«Meglio zitella che sposa a un terrone»

La Stampa oggi pubblica un interessante reportage su “come eravamo”, ovvero la storia e le condizioni degli emigranti meridionali al Nord.

Corredato da una ricca serie di immagini dell’epoca che mostrano istantanee precise su una pagina non sempre piacevole della storia di questo paese.

Che è stato di ciascuna di quelle esistenze ancorate al passato e tese al domani, colte dai fotografi in un presente che conteneva entrambi, ai binari, ai finestrini dei convogli, nelle roulotte fatte abitazione, nei cortili di ballatoio, all’uscita dalla fabbrica, nei condomini delle periferie e tra le mura fatiscenti di antichi borghi, a caccia di lavoro in metropoli spaventate dall’onda dei «napoli» (tutti i meridionali erano «napoli», che in piemontese si pronuncia «napuli»).

La città dei Santi sociali era percorsa dalla diffidenza e questa tracimava nel razzismo. Negli annunci matrimoniali si cercava «giovane settentrionale». Nella rubrica «Posta NORD/SUD», creata dalla Stampa negli Anni 60, l’operaio di Foggia piangeva l’umiliazione per il rifiuto del suo amore: «Meglio zitella che sposa a un terrone». Quella pagina di giornale cuciva un epistolario pubblico – in luogo della lettera privata – con i parenti rimasti giù: «Si guadagna per il necessario, ma i bambini crescono con mentalità più aperta e disinvolta».

Sui portoni apparivano gli impietosi cartelli «non si affitta a meridionali», colpevoli di entrare in due e poi ospitare parenti e altri parenti ancora, in cerca d’un lavoro nell’industria, nell’indotto, nei cantieri edili dove corregionali mettevano in piedi il racket delle braccia.

Gli immigrati dal Sud erano imprigionati nel racconto beffardo di chi giurava d’aver visto vasche da bagno trasformate in orti di ceramica, terra al posto dei saponi: i «napoli» puzzano, si diceva, perché per ricreare un frammento di radici non hanno dove lavarsi tutti interi.

Verità è che tanti – meno fortunati di chi accedeva alle case popolari create dalla Fiat già negli Anni 50 – nemmeno avevano una vasca e una doccia, stretti, come oggi gli extracomunitari, nelle brande affiancate in soffitte marce da voraci razzisti che guadagnavano e disprezzavano, guadagnavano e umiliavano.

Eppure l’integrazione maturava. La donnetta torinese con stupore ai cronisti diceva dei vicini: «Vengono da giù, ma sono brave persone».

In un corredo di pregiudizi che non s’è mai attenuato anzi s’è amplificato. Magari proprio ad opera dei nipoti e dei figli di quegli emigranti che da vittime si sono trasformati in carnefici di se stessi e di tutti i migranti. Votando in maniera convinta, ad esempio, per la Lega e rinnegando con un taglio netto le proprie radici.

In 60 e passa anni quella emorragia non s’è fermata. Non ho mai creduto all’emigrazione come un virtuoso spostamento di menti ed ideali. Poichè quasi sempre è mosso da uno stato necessità e di bisogno, non dalla volontà di conoscere il mondo. E di certo costituisce una delle cause di arretratezza di una terra.

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19 Risposte a “«Meglio zitella che sposa a un terrone»”

    1. bravo, sei proprio l’esempio che mi serviva e che conferma quanto scrivo…a proposito andate ancora in giro con i cappucci bianchi?

      1. Mai andato in giro coi cappucci bianchi, mia moglie è Filippina..il razzismo non c’entra, c’entra il buon senso.
        Dopo una serie di spiacevoli episodi che mi hanno confermato la pessima opinione che ho sempre avuto nei confronti dei meridionali, non ci voglio avere nulla a che fare.

        1. Luca per fortuna il buon senso, il cuore e la genetica hanno delle ragioni che eludono le tue logiche. Ogni individuo è unico, le categorizzazioni universali sono stupide.

    2. guarda che quando noi avevamo il bidet voi parlavate ancora un’altra lingua; e se non lo sai, sappilo! Studia, gnurante!

      1. Parlavamo un’altra lingua? E quale? Forse parlavamo la nostra lingua, così come voi parlavate la vostra.
        L’italiano è il volgare fiorentino, non è roba vostra.( e neanche nostra)
        Formula meglio il tuo pensiero, non si è capito molto.

          1. Ah davvero? ad ognuno la sua lingua?
            Peccato che io quando vado in posta mi sento rispondere in napoletano, quando chiamo il 113 mi sendo rispondere in calabrese, alle elementari e alle medie ho avuto insegnanti del sud che mi “imparavano l’italiano” e se mi azzardavo a parlare in “dialetto” venivo punito..

          2. Quando chiamo la mia banca mi rispondono in piemontese. Quando chiamo la mia assicurazione in veneto. L’azienda telefonica in lombardo.

            Anche io quando parlavo in dialetto venivo punito.

      2. Tra parentesi il primo bidet in uso nella penisola fu quello di Maria Carolina di Napoli e i savoiardi, una volta giunti a Caserta, nel fare l’inventario di tutto ciò che avrebbero poi defraudato, lo classificarono come “oggetto per uso sconosciuto a forma di chitarra”.
        Va sturìa tu, ca nuatri a storia a sapemu.

    3. Mamma mia che abissale ignoranza.Si ricordi sempre che le nefandezze prima o poi tornano indietro come i boomerang…..è solo questione di tempo.

      1. Ecco appunto..prima o poi torneranno indietro anche tutti i soldi ce ci avete rubato( e ci continuate a rubare) tra sussidi, falsi invalidi, forestali, camminatori, spalatori di neve a giugno..ecc

        1. Luca le mutande verdi comprate a New York non se le è fatte rimborsare un meridionale. È le truffe fatte da una nota ditta produttrice di latte, non erano proprio meridionali.
          I primi scandali e ruberie della Italia unita ad esempio avevano origine altrove .

          Vogliamo continuare a rinfacciarcelo?

          1. Tu, volutamente, confondi due piani diversi. I consiglieri regionali di tutta italia, indistintamente, da anni si facevano rimborsare tutto, era una pratica ormai consolidata. Sull’onda della crisi, è venuto fuori tutto, e tutte le regioni sono coinvolte. Discorso TOTALMENTE diverso sono i 90 MILIARDI di euro che lo stato estorce al nord e dirotta al sud, per mantenere le innumerevoli clientele parassitarie a cui ho accennato prima. (forestali, camminatori, mafiosi, spalatori di neve a giugno, falsi invalidi, falsi poveri.. non politici, gente COMUNE.) Se poi tu mi risponderai con la barzelletta che i soldi del residuo fiscale tornano al nord acquisti dei prodotti padani, ti invito a leggere questo articolo di marco bassani ” Quando la Lanzillotta a pranzo giustificava la rapina fiscale al nord”.
            Scusa ma non riesco a postare il link, ma lo trovi subito.

          2. allora dai, voglio assecondare questo tuo luogo comune. La mia regione è la più povera d’Italia. la mia città anche. Dove stanno questi soldi di cui parli? Quando la Germania ha risollevato le sorti della DDR ci ha messo 10 anni. Il tuo stato, no. perchè? Perchè fa comodo. A chi fa comodo? Fa comodo alle clientele del Sud ed alle industrie del Nord che pappano con i parassiti mafiosi negli appalti per le opere pubbliche. E’ più chiaro così?
            Il caso delle ecomafie è lampante ed esplicativo: industria padana, parassiti mafiosi, benedizione delle istituzioni: ecco l’unità.

            Ps:leggi l’intervista che ho fatto all’ex funzionario di banca sul funzionamento delle medesime, anche, così magari evitiamo di ripetere sempre le stesse cosse

            Ora se tu invece di fare di tutta l’erba un fascio scindessi i due piani (non lo fai perchè hai dei pregiudizi atavici) forse riusciremmo ad ottenere quello che entrambi vogliamo.

    4. infatti fa bene !! neanche io vorrei mai che mio figlio, educato ai valori tipicamente meridionali della famiglia, della solidarietà, della generosità e disponibilità entri a far parte di una famiglia di razzisti merdosi come la sua !! fa proprio bene !! e si tenga ben stretta la sua cara figliola !!

      1. Lino…siamo uomini d’amore..e sono convinto che anche Luca si arrenderà davanti all’evidenza dei fatti…
        Siamo figli di civiltà diverse che si sono mescolate…certe barriere sono inconcepibili..

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