Proseguono le proteste dei giovani lucani contro la “trivella libera” dello “Sblocca Italia”

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“C’è un’eccellenza italiana che nasce in Basilicata”. E’ questo il claim pubblicitario dell’Eni che secondo Basilicata 24, potete trovare sulle pagine dei giornali lucani in questi giorni. Si legge: “2281 occupati nel settore estrattivo nel 2013”. E ancora: “Sistema di monitoraggio all’avanguardia in Europa con 400 punti investigativi”.
Cifre e numeri messi in discussione da sempre dai comitati di cittadini, altrimenti chiamati “comitatini” da don Matteo Renzi che, con lo Sblocca Italia, di fatto, sancisce il Trivella libera tutti in gran parte delle regioni italiane, soprattutto in quelle meridionali. Per qualche spicciolo di royalties che, come scrivevo, è di gran lunga inferiore a quelle pagate in Nigeria o Norvegia. Ma tanto chi se ne frega di una regione piccola che non ha affatto l’aspetto e la ricchezza di un paese mediorientale da cui estrarre petrolio come vaticinava la buonanima di Mattei.

Insomma, come successo a Taranto per l’Ilva si fa leva sull’aspetto occupazionale: inutile che scendete in piazza a protestare, le attività estrattive portano lavoro. E non preoccupatevi dell’inquinamento è tutto sotto controllo.

Secondo Basilicata 24 si tratta di uno specchietto per le allodole:

Ma il Cane a sei zampe omette di dire che il controllore e il controllato dei monitoraggi spesso è la stessa figura (Eni). Omette di dire che è in corso un’inchiesta dell’Antimafia su come i reflui petroliferi in partenza dal Centro Oli di Viggiano arrivano nell’impianto di Tecnoparco (Pisticci Scalo) e poi giù nel Basento acque radioattive comprese). Omette di dire che l’Arpab, con l’ausilio dell’Istituto di Sanità, ha trovato tracce di idrocarburi nel lago del Pertusillo, che si trova a due passi dai pozzi della Val d’Agri, di proprietà della stessa Eni. Ma sono dimenticanze, più che omissioni.

E se il presidente della Regione Basilicata, Pittella invita a cogliere le opportunità offerte dal petrolio (non si capisce quali visto che le attività estrattive in Basilicata hanno luogo da anni senza che si fermasse l’emorragia di emigranti e lasciando comunque la Lucania come fanalino di coda per la ricchezza tra le regioni italiane), posizione diversa, prende Pino Aprile che dal proprio profilo Facebook incalza:

I figli mettono sotto accusa i padri: gli studenti medi della Lucania scioperano da giorni contro il delinquenziale provvedimento con cui, nello Sblocca Italia (le parole smentiscono i fatti, perché blocca la democrazia), Renzi regala la regione lucana, il suo petrolio e la salute dei suoi abitanti alle compagnie petrolifere, spogliando le autorità locali del diritto di decidere del proprio futuro. Mentre la dirigenza politica locale, con rarissime eccezioni (ma forse bisognerebbe usare il singolare…) plaude con le mani sporche di petrolio e la generazione di padri tace, in cambio di qualche briciola, gli adolescenti e i giovani non ci stanno: è il loro futuro che stanno imbrattando, avvelenando, svendendo. Forza ragazzi, fateci vergognare del nostro silenzio!