La Basilicata? Senza petrolio è una terra di pecorai e morti di fame

Ipse dixit, Federico Pirro in questo articolo apparso su Il Foglio commentando la trasmissione di Presa Diretta andata in onda domenica, che trattava del provvedimento “Sblocca Italia” anche detto “sblocca trivelle” a proposito delle estrazioni petrolifere in Basilicata.

Scrive Pirro:

Un autorevole dirigente dell’Eni – dopo aver visto il programma – mi ha detto che se lo si vorrà, a causa dell’estremismo ecologista, l’Eni potrebbe anche andarsene dall’Italia e dalla Basilicata, cosìcché – là dove Rocco Scotellaro celebrava l’uva puttanella – tornerebbero finalmente i pecorai e i morti di fame.

 

Il quotidiano online Basilicata24 risponde a Pirro in maniera sdegnata e ponendo una serie di domande.

Scrive Eugenio Bonanata:

Se (Pirro,ndr) uscisse dal solipsismo del suo desk e si facesse un giro a Viggiano e Pisticci Scalo, anche la penna dell’illuminato giornalista si ribellerebbe al suo padrone. Nel frattempo, segnaliamo il passaggio di ieri del Procuratore nazionale Antimafia Roberti, il quale, nella relazione annuale presentata a Roma, ha dedicato grande attenzione “ai reati ambientali per sfruttare il ricco sottosuolo lucano”. Si riferiva all’inchiesta sul presunto “smaltimento illecito di reflui petroliferi” che vede indagati proprio i vertici di Eni. Ma i fatti non contano per il Foglio. La chiusura del pezzo dedicato alla Basilicata petrolizzata, infatti, è solo un esempio di razzismo antimerdionalista .(Fonte Basilicata24)

 

In un articolo a firma della redazione di Basilicata 24 si legge:

Federico Pirro è professore associato di Storia dell’Industria presso il Dipartimento di Filosofia, Letteratura, Storia e Scienze Sociali (FLESS) dell’Università di Bari. Dal suo curriculum si legge che dal 2007 è componente del Centro Studi di Confindustria Puglia; collabora inoltre alla rivista economica del Mezzogiorno della Svimez ed è autore, con Angelo Guarini direttore di Confindustria Brindisi, del volume Grande Industria e Mezzogiorno 1996-2007, con prefazione di Luca Cordero di Montezemolo cui nel 2009 sono stati conferiti il Premio Sele d’Oro Mezzogiorno e il Premio Basilicata. Perché un professore pugliese mostra il suo interessamento alla questione lucana al punto tale da riportare meschine e gratuite offese pur di sostenere l’importanza dell’operato delle compagnie petrolifere nella nostra Regione? Sarà forse perché le politiche industriali pugliesi, in materia di petrolio, sono legate alle estrazioni petrolifere lucane? Sarà forse perché il Distretto Meridionale dell’ENI, con un livello di produzione che si attesta sugli 82.000 barili di olio/giorno e 3,4 milioni Smc/giorno di gas, rappresenta la maggiore realtà italiana quanto a produzione di idrocarburi? Sarà forse  per la presenza dell’oleodotto di circa 137 km adibito al trasporto dell’olio grezzo prodotto dal Centro Olio Val d’Agri e diretto alla Raffineria di Taranto per le successive lavorazioni ed in funzione dal lontano 2001? Sarà forse perché il Centro Olio di Pisticci che, occupandosi della separazione del gas dalle acqua di strato, provvede a stoccarlo in appositi serbatoi e avviarlo tramite autobotti alla Raffineria di Taranto? Solo il 16 dicembre scorso, sul giornale on-line “formiche.net” la cui società editrice vede nel consiglio di amministrazione Chicco Testa, compare un articolo a firma di Federico Pirro in cui si legge: “il governo avrebbe intenzione, introducendo un emendamento alla legge di stabilità, di consentire l’effettiva attuazione del Progetto “Tempa Rossa” e soprattutto della sua sezione terminale riguardante l’area di Taranto, ove – all’interno della raffineria dell’Eni – si dovrebbero costruire due serbatoi di stoccaggio della capacità complessiva di 180mila metri cubi per conservare il greggio proveniente dall’area estrattiva di Corleto Perticara in Basilicata e destinato, dal raggruppamento Total, Shell e Mitsui che lo estrarrà all’esportazione e non alla lavorazione presso l’impianto di raffinazione tarantino” (**).(Fonte Basilicata24)

 

Nonostante il petrolio, la Basilicata è la regione più povera d’Italia, acquistata per qualche buono benzina elargito solo ai titolari di una regolare patente di guida: ah, andate a guardare a quanto ammontano le royalties pagate al territorio lucano e comparatele con quelle date, ad esempio, alla Nigeria…

Siamo sicuri che l’agroalimentare ed il turismo, su cui investire veramente rendano meno e creino meno occupazione?