Si al treno Fiumicino-Venezia. Pompei, può attendere.

L’edizione odierna de Il Mattino, torna sulla questione di una politica profondamente duale da parte di Trenitalia, altrimenti detta Trenitaglia, che realizza collegamenti puntuali e capillari per collegare una parte del Paese al resto d’Italia e del mondo, ignorando l’altra parte della penisola cui, con retorica manichea e velleità da “bar dello sport”, si rimprovera di non riuscirsi a sollevare da sola. E, per essere più (inconsapevolmente) grotteschi, a volte le si ripete “che potrebbe campare solo di turismo”.

Secondo Marco Esposito, I treni ad alta velocità sono il nuovo standard. Restar fuori dalla rete, in Europa, significa vivere una rinnovata marginalità. In Spagna il primo treno veloce portava da Madrid a Siviglia, nel cuore del Sud iberico. E oggi sono in esercizio 2.500 chilometri, realizzati con i Fondi Ue che in Italia si lasciano disperdere in mille rivoli. Nel Sud Italia è stato realizzato appena un decimo degli investimenti nazionali e la Tav tra Napoli e Bari non aprirà prima del 2028. Trenitalia continua a investire in una sola direzione e a dicembre attiverà linee dirette Fiumicino-Venezia, per cui sarà più comodo raggiungere da Fiumicino la città lagunare che Pompei nonostante quest’ultima sia 300 chilometri più vicina.

È lapalissiano che questa “politica” abbia condotto all’isolamento un Sud sempre più volutamente marginale. Se il refrain è la mancanza di fondi per una rete ferroviaria in grado di collegare con efficacia ed efficienza il Sud, Marco Esposito suggerisce una soluzione: L’alta velocità è possibile da subito rafforzando i collegamenti aeroportuali. Il governo può e deve definire “oneri di servizio pubblico” i collegamenti aerei nell’area Abruzzo-Molise-Puglia-Calabria-Sicilia analogamente a quanto accade oggi per la sola Sardegna.