Italia antirazzista…con la banana altrui

Una banana viene lanciata in campo ad un giocatore del Barcellona. Costui con un gesto di intelligenza sopraffina, non fa un piega. Risponde all’insulto razzista raccogliendo il frutto e mangiandolo alla faccia deli trogloditi sugli spalti. Senza offesa per i trogloditi.

Ora senza voler entrare interamente nel merito della vicenda, chi mi legge conosce il mio antirazzismo parossistico e militante, e di una iniziativa lodevole (ce ne fossero sempre), ma giusto per rilevare delle incongurenze da paese bigotto. Cosa ti accade in Italia, dove ogni vicenda diviene fenomeno di costume da condividere su tuitter e fessbuc in una gara a chi è più figo dell’altro?

Ovunque impazzano foto di vips con la banana in bocca. In segno di solidarietà contro il razzismo.

Ma qualcosa mi sfugge. Questo paese strano, strano assai, è lo stesso dove un partito apertamente razzista in parlamento e pure al governo da 30 anni non suscita pari indignazione. Neppure quando sbraita contro la ” ****accia levantina e mediterranea” o contro gli “islamici di ****a” o pone, anche nelle sedi istituzionali, cesure culturali ed economiche tra il nord ed il sud del paese, sdoganando insulti contro chiunque provenga dal confine al di là del Rubicone, insulti che prima di allora era possibile trovare solo nei cessi degli autogrill. A tal proposito, fu lanciata una banana ad un ex ministro, che fu anche chiamato orango.. Non ricordo una mole così imponente di selfie d’autore col frutto in bocca. Ma si sa, voto non olet, mai indispettire potenziali elettori.

E’ lo stesso paese in cui ogni domenica vengono levati cori di discriminazione territoriale, tra una serie di compassionevoli giustificazioni ed analisi socio-antropologiche del tifo da stadio che suonano come apologia del rivoltante fenomeno. Con una liturgia di arrampicate sugli specchi, anche di autorevoli giornalisti malati di tifo, che giungono all’assoluzione definitiva, per dribblare le decisioni (deo gratias) del giudice sportivo: roba da stadio. Amen.  Roba da stadio, proprio come la banana di Dani Alves, il giocatore del Barcellona, che pure trova tanti illustri sostenitori vips, giornalisti e non, dalla doppia morale.

Un paese in cui l’indulgenza a matrice geografica si affanna nella esegesi positiva del termine terrone , perché non può essere assolutamente offensivo. A certe latitudini sì è civili a priori,geneticamente.

E se Cesare Prandelli, anche lui con una banana in bocca ieri, sollecitato da una giornalista in conferenza stampa, aveva auspicato la fine dei cori di dscriminazione territoriale contro i napoletani, dopo una amichevole della nazionale, altrettanto aveva fatto Gianni Morandi, beccandosi insulti via curva, per aver difeso l’identità napoletana durante un Bologna Napoli, in cui una cascata di fischi aveva sommerso, la canzone Caruso cantata da Lucio Dalla nel tentativo di unire i campanili delle due città.

Anche Renzi ieri si è fatto la foto con la banana in bocca.
Peccato non abbia speso una parola riguardo all’annuncio pubblicato su eBay , da un locale della città di cui era sindaco, in cui si cercava manodopera. Non meridionale. O come quando una azienda di call center cercava, a Pozzuoli, centralinisti cui non si sentisse in maniera troppo marcata l’accento del luogo (si badi che con internet,vicende che si presumevano scarsa visibilità diventano globali e con un pubblico enorme se è questo il discrimine tra i due eventi). Lo stesso paese in cui una inchiesta di Repubblica denunciava l’esistenza di black list per meridionali ed omosessuali presso le agenzie di lavoro interinale.

Cosi nessun selfie d’autore riguardo all’annuncio immobiliare pubblicato a Parma, denunciato da Parma Today, in cui si cercavano coinquilini per condividere una abitazione. Rigorosamente non meridionali.

Nessun selfie neppure quando i sindacati denunciavano difficoltà nelle assunzioni per chi si trasferiva al Nord e diceva di essere di Casal di Principe

E neppure quando i napoletani e calabresi, per l’informazione ed i titoli dei giornali diventano altro dagli italiani, acquisendo la civitas criminalis del l’infamia. Per converso riacquistando ipso iure, la cittadinanza italiana solo nel caso di successi sportivi, vittoria di premio Oscar o passeggiate nello spazio.

Ma i casi sono tanti, molti raccolti anche in questo blog.

Insomma, Italia paese di poeti, santi, navigatori e antirazzisti…con la banana degli altri.

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