok alla trasferta lumbard delle fragili e faticosamente recuperate Dee di Morgantina.

Forse, quello che non fanno le istituzioni per impedire queste scellerate avventure a opere uniche al mondo, dovrebbero farlo i cittadini, replicando la mobilitazione che ha salvato i Bronzi. Certo, ci diranno che “da Milano” hanno fornito tutte le rassicurazioni, le garanzie…, insomma le chiacchiere di cui ci hanno riempito le orecchie presuntuosi mega-manager e politici del “ghe pensi mi”. Gli stessi che si erano impegnati a fare della “loro” Expo, l’ottava meraviglia del mondo, anche se al modico prezzo di più di 15 miliardi di euro. E che in nove anni, e con quella cifra, non sono riusciti manco a pulire lo spiazzo dell’Expo e a costruire dei capannoni.

Forse, perché molti di loro, nel frattempo, sono finiti in galera.