Sandro Ruotolo ferma lo Sputtanapoli su Agorà

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Un deja vu. Se le frotte di cinesi a Milano, qualche mese fa, per le primarie piddine di Sala, anno avevano suscitato moderata indignazione, le reazioni sui voti comprati a Napoli, per votare un candidato piuttosto che un altro, hanno riempito il web, l’informazione ed i media delle consuete analisi socio antropologiche su Napoli città ed i napoletani (per inciso l’attuale sindaco partenopeo non è espressione di alcuna formazione presente in parlamento ed i sondaggi continuano a darlo oltre il 30% per rimanere risicati, a dimostrazione del fatto che i napoletani, del party delle primarie, che, così come sono organizzate, a quanto pare, sono uno strumento di una autoreferenzialità degna della migliore tradizione radical chic, se ne fregano altamente).

Partiamo da una considerazione: le primarie nell’attuale sistema parlamentare valgono meno dell’elezione del rappresentante di classe al liceo. Vanno prese per quelle che sono nei fatti, un affare tutto interno ad un partito. E se prima certe questioni e certi equilibri di potere si risolvevano con l’acquisto massiccio di tessere (un po’ come quando si comprano azioni di una società quotata in borsa per cambiarne la proprietà), oggi abbiamo la rappresentazione di questa immensa supercazzola, con tutto il battage mediatico che ne consegue ed annessa colletta, perchè senza soldi non si cantano messe.

Ma tant’è succede a Napoli e la renzianissima giornalista del Corsera, ad Agorà, non manca di far notare i paragoni con la Roma dei “regolamenti ferrei” (chissà se con i giornalisti di Fanpage fuori ai seggi non avremmo visto scene analoghe). Come se le intere sezioni del PD chiuse proprio nella Capitale fossero state completamente rimosse dalla memoria comune, insieme a tutti i coinvolgimenti con Mafia Capitale (se anzichè Roma il comune in questione fosse stato Pozzuoli, da mo’ che lo avrebbero sciolto). Nel prosieguo dell’intervento poi quel “Ma Napoli è Napoli ” con l’allusivo “si pagava 1 euro anzichè 2” , frutto di chissà quale anarchica alchimia o mandrakata napoletana e non piuttosto un accordo all’interno del PD stesso (solo per inciso, Napoli ha gli stipendi più bassi della Polonia, grazie anche alle politiche sciagurate di questo governo e di quelli che lo hanno preceduto, figuratevi investire 2 euro per questo reality).

Il buon Sandro Ruotolo sbotta e interviene “basta con questo razzismo sui napoletani”. E se lo dice pure lui, d’accordo con chi, come noi, lo segnala da tempo, vuol dire che proprio la misura è colma e questi riferimenti geografici diventano grotteschi, proprio se si paragonano a realtà, come quella milanese, dove non hanno suscitato analoga riprovazione sociale le frotte di cinesi che manco sapevano per chi stavano andando a votare. E, tra l’altro, proprio nel giorno in cui, ieri, si scopriva che nella capitale un sistema ben congegnato di mazzette evitava controlli o concedeva benefici fiscali. Ma fa più rumore l’euro di Napoli (per la sagra del partito) che i milioni di euro di altre latitudini (concussione, peculato, falso ideologico). Così l’Italia continua a lavarsi la coscienza ed a sentirsi un Paese (alla deriva) migliore.

Lo ripeto: a Napoli da 4 anni governa un signore che con il sistema di partiti attuali non ha nulla a che vedere. Sono così fessi e criminali stì napoletani? Guardando ai sondaggi e all’attenzione mediatica dei media stranieri, che raccontano una Napoli che non volete vedere, direi proprio di no. Napoli se la ricorda bene la gestione piddina sia in città che in regione, quando i cumuli di monnezza per strada arricchivano la criminalità organizzata e la mettevano alla berlina nelle reazioni del quivis de populo italiano.

L’unico commento sensato che ho letto sulla vicenda è quello di Rosario Dello Iacovo, scrittore e agente dei 99 Posse:

Mi feriscono quelle immagini delle primarie del PD, in cui persone cresciute in una povertà imposta e con una scolarizzazione sommaria vengono indirizzate come una mandria verso questo o quel candidato. Perché è il rifarsi plebe di quei soggetti periferici che a metà degli anni settanta l’industrializzazione, le lotte sociali, i movimenti e il PCI erano riusciti a trasformare in popolo. Mi feriscono in quanto uomo di sinistra e meridionalista, perché da questa subalternità non si esce se si continua a vendere il proprio voto per dieci o cinquanta euro, per una spesa fatta recapitare a casa. Bisogna scendere in campo e metterci la faccia, bisogna tornare nei quartieri a parlare con la gente, bisogna dare una prospettiva che sia insieme di rivalsa territoriale per Napoli e per il sud ma anche sociale ed egualitaria, perché la questione meridionale altro non è che una battaglia per le pari opportunità, per i pari diritti, per la dignità di un popolo che deve tornare a essere padrone del proprio destino. Mi feriscono quelle immagini e penso che la parte sana di questa città debba avviare una nuova, grande campagna di emancipazione perché il popolo torni ad avere gli strumenti per determinare il proprio futuro.

Cosa ha fatto il PD nazionale davanti a quelle scene (che forse avremmo potuto vedere anche altrove in Italia se ci fossero stati giornalisti pronti ad inchieste scomode)? Nulla, ha confermato gli uomini che compaiono nel video, sia nei ruoli istituzionali che nei quadri di partito, oltre ai risultati. Sono forse i primi ed i secondi superiori moralmente a chi ha preso 10 euro per votare il candidato indicato?

E allora ben vengano anche inchieste più serie sul sistema dei partiti a Napoli e nel Sud, con la fitta rete di complicità e clientele che hanno testa e portafogli a Roma e Milano, mentre “abboffano ‘e cafè” i cittadini, quelli che restano e che non sono ancora emigrati dalla Campania e dal Mezzogiorno.

PS: ci sarebbe anche il caso delle schede bianche inserite ad mentulam canis nell’urna, così, per dimostrare un’ampia partecipazione popolare. E’ successo solo a Napoli?

Una risposta a “Sandro Ruotolo ferma lo Sputtanapoli su Agorà”

  1. E perchè, alla Reggia di Caserta ? Manco uno che si sia letto il comunicato dei sindacati…

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