Verona: aggrediti e malmenati per l’accento meridionale

Lo vado ripetendo da tempo, le questioni calcistiche ormai sono un pretesto per ragioni di carattere diverso, discriminatorio e diciamolo francamente, razzista.

Una sequela che parte dai cori all’interno dello stadio e che, sottovalutati e in alcuni ambienti difesi, sfociano poi in casi gravi e drammatici.

L’ultimo episodio a Verona, in occasione dell’incontro di calcio tra Verona e Palermo. Un sardo e due campani, liberi professionisti residenti a Verona avevano pensato di trascorrere qualche ora di svago allo stadio per assistere al match.

Ma non sapevano che riconosciuti per l’accento sarebbero stati seguiti e poi malmenati. Così racconta la vicenda il Corriere del Veneto:

Benché non avessero addosso segni distintivi di alcun genere, tantomeno riferibili ad una squadra di calcio, la loro presenza non è passata inosservata, forse per il loro accento meridionale. Alcuni ultrà dell’Hellas hanno seguito i tre mentre si apprestavano ad entrare nello stadio e dopo averli affrontati hanno chiesto loro da che città provenissero. I malcapitati sono rimasti in silenzio, sorpresi e impauriti per una minaccia che non riuscivano a comprendere, prima che venisse sottratto loro i biglietti d’ingresso e poi colpiti dagli indagati con calci e pugni.

 

I tre “meridionali” hanno quindi sporto denuncia alla Digos che, grazie ai filmati di videosorveglianza sono riusciti a catturare due ultras dell’Hellas Verona già sottoposti in passato al cosiddetto Daspo per analoghi episodi di violenza durante le partite della squadra di casa.

Questo succede nel Paese che ha depenalizzato i cori di discriminazione territoriale. Quello della civiltà (o dell’inciviltà a seconda della prospettiva) patrimonio geografico, territoriale e non individuale.