Tanto tuonò che piovve: riduzione del cofinanziamento fondi UE al Sud

Diciamo che il terreno se l’erano preparato per bene, mandando avanti i professori bocconiani ed i “giornalisti velina” che hanno tuonato per un paio di mesi sulla scarsa produttività dei fondi europei destinati al sud, guardandosi bene dal citare tutti i casi in cui i fondi dal sud presero poi la strada del nord non giungendo mai da quegli “spreconi terroni”.

La notizia, pubblicata da Il Sole 24 Ore, in una intervista al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, anticipa che il governo taglierà il cofinanziamento ai fondi europei nel solo Mezzogiorno.

Questo il commento di Marco Esposito, giornalista economico del Mattino e portavoce di Unione Mediterranea:

Finora la regola aurea è stata del 50% e 50%, Cioè metà di finanziamento europeo e metà di contributo nazionale. Si passerà a 74%-26%. Tradotto in soldoni, visto che le cinque regioni del Sud più in difficoltà (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia) nel 2014-2020 dovrebbero ricevere 20 miliardi dalla Ue, l’Italia si era impegnata a versarne altri 20. Con la nuova proporzione i 20 miliardi europei restano gli stessi e i 20 miliardi italiani si riducono a 7 per cui i progetti complessivi finanziati scendono da 40 miliardi a 27.

E un analogo taglio, spiega sempre Delrio, si farà per i cosiddetti progetti nazionali, ma solo per quelli che riguardano il Sud, che in tutto perde 25 miliardi.

Perché si rinuncia a investire? Le spiegazioni portate da Delrio sono davvero paradossali. La prima è “ce lo chiede l’Europa” (ah sì?). La seconda è “non ha senso assumere ulteriori impegni di spesa vincolanti in tempi stretti se non si riesce a spendere i vecchi e i nuovi fondi Ue”. I vecchi fondi sono spesi al 58% e c’è ancora un anno di tempo. I nuovi per definizione non possono essere già spesi. E poi: in tempi stretti? I nuovi fondi possono essere spesi entro il 2022. Decidere oggi che il Sud (solo il Sud) non ce la farà mai vuol dire rinunciare alla politica o avere una politica che rinuncia al Mezzogiorno. Ma la ragione, è chiaro, è un’altra: salvare i conti pubblici italiani tagliando solo al Sud.

PS: Non manca la classica presa per i fondelli: i miliardi risparmiati sui fondi europei “torneranno comunque tutti sul territorio ed entreranno a far parte di una programmazione parallela che sarà concentrata su obiettivi strategici e di più lungo periodo”. Capito? Quei soldi ce li daranno tutti, ma dopo il 2022 perché intanto andrà elaborata una strategia di lungo periodo. Se ci caschiamo, abbiamo proprio l’anello al naso.

Insomma, quel poco che veniva fatto grazie ai fondi europei, al sud…beh scordiamoci anche quello.

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