Quanta ipocrisia sul (presunto) vessillo “neo bobbonico”

Da quando è venuto Salvini a Napoli, con tutta la sequela di reazioni dei comitati di accoglienza, cui hanno fatto seguito analoghe iniziative in altre città del Sud, ho letto tutta una giaculatoria di reazioni indignate. Il più delle volte di quel giornalismo radical chic cui qualche post addietro avevo dedicato attenzione. Un po’ come se si indignassero che gruppo di militanti con bandiere fasciste si presentasse nel ghetto ebraico di Roma. Voi vi stupireste di reazioni inc…avocate? Ma tant’è questi terroni non devono fare troppa “ammuima”. I soliti lazzari sporchi e lerci.

Molto spesso si tratta di giornalisti meridionali o napoletani. E fin qui niente di nuovo in un evidente conflitto irrisolto come la propria terra.

Sovente tali giudizi di valore vengono espressi ignorando completamente quanto accaduto, le dinamiche che hanno sotteso le proteste. Abbiate pazienza, tornate a fare giornalismo per strada anziché scrivere pezzi su informazioni acquisite de relato.

Se tutta questa vasta pletora di censori fosse stata sul posto, si sarebbe accorta che chi ha allontanato i leghisti non erano gruppi di “neo bobbonici” o almeno non solo. In tanti casi, come a Napoli, c’erano anche giovani dei centri sociali e gruppi di indipendentisti.

Si è ironizzato sull’uso dei vessilli “neo bobbonici”. Certo la scelta potrebbe apparire non condivisibile, ma se persino l’ultimo erede al trono dei Borbone ha parlato di anacronismo ad immaginare un nuovo Regno delle due Sicilie, evidentemente il fenomeno va indagato sotto altri punti di vista.

Ora non voglio procedere ad una apologia del vessillo, per caritá, ma se si studiasse bene quella bandiera, ad esempio, si saprebbe che rappresenta in un concentrato visivo, la sintesi della storia del Mezzogiorno, essendo presente l’araldica di tutte le case che sul Sud hanno regnato. Un po’ come se i Savoia invece del tricolore avessero adottato un emblema che racchiudesse le sintesi di tutte le particolarità italiane, dopo l’unità. Ma si sa, è stata fatta una scelta differente, costruendo una storia unica che in qualche caso si è presa la licenza di vilipendere pure le altre.

Torniamo all’inizio del discorso. Se i giornalisti bacchettoni fossero andati in strada, oltre a vedere qualche vessillo duo siciliano tra tantissima altra gente , che pure non ce l’aveva ma che , nonostante ciò, è stata comunque definita “neo bobbonica” col solito intento denigratorio, ed avessero interrogato gli alfieri di quei vessilli, si sarebbero accorti di una risposta disarmante. E cioè che venivano condotti come simbolo identitario e non sostanzialmente legato alle sorti di una dinastia reale che, lo ripeto, ha definito anacronistico rivangare il passato storico e politico del Sud, immaginando la riproposizione di quel modello.Rappresenta appartenenza ad una terra nei confronti di chi dalle sedi istituzionali alla piazza, quella terra e quegli abitanti ha sempre offeso nella inerzia generale.

E’ vero quella bandiera viene usata anche dal movimento culturale neo borbonico fondato da Riccardo Pazzaglia, dunque? Anche il tricolore italiano viene usato da esperienze politiche diverse e anche antitetiche tra loro ( da destra a sinistra) senza, in questo caso, ridurle tutte all’unicità di un solo movimento.

Se i soliti giornalisti di cui sopra fossero andati in strada si sarebbero accorti che in qualche caso c’erano anche bandiere del Napoli calcio o di altre squadre locali, o dell’immagine dei Briganti.
Insomma niente di nuovo, si indignano per le proteste verso chi da 30 anni si è inventato una bandiera e una presunta nazione, sull’insulto costante di un popolo, e lo fanno sbeffeggiando chi recava un vessillo (ed anche chi non lo portava) che, volente o nolente, contiene pur sempre l’immagine storica di una terra.Schizofrenia radical chic.

Non sono nè monarchico nè neo borbonico.Mi piace raccontare la voce della strada di chi pone nuove questioni e nuova coscienza.