Il nepotismo secondo #MafiaCapitale

foto “Il Fatto Quotidiano”

Dice, non era un “sistema”, nonostante tutte le infiltrazioni, le ramificazioni e le minacce che poneva in essere. Dice no, le amministrazioni erano sane e non infiltrate. Come se un sistema del genere, quello messo su da Mafia Capitale fosse esente dal nepotismo tanto caro alla burocrazia italiana.

Insomma anche i mafiosi capitolini “tengono famiglia”. Così si scopre, ad esempio, che la sorella di Carminati lavorava in una fondazione del senatore Quagliariello :

Il 18 maggio scorso Massimo Carminati, il Nero di Mafia Capitale, telefona al titolare di Unibar, Giuseppe Ietto. E – intercettato come sempre- gli passa la sorella Micaela, che sta cercando lavoro. Lei spiega: “Mah… Io adesso sto lavorando, ma credo che a fine maggio finisco. Finisco, ma sono tanti anni che sto lì, a una fondazione- Magna Carta, quella di Quagliariello. Capito? E solo che ormai il lavoro c’è poco e che di conseguenza, insomma…”E in effetti il segretario Ncd Gaetano Quagliariello pochi giorni dopo chiude il rapporto con Micaela Carminati, che per anni aveva lavorato in segreteria alla sua fondazione con uno stipendio di circa 950 euro al mese. Lei trova subito lavoro all’Unibar di Ietto, dove si occupa di relazioni esterne.(Franco Bechis)

 

E la sorella di un altro protagonista della vicenda? Anch’ella impiegata, al Ministero dei Beni Culturali (s

La signora Buzzi, a via del Collegio romano, ci sta da un’eternità: iniziata la carriera nel 1977, dal 2012 è direttore generale per la valorizzazione del patrimonio culturale. Sebbene non risulti indagata, la donna si ritrova menzionata nelle carte dell’indagine. Il suo nome, infatti, appare nell’informativa dei Ros, dove si dà conto di un’intercettazione dalla quale emergerebbe un’episodio di raccomandazione: per favorire la figlia Irene Turchetti in un maxi-concorso bandito dal Comune di Roma per trecento posti di ispettore amministrativo, la Buzzi avrebbe – per tramite del fratello – fatto arrivare un orologio di gran lusso (cinquemila euro di valore) in regalo ad Angelo Scozzafava, all’epoca dirigente dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma e componente della commissione esaminatrice.

Ma è nel periodo tra il 1996 e il 2001 che la carriera della Buzzi fa un salto di qualità, prima come reggente della formazione alla direzione del personale e poi con la nomina al coordinamento di tutti gli uffici con compiti gestionali del ministero inclusa la rappresentanza presso la commissione Ue.

 

La sorella di Buzzi però precisa e smentisce:

vorrei ricordare, come si evince dal mio curriculum, che la mia carriera nel Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo non subisce «un salto di qualità» nel periodo Veltroni-Melandri, ma attraverso un percorso costante e continuativo che inizia nel 1977 e attraverso il superamento di vari concorsi interni ed esterni nella carriera di concetto prima, direttiva poi e infine dirigenziale, raggiunge i gradini più alti dell’amministrazione dei beni culturali.

Il gradino più alto di direttore generale lo raggiungo però soltanto nel 2004, quando il ministro Giuliano Urbani, in base all’attività lavorativa da me svolta, mi nomina direttore generale.

Smentisco inoltre ancora una volta e categoricamente sia a livello personale che nella qualità di direttore generale del MiBACT di aver avuto contatti o rapporti con le attività svolte direttamente o indirettamente dalle cooperative di Salvatore Buzzi o altri soggetti coinvolti a qualsiasi titolo nella vicenda giudiziaria.

*Direttore generale MiBACT

 

Nel dubbio, io Ministro Franceschini l’ha rimossa dall’incarico.

A margine di tutta questa vicenda un classico episodio di cronaca e nepotismo all’italiana, con un dirigente del Ministero che telefona al fratello (amico e secondo l’accusa sòdale di Carminati) per raccomandare la figlia. Mentre ai “giovani” e non più giovani si continua a raccontare la favola del “cambio verso”, della meritocrazia, tricche tracche e bottammuro…l’Italia resta la stessa, in default morale dalla sua fondazione.

L’emigrazione è anche figlia di casi come questo che riguardano assunzioni e incardinamento nella pubblica amministrazione, non solo gare ed appalti pubblici.