L’Eni chiede scusa ai lucani: parole offensive

A seguito dell’articolo apparso sul Foglio in cui si definivano “pecorai e morti di fame” i lucani, senza prospettive di estrazioni petrolifere, quest’oggi Giuseppe Tannoia, Direttore attività Italia ed Europa dell’Eni, ha scritto una lettera ai cittadini della Basilicata:

Cari cittadini lucani, le parole offensive nei vostri confronti da parte di una testata nazionale lo scorso martedì colpiscono anche me personalmente. Anche io – se me lo consentite – sono un uomo del Sud, conosco la fatica del vivere in una terra dove la dignità e la ricerca di un futuro migliore sono valori non negoziabili e nei tantissimi anni di lavoro in Italia ed in giro per il mondo ho sempre vissuto con fierezza questo senso di appartenenza. Ma conosco anche uno per uno i nostri lavoratori, a partire da coloro che operano in Basilicata, il loro impegno e la loro professionalità. Conosco il rispetto che hanno per il lavoro. So quanto apprezzano la dignità e la sobrietà di una terra – la vostra – alla quale ci lega un’attività ormai ventennale, e con la quale condividiamo l’obiettivo di un futuro fatto di lavoro, sviluppo e qualità della vita. Tutti noi di Eni operiamo in Basilicata, grazie all’impegno e alla professionalità di centinaia di lavoratori lucani. E continueremo a farlo, nel pieno rispetto della sicurezza, della salute, dell’ambiente. Ma, prima di ogni altra cosa, rispettando la dignità delle persone, i valori umani di cui ognuno di noi è portatore, e la storia dei territori in cui operiamo. Non potrebbe essere altrimenti per l’azienda creata da Enrico Mattei. Nessuno più di noi, siatene certi, sa che non c’è futuro possibile, per un’impresa come per una comunità, se non ne sono pienamente protagoniste le persone in carne ed ossa, con il loro carico di cultura, di speranze e di umanità.

Contrordine, petrolio, anche perchè dove saranno più i felici allevatori di ovini in grado di produrre pecorino?