Sila: una società si sta bevendo il lago nel silenzio generale

Ebbi già modo di riportare la notizia un anno fa circa, una notizia che ha dell’incredibile soprattutto se si pensa che quanto vi sto per raccontare avviene nel silenzio generale.

Una multinazionale dell’energia elettrica sta si sta letteralmente “bevendo” un lago calabrese, l’Ampollino.

La denuncia è stata questa volta “rinnovata” da Legambiente Sila :

<<Le attività che sta svolgendo A2A per il Lago Ampollino non sono lavori di manutenzione ordinaria ma si configurano come un cambio sostanziale dello stato dei luoghi che nessuno ha autorizzato. Le norme che disciplinano il Parco nazionale della Sila, e quelle a tutela del paesaggio, impediscono che si possa ridurre di 16 metri il livello di un bacino idroelettrico senza che questa vengano preventivamente autorizzate. Chiediamo all’Ente parco un sollecito intervento per fermare lo scempio che la multinazionale dell’energia elettrica sta mettendo in atto e chiediamo di ripristinare la legalità in un’area protetta che continua ad essere oggetto di utilizzo predatorio, da parte di piccoli e grandi devastatori, senza che l’istituzione preposta alla tutela della biodiversità, del paesaggio e del patrimonio MAB Unesco, sia capace di imporre il rispetto della legge e di norme nazionali e comunitarie>>.

 

È questa la richiesta che Legambiente avanza ai vertici dell’Ente parco e al Ministero dell’ambiente. Prosegue poi Legambiente Sila:

<<A2A continua a prendere in giro le popolazioni locali e con molta arroganza e disprezzo delle regole chiama manutenzione ordinaria la riduzione di oltre 16 metri del livello del bacino idroelettrico come sta accadendo un questi giorni. Bacino idroelettrico che, essendo compreso in un Parco Nazionale, deve sottostare prima alle regole del Parco e poi a quelle del fruttuoso business dell’energia. Perciò A2A si preoccupi dei suoi interessi ma anche dell’ambiente e della tutela dei beni comuni, come l’acqua, la biodiversità e il paesaggio, che sono tutelati da leggi dello stato (la legge 394/91, il codice Urbani sul paesaggio, e il D.p.r. Istitutivo dell’Ente parco nazionale della Sila) e che anche le multinazionali, almeno in Italia, sono tenute a rispettare>>.

 

<<In realtà – continua Legambiente – A2A continua a considerare la popolazione silana alla stregua delle tribù indigene che in molte parti del mondo vengono depredate delle proprie risorse senza poter esprimere un loro parere. Legambiente ha chiarito da tempo ad A2A che, né il Sila ne in altre parti d’Italia, sono rimaste tribù che hanno ancora l’anello al naso ma, al contrario, ci sono cittadini e organizzazioni che si battono per il diritto all’ambiente e per i beni comuni, all’interno del quadro di norme che regolano la civile convivenza di interessi, compresi quelli delle multinazionali. E per questo motivo agiremo in ogni direzione per far valere il rispetto della legalità e degli interessi del territorio silano, ma nel frattempo chiediamo all’Ente parco di intervenire con urgenza per impedire che lo scempio si completi intimando ad A2A di sospendere le attività e ripristinare lo stato dei luoghi. Analoga richiesta formuleremo al Ministro dell’ambiente e alla Regione Calabria>>.

 

Insomma se ogni tanto si tornasse a fare inchiesta su certe vicende anzichè sulla pizza bruciacchiata, forse si farebbe meno audience ma di certo un ottimo servizio per la comunità.

Una risposta a “Sila: una società si sta bevendo il lago nel silenzio generale”

  1. Dio Santo!
    Queste aziende nordiche, come nella fattispecie la “A2A S.p.A.” di Brescia (che nasce il 1° gennaio 2008 dall’unione/fusione di AEM SpA, ASM SpA e AMSA – fonte Wikipedia) , si sentono padroni in casa nostra.
    Ma il peggio è che costoro agisconoindisturbati depredando tutto ciò che vi è da depredare.
    Ancora peggio è il fatto che codesta “azienda nordica”, collusa, probabilmente, con la ‘ndrangheta, continua ad operare perché protetti, evidentemente, dalla connivenza delle autorità: locali, provinciali e/o regionali.
    Domanda:
    Presumo che, ora, i nostri responsabili istituzionali dei competenti dicasteri, come per questo caso e per tanti altri similari, siano stati informati; allora chiedo: perché non intervengono commissariando tutti gli enti coinvolti e perseguono i proprietari, nonché gli amministratori di codesta azienda?

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