Paola è la metafora del Sud che muore in silenzio, senza piagnisteo

Renato Guttuso, Zolfare

Mentre  ex Pci, ex Figc, ex D’Alema boys, radical chic, corrieristi, alta borghesia, scrittori e pupari vari, si prodigano in dotte lombrosiane analisi sul lassismo terrone che genererebbe l’irrisolta “questione meridionale”, emblematica, simbolica, metaforica e beffarda arriva la notizia di una bracciante pugliese morta d’infarto in campagna, un mese fa. Morta di caldo (si, così hanno scritto).

Il cuore di Paola si è fermato la mattina del 13 luglio, sotto un tendone per l’acinellatura dell’uva, nelle campagne di Andria, in contrada Zagaria. “Era un lunedì – racconta Deleonardis – e Paola è uscita di casa sulle sue gambe, come tutte le notti, per andare a lavoro. È tornata in una cassa da morto. È stata sepolta il giorno dopo”. Ma la Cgil dice di più: “L’hanno sepolta senza autopsia e con il nulla osta del magistrato di turno. Il pm – sostiene Deleonardis – non si è recato sul posto perché, riferisce la polizia di Andria, il parere del medico legale è che si sia trattato di una morte naturale, forse un malore per il caldo eccessivo. Una morte che precede quella di Mohamed, ma intorno a questa storia non ci sono fiaccolate, proteste o cortei (La Repubblica)

Chi segue questo blog lo sa che da anni racconto, non per ozio ma per personale ed intimo coinvolgimento indotto dalle circostanze e dalle contingenze, la varia umanità del popolo meridionale che lavora a 3 euro l’ora (nelle campagne, nei condomini per le pulizie, nelle fabbrichette a conduzione familiare che lavorano per i grandi marchi a prezzi più bassi dei cinesi), non conosce ferie, nè week end, affolla i parcheggi delle autostazioni dei pullman quando finiscono le ferie comandate e pensa che l’esser choosy sia una prerogativa dei figli di una classe politica ed imprenditoriale che vive di rendite di posizione costruite sulla clientela. Gli stessi che compiono ardite battaglie sui diritti civili e che poi prendono a calci nel sedere la badante cingalese, chiamano “terrone” il giardiniere pugliese e non perdonano nulla al portiere “camorrista” napoletano.

Paola faceva parte del “nostro” mondo. Di quei meridionali di un Sud che muore, disposto per 3 euro l’ora, a vendere pure l’ultimo battito del proprio cuore.

Proprio come quelli sbeffeggiati da un quotidiano napoletano (che si fa per qualche aperitivo aggratis, eh?), con invettive indignate, perchè, intervistando il figlio di papà di turno che ha ereditato un bar, costui si sarebbe incazzato perchè “nessuno vuole lavorare 8-9 ore al giorno per 3 euro”.

Eh no, avete ragione voi. Scusate. Se volete vi regalo pure una fetta di natica.

Comprese nelle 7-800 euro lorde al mese, mentre buttiamo il sangue a 40 gradi, è incluso il “pistolotto” del figlioccio della DC: basta piagnistei. Oltre alla retorica di chi da eroe si è messo a fare la star suo malgrado e le inchieste se le fa seduto sulla poltroncina di casa.

L’odore che avevano Paola e Mohamed addosso lo conosco bene perchè lo si sente pure nei treni regionali, di sera, quei carri bestiame, spesso donati dalle regioni del Nord (ne becco sempre uno della Regione Toscana da cui manco si sono degnati di cancellare il nome delle stazioni della vecchia tratta, chissà se per sciatteria o per aumentare il senso della presa per culo) che si muovono dall’agro casertano. A volte mi capita pure di invidiarli quando, sporchi di terra, esausti riescono ad addormentarsi poggiando la testa al finestrino sgangherato. Io non ci riesco mai.

Così come lo si sente sugli autobus che hanno sostituito i treni, al Sud, perchè l’alta velocità, ma pure la velocità normale ed il diritto ad arrivare a casa in tempo per la rassicurante fiction di merda nazional popolare, non appartiene a noi “cafoni” meridionali che ci lamentiamo sempre (il Ministro  Delrio ci ha detto che dobbiamo riscoprire il gusto di viaggiare con lentezza, giù al Sud). Ora quelli di noi schivi e riservati, proprio per evitare di essere vittimisti, muoiono in silenzio in mezzo ad un campo. Come è successo a Paola, 47 anni, della provincia di Taranto, la cui notizia non era mai trapelata, come denuncia la Cgil.

E allora capisco pure perchè la notizia non la trovate nelle aperture dei tg e neanche tra le chiacchiere del giornalista liberal laburist con la barba e gli occhiali tondi. Meglio il silenzio perchè se si sveglia Spartaco, il passo verso la disperazione di chi non ha più nulla da perdere diventa sempre più breve.

PS: Spesso i pomodori colti a Villa Literno, di notte, da terroni ed extracomunitari, finisce nelle orgogliose passate leghiste che si vantano di avere un prodotto coltivato esclusivamente in Pianura Padana. Sapevatelo. O così o schiavì.

Una risposta a “Paola è la metafora del Sud che muore in silenzio, senza piagnisteo”

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