“Milano ha bisogno dei Bronzi di Riace non viceversa”

Il capriccio di Sgarbi e Maroni sull’ipotesi di trasferimento dei Bronzi calabresi in Lombardia per l’Expo, continua a tenere banco. Questa volta Pino Aprile fa sentire le proprie ragioni sul settimanale “Oggi”.

“I Bronzi di Riace all’Expo di Milano? Vittorio Sgarbi vi ha spiegato che sarebbe un bene per il Paese e le stesse opere. Gli argomenti sarebbero condivisibili, se il Paese non fosse l’Italia. Li riassumo:
1) i Bronzi avrebbero enorme visibilità e il loro trasferimento non comporta rischi; 2) il numero di visitatori sarebbe ben più alto, le statue renderebbero di più; 3) i turisti, non dovrebbero spostarsi in Calabria; 4) comunque, spetta al ministro ai Beni culturali decidere.”
Ma l’Italia non è un Paese equo, giusto; spostare i Bronzi sarebbe l’ennesima prepotenza ai danni della sua parte più svantaggiata e un rischio inutile per statue uniche al mondo. Per impedirlo, farei la catena umana intorno al Museo di Reggio Calabria, già preannunciata.

 

Così esordisce l’autore di “Terroni” che poi entra nel merito della vicenda, spiegando le ragioni per le quali è l’Expo ad avere bisogno dei bronzi calabresi e non viceversa, come Sgarbi & C. intendono far credere:

1) I Bronzi sono già le statue più famose del pianeta: non l’Expo darebbe loro “visibilità”, ma il contrario. E già una volta, per un trasferimento si sono persi e ci son voluti 2500 anni per ritrovarli.
2) Sgarbi prevede un milione di visitatori in cinque mesi, all’Expo. Più di 6.600 al giorno; mentre da gennaio a luglio, al Museo di Reggio sono stati 115mila (cifre lontane dal milione all’anno di trent’anni fa).

 

Inoltre, Aprile, spiega che esiste un procedimento molto severo che anticipa la vista dei bronzi e che quindi il tanto sbandierato “non c’è alcun problema ed alcun pericolo nel trasferimento” è una falsità: “Chi è stato al Museo di Reggio Calabria lo sa: i visitatori entrano a gruppi di 20-25, in un ambiente in cui subiscono una prima decontaminazione, per 20 minuti, mentre guardano un video ritrovamento e restauro degli eroi. Si passa poi, in un’altra sala, per la decontaminazione totale (3 minuti). Infine, si è ammessi nella sala dei Bronzi: massimo 20 minuti”.

Poi l’affondo: Chiaramente la cultura consumista che si respira negli ambienti milanesi (Franco Arminio spiega come sia Milano ad aver bisogno di noi e non noi di Milano), prevede che i bronzi ‘vengano messi a frutto’. Che quindi portino economia per le vetrine internazionali per cui le cose buone del Sud diventano le cose buone d’Italia solo all’occorrenza. La cultura politica ‘usa e getta’ perpetrata da un secolo e mezzo ai nostri danni.”

Pino Aprile dimostra calcoli alla mano che in realtà converrebbe proprio lasciarli dove sono per incrementare il turismo dell’intera penisola piuttosto che confinarli tra le mura dell’Expo: “ A Milano, si calcola, renderebbero 15 milioni di euro, a Reggio Calabria, si è scritto, ne hanno reso 840. Ma dovendo ridurre il numero di visitatori al giorno, i 15 milioni scendono a meno della metà. Quegli 840 euro a Reggio Calabria, invece, sono al giorno, riguardano il costo dei biglietti, ma arrivano, in realtà, sino a 2.000-2.500 (dai biglietti, il Ministero ha incassato finora 160 mila euro, non 840). Ma mentre all’Expo i visitatori pagherebbero 15 euro e un biglietto di metropolitana, quei 115 mila, per andare a Reggio, non ne hanno spesi meno di 100-150, a tenersi stretti (in realtà, molto di più): ben più di 15 milioni impossibili e della scarsa metà più realistica. E senza mettere i Bronzi a rischio. Quanto renderebbero di più al Paese intero e ai turisti dell’Expo, per varietà e interesse del soggiorno in Italia, dei viaggi Milano-Reggio a costi contenuti, magari dall’asfittico aeroporto di Malpensa? Così si mostrerebbero agli ospiti, anche tesori paesaggistici, culinari, artistici del Sud che non possono esser sempre e solo portati: altrove. L’economia ne avrebbe giovamento e Milano, guadagnandoci, ridurrebbe la pressione di troppi visitatori insieme nello stesso posto.”

Quindi l’affondo al Ministro Franceschini che ha nominato una commissione (esterna) per decidere se è pericoloso o meno portare i bronzi a Milano:  “Spetta al ministro ai Beni culturali decidere e Dario Franceschini annuncia che nominerà una commissione di esperti esterni al Ministero. Quelli interni sono incompetenti? O vuole sceglierli in modo da essere certo del risultato? Il Comitato contro lo spostamento dei Bronzi ricorda che da decenni gli esperti del Ministero sconsigliano il trasferimento delle statue; l’ex ministro Massimo Bray, prima di Franceschini, lo aveva escluso.
L’eventuale “prestito forzoso” dei Bronzi sarebbe visto come l’ulteriore conferma dell’iniquità di uno Stato che quando c’è da dare al Sud come al resto del Paese (strade, treni, asili…) lo esclude”

Pino Aprile non manca neanche di ricordare un argomento che proprio su questo blog abbiamo trattato due anni fa e cioè l’esclusione il bando per i lavori all’Expo negava la partecipazione a fornitori non lombardi o più lontani di 350 chilometri, ed ora, ennesima contraddizione, l’inquinamento non preoccupa se si parla di Bronzi a 1250 km.

Infine un invito alla riflessione ai milanesi: se i Bronzi fossero “di” Milano, li prestereste a Reggio Calabria, per un’ Expo che ha perso cinque anni, vi esclude dagli appalti e ha alcuni tra i suoi ex dirigenti in carcere? Quante volte Milano ha prestato a Reggio Calabria un’opera d’arte “che il mondo ci invidia”? In una comunità sana e unita, i percorsi valgono nei due sensi.

L’invito è a leggere l’articolo completo presente su Oggi che raccoglie provocazioni e suggestioni che in tanti in queste settimane stanno facendo circolare in rete.

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