L’allarme di Save the Children: al Sud mancano mense per le scuole

Io non mi stupisco, considerati gli investimenti riservati al “Mezzogiorno”. Sostantivo che evoca pranzo e piatto a tavola, ma non per i piccoli studenti meridionali dove mancano mense scolastiche e, soprattutto aumenta la dispersione scolastica.

E poco importa se il 26 aprile 2016, l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva dichiarato, in pieno orgasmo da campagna elettorale, che le scuole napoletane sarebbero rimaste aperte addirittura anche d’estate! Ovviamente non se ne è fatto nulla ed il progetto è stato rimandato di un ulteriore anno. Nulla di nuovo sotto il sole del meridione, dove a scuola non si riesce a mettere neanche il piatto a tavola (sic!)

A certificare questo stato di disinteresse totale da parte dello Stato, nella mancanza di misure di investimento per le scuole del Sud è Save The Children nel suo ultimo report “(Non) Tutti a Mensa”, dove conferma la stretta correlazione tra dispersione scolastica, mancanza di mense e mancata attuazione del tempo pieno.

Ovvero ragazzi che, nelle realtà più degradate delle nostre periferie, diventano preda della richiesta di manovalanza da parte della criminalità organizzata.

Gli alunni in Italia iscritti alle primarie delle scuole statali per l’a.s. 2016/2017 secondo i dati forniti dal Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca (MIUR)71 sono 2.572.969, divisi in 131.372 classi, aloro volta inserite in 15.088 sedi scolastiche statali.
Tra questi milioni di bambini poco meno della metà non possono accedere alla mensa scolastica, non avendo dunque la possibilità di usufruire di tutti i benefici che essa comporta in termini nutrizionaliquanto educativi. Per comprendere la vastità del
problema della mancanza di accesso al servizio, basti pensare che nell’anno scolastico 2015/2016 solo il 52% circa degli alunni delle scuole primarie e secondarie di primo grado ha avuto accesso alla mensa. A ben vedere questi dati risultano più che preoccupanti, soprattutto se affiancati al dato sulla dispersione scolastica, che proprio nei territori
dove il tempo pieno e la mensa sono carenti, è più diffusa. Come dimostrato anche nei precedenti monitoraggi, permane una forte correlazione tra i
fenomeni.

Nella tabella di seguito riportata si analizza il dato aggiornato degli early school leavers72 in relazione ai dati forniti dal MIUR73 relativi alla % di alunni frequentanti le scuole primarie che non accedono alla mensa scolastica e la % di classi prive di tempo pieno. Come si può vedere dalla tabella, la differenza tra il Sud e Nord è molto ampia, così come le alte percentuali di mancato accesso al servizio mensa in tutta Italia
vengono di fatto confermate. Si va da un’altissima percentuale di alunni che non usufruiscono della mensa in Sicilia (80,04%), Puglia (73,10%), Molise
(69,34%), Campania (64,58%) e Calabria (63,11%) a percentuali sotto il 30% per le regioni Piemonte (28,85%) e Liguria (29,86%). Rispetto alle variazioni percentuali, oltre a un leggero aumento per la Valle d’Aosta (+2,93%), le altre regioni, seppur con piccole
variazioni, rimangono stabili nella classifica. Questi dati confermano dunque la gravità della mancanza di un’offerta congrua del servizio mensa in tutte le regioni italiane e in misura ancora maggiore nel Mezzogiorno, dove insistono le prime
cinque regioni che hanno un’offerta più scarsa di tempo pieno, e si confermano le stesse in cui il servizio mensa è disponibile solo per una fascia percentuale di alunni che va dal 20% al 37% circa. Il mancato accesso al servizio mensa, superiore al
50% degli alunni in ben 8 regioni italiane, è davvero allarmante: più di 1 bambino su 2 in queste regioni non ha la possibilità di usufruire del servizio mensa. 

La situazione migliorerà per il prossimo anno? Assolutamente no, visto che il criterio di ripartizione di fondi e risorse tra i comuni, si basa sulla “spesa storica”. Ovvero rispetto al fabbisogno degli anni precedenti. In parole povere se non c’erano mense due anni fa, non v’era esigenza vi fossero e quindi non ci saranno neppure in futuro.

La richiesta ai comuni, secondo quanto riporta Marco Esposito su Il Mattino sarebbe stata fatta attraverso un questionario:

Del resto, qualche giorno fa, col principio era d’accordo anche un esponente dell’ Anci, ovvero l’associazione dei comuni italiani (?!?!?!): se Reggio Calabria ha meno asili è giusto che abbia meno fondi.

Come a dire che se una macchina ha solo 3 ruote è inutile investire nel comprare una quarta, in fondo ne ha già abbastanza, perché spendere soldi per un’altra?!?!

Tra l’altro la richiesta di Save The Children al Governo è proprio quella di trasformare il servizio mensa in servizio pubblico essenziale.

Fateci un piacere, per combattere la camorra meno esercito e più scuole aperte. Pure 24 ore!!