Polito: un errore boicottare Gomorra. Quel tic dei meridionali di negare la realtà

Sottotitolo: Il tic dei meridionali,negare la realtà

Per fortuna non ha citato i “meridionalisti suddisti bobbonici” e già questo è un passo avanti. Vittime sacrificali dell’editoriale odierno, del direttore Polito, sono il direttore del Mattino ed i suoi dati sull’accesso degli studenti meridionali alle facoltà universitare, di cui non voglio occuparmi, e la questione sul boicottaggio della fiction Gomorra a Scampia, Che invece mi suscita qualche considerazione.

Scrive nel suo editoriale, tra le altre cose,il direttore del Corriere del Mezzogiorno:

Mi spiego: la fiction che Sky e Cattleya hanno prodotto prendendo spunto da Gomorra, e che andrà in tv dal 6 maggio, è un prodotto di qualità globale. È stato già venduto negli States e si parla di un interessamento del canale via cavo HBO, quello che ha lanciato i più grandi successi e trend televisivi degli ultimi anni. La produzione ha girato per sette mesi a Scampia, un tempo infinito per fare un film. Avrebbe potuto ricostruire il quartiere in un set in Romania, ma invece è venuta a Napoli, ha dato lavoro a migliaia di persone, ha usato attori sconosciuti o semisconosciuti presi dalle strade della città. E ha finanziato anche la fattura di sei corti di autore, girati da giovani promesse napoletane, quegli stessi film di cui l’altro giorno le polemiche dell’avvocato Pisani hanno fatto saltare la proiezione nel quartiere. Il prodotto Gomorra è dunque da molti punti di vista un prodotto napoletano e globale, «glocal», come lo era d’altro canto il libro di Saviano a cui è ispirato. Boicottarlo è come boicottare se stessi, rinserrarsi in un delirio autarchico, pensare di poter tenere fuori il mondo dalle nostre terre finché non diventino abbastanza fortunate da poterci girare a testa alta. Vuole dire negare la realtà, la realtà di Scampia, che certo non è solo Gomorra ma è anche Gomorra. Significa dirsi l’ennesima, pietosa bugia: ciò che di solito si fa al capezzale di un moribondo.

 

Io non ho visto la fiction, come credo neppure lei, giusto il trailer e non vorrei trarre conclusioni affrettate. Ma sto al gioco che lei propone. E’ sicuro che quello che racconterà la fiction sia quella Gomorra che lei ritiene faccia parte anche di Napoli? Ritiene che il racconto renda giustizia alla cronaca ed alla realtà? O non ci troveremo forse davanti a nuovi Dandy e Libanesi che anzichè rappresentare un fenomeno culturalmente e socialmente negativo, finiranno per suscitare l’approvazione di capi e capetti che quella vita conducono, oltre che disegnare fascinose aspirazioni di chi fa propria una vita borderline in una capitale che ha tra i redditi più bassi d’Italia?

Rosario dello Iacovo, storico agente dei 99 Posse scriveva qualche giorno fa:

Vi sembrerà strano, e a qualcuno di voi che non è napoletano apparirà davvero strano e singolare, o frutto di un’omissione omertosa da parte mia, in virtù di una narrazione mediatica che equipara Napoli al far west, ma io non ho mai visto sparare a nessuno, eppure sono cresciuto fra Secondigliano e il Rione Amicizia, due zone popolari della periferia nord. Certo, so che in quel bar hanno ammazzato qualcuno, che in quella piazza c’è stato un omicidio di camorra, ma qualcuno l’hanno ammazzato pure a Lupus Street a Londra, all’angolo di quella Claverton Street dove ho vissuto per alcuni mesi l’anno scorso, a poco più di un miglio da Buckingham Palace e dalla Regina, nel centralissimo quartiere di Pimlico. Nella fattispecie, un ragazzino di sedici anni stabbed to death, accoltellato a morte da una baby gang.

 

Ed ancora:

Conosco persone che non sono mai state a Napoli perché temono per la loro incolumità, eppure io ho visto scippi sulle Ramblas a Barcellona o risse e rapine a Piazza Dam ad Amsterdam, ma anche a Milano. E prima di ogni altra cosa, qualsiasi racconto sulle mafie non può prescindere da una loro lettura come fenomeno capitalistico, non solo perché profondamente intrecciato con la cosiddetta economia legale, ma perché strutturalmente basato sulla valorizzazione delle merci, sull’estrazione di plusvalore, sulla logica del profitto. Senza, ci si riduce al macchiettismo del caratterista.

Per quanto riguarda la produzione, invece, lei crede che un prodotto dal format ormai globalizzato e standardizzato sia “glocal”?

Le do una delle 3 definizioni di glocal:

La creazione o distribuzione di prodotti e servizi ideati per un mercato globale o internazionale, ma modificati in base alle leggi o alla cultura locale.

 

Partendo da questo assunto, che lei per l’appunto avvalora, un telespettatore statunitense, ad esempio, si farà l’idea, che poi è quella che sostengono tutti i detrattori della fiction, che la cultura e l’immagine (si ricorda, le parlai di “reputation” a proposito della pastiera) partenopea sia quella di una minoranza (storicamente riconosciuta a livello istituzione cfr. Tore e Criscienzo ed i suoi epigoni moderni) che tiene in scacco una città e gli abitanti di un quartiere, tacendo sulla guerra vera che si consuma nel silenzio, perchè non aiuta la speculazione.

La guerra per l’ambiente (quale fiction racconta delle connivenze tra camorra,industriali e stato per la terra dei fuochi, senza riversarne la completa responsabilità ai cittadini?), la guerra per la salute (sa che nonostante l’esercito i roghi tossici che producono malattie e morte ancora appestano ed ammorbano l’aria a Nord della Campania), contro i pregiudizi su chi cerca una camera in affitto ed un lavoro (no meridionali, no accento napoletano, li ha letti gli annunci recenti?) . La guerra di chi, ogni santo giorno, combatte contro pregiudizi e discriminazioni per 400 euro al mese. A volte anche meno.

Racconterà la fiction di talune funzioni di una criminalità organizzata con le sue connivenze, i favori e gli intrecci con la politica di questo paese e di tutte le sue latitudini ed accenti? O ci troveremo ancora una volta davanti alle copie sciatte e “glocal” di Scarface?

La fiction su Gomorra, anzichè quella su Pino Maddaloni che costituisce, con la sua palestra, l’esempio virtuoso (ed anche piacevolmente identitario, questo si genuinamente glocal) di quel quartiere, evidentemente vende di più dell’ennesima versione, post litteram, dei film di Alfonso Brescia con Mario Merola (che erano prosa catartica al confronto).

Perchè questo la gente si aspetta da Napoli, un far west cui la realtà, ed i feedback dei siti di travelling, non danno più merito. Assente dalle dieci città più pericolose al mondo. Assente dalle classifiche, stilate da Tripadvisor, delle 10 città con i migliori borseggiatori (in cui però,nell’ultima dell’estate 2013, figura Roma al II posto e Firenze al VI posto).

Ma poi chi l’ha creata Scampia,come Corviale a Roma, se non la politica che voleva sistemare dentro il parente scomodo e tenerlo lontano dai luoghi dove la speculazione edilizia preferiva vendere case, tenendo così lontano gli “altri” senza alcuna integrazione, come la polvere sotto al tappeto? Quartieri dove il bello era una aspirazione per menti cariche di fantasie, fatte di cemento e materiali a baso costo, dove in estate friggi e diventi pazzo.

Per cui mentre la sua e la mia città, grazie al lavoro silenzioso di tanti abitanti propone atteggiamenti virtuosi (cfr. la lunga marcia di Novembre contro la Terra dei Fuochi, l’opera della buonanima di Tommaso l’Angelo di Carditello che ha conquistato Bray ed un territorio), virtuosi per la sua economia, per l’appeal e la reputation che porterebbero turismo, lavoro ed investimenti, non c’è di meglio che mostrare l’ennesima versione in stile “sparatutto” della nostra metropoli. Dove noi saremo, fino a prova contraria, agli occhi di chi osserva il castello degli orrori, camorristi a priori, e lei il direttore del quotidiano di Gotham City.

Non più tardi di due anni fa, in alcune regioni del Nord, le associazioni sindacali denunciavano il fatto che taluni operai lamentavano l’essere “casalese”, di Casal di Principe, come causa di mancata assunzione. Per quella stupida e pregiudizievole associazione mentale, di chi racconta generalizzando. Per denunciare realmente o vendere speculando? Mi perdoni, ma in tutto ciò, in questo prodotto “napoletano e “glocal” come dice lei, gli abitanti di Scampia, cosa ci guadagnano, se non l’ennesimo ammiccante riferimento dell’idiota di turno, al fatto che siano, che siamo, camorristi? Una volta si aveva l’ipocrito buon gusto di specificare “i fatti, le storie, i luoghi e le persone narrate sono di pura fantasia, senza alcun riferimento al reale”. Ma tant’è, noi siamo l’eccezione.

Sa direttore, a volte, penso che il tic non sia dei meridionali che negano la realtà, ma di qualcuno che ha reale interesse a non raccontare tutta la realtà dei meridionali.

PS: proprio oggi Roberto Saviano ricorda certi “tic a negare la realtà” provenienti da altre zone del paese. Gli stessi tic che nascondono connivenze imprenditoriali e poltiche e che volevano querelare lo scrittore, lo ricorda?

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4 Risposte a “Polito: un errore boicottare Gomorra. Quel tic dei meridionali di negare la realtà”

  1. Io so se il cantante dei sud sound sistem viva a napoli..
    perchè, forse non lo sa, ma a napoli ci sono stati 5 omicidi di camorra solo nell’ultima settimana..
    due a pasqua, uno 5 giorni fa, uno ieri e uno ieri l’altro. Più tutta un’altra serie di attentati, locali bruciati ecc.
    Tutto verificabile sul il Mattino di Napoli, giornale che penso sia tra i più letti in provincia.
    Ora 5 omicidi in una settimana io non gli ho mai sentiti in nessuna città..è roba da Città del Capo

    1. Luca ti invito a controllare la classifica delle città più pericolose al mondo e la classifica delle città più pericolose in quanto a borseggiatori (questa stilata da tripadvisor).
      Non intendo negare i problemi che ci sono, ma questa “fiction” fermerà il fenomeno? O non creerà invece fenomeni di emulazioni e di approvazione sociale tra coloro che d’o sistema, vivono? La fiction secondo te mostrerá gli intrecci con la politica e gli industriali? Ne dubito fortemente, ma verifica tu stesso.

      Intanto altro fango su scampia che ha la percentuale di raccolta differenziata più alta tra le municipalità di Napoli. Ha realtà imprenditoriali che tolgono manodopera alla camorra (il marchio Made in scampia) ed una percentuale di aree verdi importante. Oltre alla palestra di Pino Maddalomi che sforna campioni.

      Cosa invece saprai tu di scampia, dopo aver visto la fiction?

      1. Le classifiche sui borseggiatori non sono attendibili, visto che si basano sui reati denunciati e al sud non denuncia quasi nessuno.( non per omertà, piuttosto perchè si ha la sensazione che non serva a niente)
        Il punto però è un altro: come fa quel cantante a paragonare quella zona di napoli a londra o a milano? ma cos’è uno scherzo? 5 omicidi di camorra in una settimana secondo te sono cose comuni per londra o milano?
        Saviano in Gomorra scrive che la guerra di camorra fra i di lauro e gli scissionisti ha fatto di 3.500 morti in 30 anni, una guerra vera che non ha paragoni in Europa.( solo nel 2005 90 morti) Allora Saviano non si può riportare solo quando fa comodo e infanga il nord..imaggino che tu il libro lo abbia, dacci una letta, non mi sto inventando nulla.
        Sulla fiction ti dò ragione..le fiction per forza devono tirar fuori il peggio e scampia è diventato un pò il parco giochi dell’orrore d’italia e della borghesia napoletana.
        Perchè sia chiara una cosa: io credo che il marcio di napoli stia a posillipo, non a scampia.

        1. Luca non contesto un documentario sulla camorra, ma una fiction in cui il fenomeno trasformerà questi criminali in soggetti cinematografici.

          Solo 2 precisazioni, sui borseggiatori ci sono note delle ambasciate ai propri connazionali (è successo ad agosto, ambasciata britannica a chi viaggiava a Roma). Le ambasciate hanno info attendibili, non credi?

          Il fatto che al sud non si denunci è una parziale balla. Lo dice una relazione del Mininterno, quando ministro era Maroni.
          Leggi http://ilazzaro.altervista.org/la-balla-della-maggior-propensione-aella-denuncia-dei-reati-al-nord/

          Non mi risulta che la guerra tra Scampia e Di lauro sia durata 30 anni.

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