Repubblica, 1993: “PLI-Camorra il patto della spazzatura”

Anno Domini, 1993. Un vecchio articolo de La Repubblica.

Per dieci anni esponenti del partito liberale e pericolosi camorristi sono andati a braccetto. In perfetta sintonia. Complici del business delle discariche. Accomunati da soldi e voti. Questa è la storia di un patto firmato da rappresentanti di una forza politica laica e dai capi di tre clan. Un patto di ferro rivelato da un’ inchiesta giudiziaria giunta ormai alle ultime battute, un’ indagine con 160 indagati. Un pentito, un camorrista-imprenditore, parla da un anno con un pool di giudici, le sue parole sono attentamente valutate, verificate punto per punto, riscontrate nei dettagli. Il pentito non mente, assicurano gli inquirenti. Nei verbali si disegnano scenari inquietanti, si ricostruiscono alleanze insospettabili. L’ istruttoria è vicinissima alla sua chiusura. Vengono fuori vicende e nomi eclatanti. All’ ultimo istante Un amministratore liberale ordinò ai clan di uccidere l’ assessore regionale Amelia Cortese Ardias perchè gli faceva ombra nella scalata alle poltrone di vertice del partito. L’ attentato sfumò all’ ultimo istante. Andò invece in porto l’ affare-discariche: ai camorristi l’ esclusiva dell’ import-export in Campania dei rifiuti (tossici e no), ai liberali una robusta tangente, una percentuale da conteggiare sulla quantità di immondizia. Dagli atti giudiziari la spiegazione sul perchè Napoli sia diventata la “pattumiera d’ Italia”. Nel registro degli indagati i pm Giuseppe Narducci, Aldo Policastro, Giovanni Melillo, hanno già iscritto il nome dell’ ex segretario nazionale del Pli Renato Altissimo; sotto inchiesta il fratello dell’ ex ministro degli Interni, Rosario Gava; il consigliere provinciale liberale Raffaele Perrone Capano, già assessore all’ Ecologia; il consigliere comunale repubblicano Ermanno Pelella, transfuga dai liberali; il presidente dell’ ente porto Pasquale Accardo. Più volte citato dal camorrista-imprenditore l’ ex ministro della Sanità Francesco De Lorenzo. Un’ altra bomba sulla credibilità della politica napoletana, già colpita al cuore dalla Tangentopoli del Golfo e dagli sviluppi dell’ inchiesta sulla Ricostruzione che ieri ha portato in carcere tre persone, tra cui l’ uomo di fiducia di Francesco De Lorenzo, il suo factotum Giovanni Marone.

[…]

Nell’ 83 Perrella incontra l’ uomo del “salto di qualità”: Ferdinando Cannavale, di La Spezia. I due, assieme ad altri imprenditori del settore discariche si trovano seduti assieme intorno ad un tavolo. Cannavale parla chiaro: dice di essere in grado di garantire l’ esclusiva del trasporto e dello scarico dei rifiuti di ogni tipo, anche tossici, ad un gruppo di imprese legate ai clan dei Perrella di Napoli, degli Schiavone e dei Bidognetti di Caserta. “Voi potrete trasportare e scaricare senza intoppi quante tonnellate volete a Napoli e dintorni”. Possibile? Sì, sorride Cannavale, perchè, dice, “io sto parlando per conto di Renato Altissimo”. E allora? “Allora, Altissimo può farci fare ciò che vuole: l’ assessore all’ Ecologia si chiama Perrone Capano, è liberale, non c’ è problema per autorizzazioni e permessi”. Ma Cannavale non è certo un benefattore della camorra, ha i suoi buoni interessi: ci guadagna con la sua ditta e poi, per conto del Pli, incassa una tangente. “Voi dovete versarci 10 lire delle 25 che prenderete per ogni chilogrammo di rifiuti destinato alle discariche”. Un rapido conto sulle circa 2000 tonnellate di immondizia quotidianamente riversata a Napoli: il business delle discariche produce un guadagno minimo di 600 milioni al mese

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