Sud, ripartiamo da Zafferana Etnea

Vi propongo un bellissimo post di Pino Aprile a sugello del ciclo di conferenze dal medesimo organizzate a Zafferana Etnea, Sicilia:

Concluso, a Zafferana Etnea, il ciclo di conferenze che ho organizzato su richiesta del Comune e il supporto del Kiwanis club. Mi sono goduto lo stupore dei relatori (Gennaro De Crescenzo, Marco Esposito, Giuseppe Fioravanti, Dora Liguori, Lorenzo Del Boca, Lino Patruno) mentre scoprivano che nella cittadina etnea fai fatica a trovare una carta per terra; che la raccolta differenziata è al 90 per cento (89, per la precisione); che la piazza principale è stata splendidamente recuperata, come altre parti storiche, divenendo un assolato belvedere sul mare, con alle spalle il vulcano innevato e con pennacchio di fumo; che i cittadini hanno una card su cui sono accreditati tot centesimi secondo i chili di plastica, carta, eccetera che consegnano; con quei soldi possono acquistare acqua microfiltrata, da un impianto sempre comunale, a 3 centesimi al litro (liscia) o a 5 (gassata); che in qualsiasi momento, con un codice personale, on line, sul sito del Comune, possono controllare “quanto hanno sul conto” e, a fine anno, riscuotere quei soldi, che derivano dalla vendita del riciclabile. Ora il sindaco ha in progetto di arrivare a zero rifiuti, producendo dagli scarti combustibile per le stufe, che dovrebbe essere ritirato in proporzione ai rifiuti consegnati. I paesi etnei hanno un problema che deriva dalla loro fortuna: il vulcano. Che ogni tanto li sommerge di milioni di tonnellate di ceneri, sino a Catania. Rimuoverle è un costo notevole, ogni volta. E smaltirle, ancora peggio. Il Comune di Zafferana ha avviato un processo, ora brevettato, per trasformare quella montagna di ceneri in mattonelle, pavimenti. Ci sono stati mostrati i prototipi. Ho visto lo stupore dei relatori (io conoscevo già Alfio Russo, il sindaco, ed ero stato altre volte, per incontri culturali, a Zafferana Etnea), quando sono stati trascinati alla “Casa dell’acqua”, dove il sindaco ha infilato la sua tessera magnetica nella ferritoia e ha cominciato a chiedere: “Liscia o gassata?”, porgendo poi i bicchieroni agli ospiti (gli è costato 5 centesimi, scalati dal conto e subito registrati dalla macchina). Pareva che ci stesse regalando una bottiglia di champagne millesimato. Ma quello era ancora niente. Dovevate vedere la faccia degli illustri intellettuali quando il sindaco, sprizzando orgoglio da tutti i pori, ha annunciato la meta della nuova spedizione: “E adesso i bagni pubblici” (bagni, nel senso di cessi). Beh, va bene l’entusiasmo per le realizzazioni municipali, ma onestamente, questo pareva un pochino eccessivo pure a me che so del carattere di Alfio Russo. E invece…: giusto sotto la piazza-belvedere, scendendo le scalette a destra, per raggiungere la grande fontana monumentale: uomini a metà scala, donne in fondo. Manco in albergo trovate quegli arredi, quella pulizia. Commovente la fierezza dei due addetti, sia il signore con berretto etnico che la signora dei bagni per le donne, mentre invitavano: “Prego”, come fosse casa loro e subito mostravano il funzionamento dei rubinetti elettronici (manco li avessero inventati loro!). “Non sapete come ci restano gli stranieri… Perché qui i turisti arrivano a migliaia”. Piccolo particolare: le casse del Comune sono in attivo, spiega Russo, di poco meno di un milione di euro. Non ditelo a Galli della Loggia, metti che ci resti male.

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