“La secessione? Dovremmo farla noi meridionali” la provocazione di Valentini

Oggi sulla Gazzetta del Mezzogiorno c’è una analisi di Giovanni Valentini, che offre notevoli spunti di riflessione:

Il vento della secessione che spira dal Veneto non è solo il vento del separatismo e dell’egoismo sociale che anima il ricco Nord-Est contro il resto dell’Italia, e in particolare contro il nostro povero Sud. Fin qui, si potrebbe anche interpretare come una rivendicazione più o meno legittima di autonomia e indipendenza, in difesa degli interessi locali. E magari come una reazione ai tanti vizi, presunti o reali, attribuiti ai meridionali: l’assenteismo, l’assistenzialismo, il clientelismo, la corruzione, l’evasione fiscale, la criminalità organizzata e chi più ne ha più ne metta. Ma in realtà questa corrente secessionista rappresenta qualchecosa di più e di peggio.

È il risultato di una rozza predicazione leghista che ha già arrecato molti danni al Paese e soprattutto al Mezzogiorno. Un effetto e una conseguenza di quella propaganda politica che, nel segno di un malinteso federalismo, ha prodotto nel 2001 la modifica del Titolo V della Costituzione, di cui oggi s’invoca a gran voce la riforma: un federalismo malinteso perché, da Carlo Cattaneo in poi, il vero federalismo serve a unire e non a dividere. Quella, come si ricorderà, fu una precisa responsabilità del centrosinistra. Un misfatto compiuto nel tentativo maldestro e illusorio di inseguire la Lega sul piano elettorale.

 

Ed ancora:

Da qui, senza rinnegare il modello federalista, deriva la richiesta – da una parte – di garantire “livelli essenziali delle prestazioni” (Lep) uguali su tutto il territorio nazionale e – dall’altra – di riconoscere priorità al Mezzogiorno nell’utilizzo del Fondo per le politiche perequative: soprattutto in materia di istruzione, assistenza sociale, sanità, ma anche nella difesa dell’ambiente, come nella gestione dei rifiuti e delle acque. Se le Regioni più ricche possono permettersi tassazioni maggiori per assicurare un livello superiore di servizi, buon per loro.
Ma questo non deve andare a discapito dei cittadini meridionali, sottoposti tuttora a un regime fiscale più alto a fronte di un livello di servizi erogati nettamente inferiore. In forza dell’unità nazionale sancita dalla Costituzione, lo Stato non può accettare né referendum secessionisti né questo separatismo strisciante che di fatto continua ad allargare il “gap” fra il Sud e il Centro-Nord.

Valentini conclude ricordando l’oblio di Renzi sul Mezzogiorno e l’esortazione: o l’Italia riparte dal Sud o non riparte. State a vedere, qualcuno dirá che Valentini è “suddista bobbonico”

L’articolo completo

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3 Risposte a ““La secessione? Dovremmo farla noi meridionali” la provocazione di Valentini”

  1. Per uno stato, sedicente democratico, palesemente assassino, dai tempi di Portella delle Ginestre, ed ancor prima, sin dallo sbarco degli Americani, non sappiamo che farcene.
    Altrimenti spiegateci chi ha commesso tutte le stragi, figlie dell’eversione di stato, diteci chi ha ammazzato Chinnici, Pio La Torre, Dalla Chiesa e tanti altri ‘idealisti’ che credevano nello stato e nella giustizia! Spiegateci chi sono gli autori del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro, della strage di Bologna. Cosa è successo a Capaci e via D’Amelio con Falcone e Borsellino e gli uomini delle loro scorte. E le decine di uomini dello stato siciliani e non , uccisi dal loro stesso stato assassino che servivano!
    E’ questo lo Stato che dobbiamo continuare a servire?
    Fuori tutti gli stragisti di Stato che hanno ucciso la democrazia e la libertà, in nome della ragion di stato, utilizzando, come succede anche ai nostri giorni, i servizi segreti deviati.
    Chiedetelo a qualche ministro ancora in carica, la cui portavoce è la sorella del capo dei servizi segreti ed il cui padre, il cosiddetto punciutu (a detta di Paolo Borsellino) è alla sbarra per la trattativa Stato-Mafia in quel di Palermo!
    E’ questo lo stato italiano che dobbiamo servire?

  2. Interessante lo spunto di Valentini in tema di analisi del movimento veneto, un articolo che soffre pero’ della sindrome sinistrorsa di un peccato originale di cui oggi i cd progressisti si sono pentiti: aver inseguito la Lega , aver contribuito all’approvazione delle riforme costituzionali, in primis il titolo V.
    Valentini parla di meridione quando , da meridionale, elenca i mali atavici dell’asssistenzialismo,criminalità organizzata , evasione fiscale , clientelismo, voto di scambio diciamo noi aggravato e non diluito dal surrogato della derubricazione in reato elettorale. Volontariamente Valentini tralascia un particolare importante:la Sicilia e lo Statuto di Autonomia che sarebbe certamente servito ai siciliani se fosse stato applicato, ma soprattuttoavrebbe arginato le rivendicazioni farlocche di Bossi &co, ad evitare l’imbroglio del federalismo italico. E la Sicilia, ricordo all’ottimo Valentini, la possibilità di gestirisi in proprio materie come l’istruzione, la sanità, l’ambiente, i rifuti e le acque ma soprattutto la fiscalità l’ha ottenuta direttamente dallo Statuto di Autonomia, vilipeso, offeso, mai messo in attuazione , è duro dirlo, ma proprio dai siciliani. Se ne ricordi il direttore quando tornerà a parlare di secessione o di federalismi. Non confonda il diavolo con l”acqua santa….

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