Così scrive Emanuele sulla sua pagina Facebook:
è davvero surreale o forse non ci siamo mai resi conto di chi controlla realmente il territorio e a questo punto anche le nostre vite. Dopo l’episodio del 30 giugno, le mie denunce, la passeggiata e l’assemblea di solidarietà, dopo giorni di presidio a Sciddicuni con tanti cari amici venuti anche da lontano per non lasciarmi da solo, dopo tutto questo e un silenzio assordante da parte delle istituzioni e delle forze dell’ordine che non hanno ancora fatto nulla di concreto e nemmeno proposto di farlo sul piano della mia sicurezza personale e sul controllo di quel territorio dove è ovvio che girano interessi grossi forse troppo grossi, tanto da permettere a degli sconosciuti di introdursi nuovamente nella mia proprietà dove fino alle 4 di ieri mattina c’era un fuoco acceso, dei torcioni che illuminavano il piazzale, delle macchine parcheggiate e un evidente presenza di più persone a farmi compagnia dentro casa. con sicurezza data solo da un evidente copertura su più fronti un ultimo chiarissimo messaggio è stato lasciato proprio accanto la mia abitazione. neanche a dirlo. una pecora morta con il ventre squarciato e una sbarra di ferro insanguinata abbandonata accanto! Stavolta pochi dubbi sulla veridicità dell’ episodio: foto, testimoni più che attendibili, denuncia immediata ai carabinieri e il gelo che riscende lungo la mia schiena. Lo sconforto, lo sconforto e poi la rabbia per una Sicilia ancora una volta offesa e violentata, un senso di sopraffazione mi ha colpito inesorabile e ho impiegato ore a scrollarmelo di dosso! Non so cosa accadrà ma so di sicuro che quella è la mia terra e non sarò io ad andarmene dalla valle del Simeto!
A lui ed a tutti i giovani che lottano per il proprio futuro, la nostra solidarietà!
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