Real Time: il boss dei luoghi comuni


Per 50 anni da altre latitudini non hanno mancato di ricordarci la loro ossessione per il lavoro, per il guadagno, per la dedizione spasmodica  alla “fabbrichetta” (senza disdegnare a volte di risparmiare anche sullo smaltimento dei rifiuti). Alla fine qualcuno ci ha creduto e ne ha fatto un soggetto cinematografico (estremizzandone grottescamente alcuni aspetti). Apriti cielo. Schiere di intellettuali, giornalisti, cittadini e perfino un partito politico (anzi visto il partito in questione, togliamo anche il “perfino”) indignati, in un unico coro: è solo un becero stereotipo.

Ovviamente se anni e anni di stereotipi hanno riguardato un’altra parte del paese ed alimentato cinema, letteratura e satira, nulla questio. Da Abatantuono a Papaleo, i terroni son così, tamarri, mafiosi, pacchiani. Con buona pace di chi, la stragrande maggioranza, non incarna questo stereotipo che si è portato un’etichetta addosso avvertendo se stesso come un essere alieno all’ambiente che lo circonda. Ed imparando,talvolta, nei casi piu estremi, a discriminare di riflesso i suoi stessi concittadini (sic!).

Eppure il luogo comune del meridionale cafone (che poi diventa monnezzaro, terremotato e puzzolente) solletica la fantasia degli autori televisivi. Basta poco che ce vo. E l’auditel si impenna. In tv come al cinema (in un film di successo oggi nelle sale, davanti ad un personaggio dall’estetica e dai modi decisamente discutibili gli attori si scambiano queste battute: “è napoletano?” – “no è rumeno”, finendo per essere per ben due volte di cattivo gusto)

Su Real Time, canale in chiaro del digitale terrestre, va in onda: il boss delle cerimonie, ovvero un matrimonio kitsch che a Napoli, città in cui gli stipendi sono pari a quelli dei paesi dell’est, si potrà permettere solo qualcuno (una minoranza facilmente verificabile e,visto il titolo scelto, è facile dedurre, in realtà, da quale “pantheon” la trasmissione intenderebbe attingere) ma che assurge ad idea platonica del gusto e della sensibilità del napoletano medio, nell’immaginario dell’italiano medio (con tanto di svarioni grammaticali da antologia, del tipo: ” non dico che volevo una magna pompa” anzichè “pompa magna”)

Lo stereotipo del cattivo gusto che si oggettivizza territorialmente e diventa archetipo di una cultura. Signori, ecco i napoletani.

Così commenta un utente indignato sulla pagina Facebook di Real Time:

Nella descrizione ufficiale del programma c’è scritto: “Ogni episodio è il RITRATTO OGGETTIVO di una tradizione profondamente radicata nella CULTURA PARTENOPEA, fatta di riti e simboli. Rimarremo a bocca aperta davanti a tutte le fasi principali di una VERA FESTA NAPOLETANA”.
Se ci aveste detto “guardate questi come si sposano” nessuno si sarebbe offeso! (Amen,ndr)
È come fare un programma sull’adulterio e chiamarlo “elemento culturale radicato nelle mogli e nei mariti”.

Ma tant’è. Al momento la pagina è presa d’assalto da telespettatori offesi.

Un esempio. La serenata improbabile e stonata di certo non è patrimonio e scelta esclusiva di qualche partenopeo amante del gusto vagamente discutibile (ne ho ascoltate a decine prima di un matrimonio anche a Roma e nella provincia marchigiana) così come cerimonie di dubbio gusto, ma renderli elementi profondamente radicati nella cultura partenopea, solo per fare audience e per speculare sull’ennesimo luogo comune verso i  napoletani ed i meridionali, beh quanto meno perplime.

Anche perchè le centinaia di giustificazioni di utenti che prendono le distanze “a Napoli non siamo tutti cosi” (e certo che no ci mancherebbe) danno piu fastidio dello stereotipo stesso. Basta, insomma, con l’eccezione che diventa norma culturale ed ethos di un popolo e viceversa.

E allora, va bene castigare il trash, ma smettetela di renderlo  tradizione profondamente radicata nella CULTURA PARTENOPEA, perchè è discriminatorio, oltre che falso, visto, tra l’altro, l’alto numero di stilisti, designer ed artigiani d’alta e raffinata sartoria che ci sono.

Per quanto mi riguarda, preferivo la televendita della buonanima di Concetta Mobili che, in diretta televisiva su Tele A e Canale 21, dall’alto del suo vigile luminoso (in pochi capiranno il riferimento) regalava servizio di noleggio con conducente agli sposi, se acquistavano mobili da lei.

Sia chiaro, nulla contro coloro che amano tal genere di matrimonio con tutto quello che ne consegue. Ma è il LORO matrimonio. Che non può assurgere a modello assoluto di quello napoletano. Con tutto il rispetto.

Intanto s’apprende che SEL intende presentare una interrogazione parlamentare (leggi)

[banner network=”adsense” size=”468X60″ type=”default”]

Una risposta a “Real Time: il boss dei luoghi comuni”

  1. Siamo una colonia…speriamo che prima o poi ci ribelleremo come hanno fatto tutte le colonie nel corso della storia…aggiungo…come simbolo della riscossa….IL VIGILE LUMINOSO DI CONCETTA….CHE MI HAI FATTO RICORDARE AHAHAHAHAHAHAHA

I commenti sono chiusi.