“Il terremoto infinito: vacanze di paura al Sud”: i titoli al cardiopalma del gruppo editoriale L’Espresso

Continuano i titoli al cardiopalma del gruppo editoriale L’Espresso. Dopo “bevi Napoli e poi muori” del settimanale, oggi è il turno de La Repubblica, il quotidiano della casa: “Il terremoto infinito: vacanze di paura al Sud”.

Che poi secondo me è stato fatto giusto per solidarietà ai ricchi vips bloccati dal blackout a Cortina, come a dire “vi lamentate voi? Pensate ai poveri turisti al Sud e a Piedimonte Matese (che notoriamente è un pò la Cortina d’Ampezzo della Campania, no?).

Per fortuna il terremoto di ieri non ha fatto nè danni nè vittime e ciò ha evidentemente condotto a deficit di sensazionalismo e crisi d’astinenza da armageddon, molte redazioni (in particolare quelle delle all news che ieri sera dalle 18 erano in fibrillazione e cercavano assolutamente la notizia,con relativa immagine, almeno di qualche solaio caduto, salvo poi mandare a ciclo continuo il video amatoriale di QUATTRO (leggasi 4) persone in strada a Napoli che magari stavano lì per cavoli loro di rientro da una visita parenti di routine).

Insomma se è passata in cavalleria la storia dell’acqua e della monnezza, bisognava pur trovare qualcosa per allarmare e condurre in paranoia i turisti last minute del Capodanno. E si poteva ridurre tutto al solo Molise e Campania? No. The panic maker necessita di grandi palcoscenici e scenari globali. Ed il terremoto infinito (sic!!) assume una scala più imponente, nel tempo e nello spazio, ed “europea” se riguarda addirittura tutto il Sud.

Marco Esposito, giornalista del Mattino, dalle sue pagine Faceook immagina un simpatico dialogo redazionale a tal proposito:

Conosco bene, da giornalista, questo meccanismo. Quando accade qualcosa in un posto avvertito come lontano (tipo lo Tzunami in Thailandia) non bastano le centinaia e sovente neppure le migliaia di morti per spuntare qualche riga sul giornale. Ma se sono coinvolti dei turisti italiani il grado di attenzione cambia.

E’ un meccanismo cinico ma se si vuole naturale.

Però per un giornale come Repubblica, che si occupa quindi in primo luogo di cosa accade nella Repubblica italiana, un terremoto nel Matese dovrebbe valere quanto una scossa a Roma o a Rovigo. Invece per un meccanismo riflesso, quel che accade al Sud è comunque letto come un altrove.

E allora immagino il dialogo a Repubblica:

– Che facciamo con il terremoto? La mettiamo la notizia in prima pagina?
– Ci sono stati morti?
– No, ma molta paura: la botta è stata forte.
– Non si sono ancora abituati? Quella è terra ballerina…
– Sono scesi tutti in strada, anche i turisti.
– Ah, vero, i turisti. E allora facciamo così: fai scrivere a qualcuno dei nostri in vacanza da quelle parti un racconto e titoliamo “Vacanze di paura al Sud”.

Repù, sient a me, keep calm…

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