Salerno-Reggio Calabria: chi ci mangia coi ritardi?

Tra le pieghe di internet è facile reperire, in maniera del tutto gratuita, un fascicolo dal titolo “Le origini della ‘Ndrangheta”, a cura di Nisio Palmieri e realizzato dal Centro Studi e Documentazione “Osservatorio per la Legalità e la Sicurezza” di Bari.

Interessantissimo il paragrafo che riguarda come la ‘Ndrangheta (e non solo) abbia usufruito delle opportunità offerte dalla costruzione della Salerno-Reggio Calabria.

Le ‘ndrine calabresi colgono la grossa occasione e s’inseriscono nei lavori di costruzione. Come si inseriscono, vale la pena raccontarlo.
I vincitori delle gare d’appalto, soprattutto Aziende del Nord, presero contatti diretti con le cosche.

Il questore di Reggio, Emilio Santillo, denunciò che <<prima di iniziare le opere, si rivolgono agli esponenti mafiosi delle zone in cui sono ubicati i cantieri>>. Le ‘ndrine seguirono i percorsi che oggi rappresentano ormai un classico del rituale mafioso: contatti prima dell’installazione dei cantieri, per offrire protezione, in cambio della
mazzetta; assunzione di ‘ndrtanghetisti come guardiani; subappalto di lavori di sbancamento e di trasporto di materiale; fornitura di materiale.
Alcuni <<si improvvisano imprenditori, mostrando in molti casi notevoli capacità imprenditoriali>>. Naturalmente le ditte appaltatrici erano costrette a chiedere la revisione dei prezzi. Un gioco perverso, dichiarava il questore Santillo a “La Stampa” il 3 marzo 1970: <<E’ una situazione paradossale. Le imprese non terminano mai i lavori nel tempo previsto ed accusano la mafia di ritardarli. In realtà c’è una specie di collusione, per cui grazie ai ritardi le imprese riescono ad ottenere altri milioni dalle perizie suppletive>>.
Confermava il sottosegretario di Stato per l’Interno on. Salizzoni, alla Camera <<le imprese industriali, quasi tutte del Nord Italia, si piegano>> e pertanto <<favoriscono il prosperare della mafia>
Quando un fenomeno da “banda di strada” diventa “sistema” state pur certi che le responsabilità sono trasversali, in un Paese, e coinvolgono soggetti a prescindere dalla provenienza geografica, etnica o genetica (come suggeriva qualcuno) in base al solo interesse e tornaconto personale che è quasi sempre di natura economica.
Le sbandierate esimenti di natura territoriale non hanno fatto altro che far proliferare la holding mafiosa.