Meridionali? Lo siamo diventati dopo. Parola di due ricercatori calabresi

Sul Mattino di oggi, Marco Esposito scrive un interessante articolo per smontare il nuovo pamplhet sul Sud di brutto, sporchi e poveracci, ante 1861.

Lo fa confortato dai dati di due ricercatori, Daniele e Malanima, e che verranno pubblicati  sulprossimo numero della «Rivista di Storia Economica»

Quello che si evidenzia, in risposta al nuovo pamplhet “Perchè il Sud è rimasto indietro”, di Felice, secondo cui, in estrema sintesi, l’ambiente geografico sarebbe degradato economicamente a causa dei suoi stessi abitanti è che:

Lui stesso (Felice,ndr)) ha in più occasioni stimato la ricchezza del Mezzogiorno come non molto lontana da quella del resto d’Italia, con la Campania più ricca dal punto di vista del reddito procapite del Piemonte.

È vero che i dati di Felice si fermano al 1871, ma se in quell’anno il divario era
di circa il 15% a favore del Nord,sostenere senza una pezza d’appoggio che nel 1861 fosse del 20-25% significa immaginare il decennio1861-1871comeparticolarmente florido per il Mezzogiorno, il migliore di tutta la suastoria. Tuttavia appare difficilecredere che nei dieci anni in cui Napoli perse il ruolo di capitale,
si bloccarono le commesse pubbliche, si sparò sugli operai di Pietrarsa, si ridimensionarono i cantieri di Castellammare, si chiuse l’area siderurgica di Mon-
giana, si proclamò la legge Pica prevedendo esecuzioni senza processo,si uccisero (dati di Felice) ventimila persone colpevoli o sospettate di brigantaggio, il Sud Italia abbia corso, dal punto di vista economico, più del Nord.

Inoltre per smontare la teoria di una ricchezza del Sud in mano soltanto all’1% della popolazione, Esposito, confortato dai dati dei ricercatori calabresi, scrive:

Nei censimenti, replicano Daniele e Malanima, della popolazione degli anni 1811-14, che riguardano tutto il Regno di Napoli (senza la Sicilia), e corrispondono a quello che Felice definisce «Mezzogiorno continentale», il termine di «possidenti» viene attribuito a 815.762 abitanti e cioè al 16 per cento della popolazione (di 5.029.188 abitanti). «Alla luce di quanto sappiamo sulle economie premoderne-osservano Daniele e Malanima – il caso del Regno di Napoli non appare più così eccezionale. Diremmo, anzi, che è del tutto normale». Anormali, insomma, noi meridionali lo siamo diventati dopo.

Ma non vogliono farcelo sapere. Per questo continuano a sommergerci di bugie.

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