Zingaro, napoletano e finocchio: il tariffario del pallone

Alla fine della fiera è trascorsa una settimana dal mega pistolotto a reti unificate sul “finocchio” buttato da Sarri a Mancini. Ve lo ricordate? Pure su Rai Yoyo, in un talk show tra papà Pig e Orso di Masha&Orso, si era affrontato l’argomento con tanto di analisi antropologica  e sociologica sui napoletani (che ci sta bene sempre) e di indignazione sulla becera espressione del mister (l’aspetto pardossale era rappresentato dalle elite radical chic partenopee che chiedevano scusa a chiunque, a prescindere per una grottesca manifestazione di proprietà transitiva che estendeva le colpe del mister toscano sulla universalità del popolo napoletano. Mah.) Parliamoci chiaro, se Sarri fosse stato ancora allenatore dell’Empoli e/o il Napoli non primo in classifica, avremmo parlato del nulla. Purtroppo.

Quando andavo scrivendo della profonda e volgare strumentalizzazione (zotica quanto “il finocchio”, e il “ricchione” ascoltato sulle panchine) di una grande battaglia di civiltà, tutti facevano finta di non capire. Insomma una questione trattata dall’universo dell’intellighenzia e dal bestiario italico come uno scontro di civilità, diventava, a mio parere, nient’altro che una goffa battaglia tra ultras, sancita dalla parola definitiva della Lega Calcio. Ventimila euro di qua, cinquemila di là e vissero tutti felici e contenti.

La conferma a quanto dicevo, domenica scorsa.

Venti minuti di ininterrotti cori, a Genova, contro Napoli città (colera) e napoletane, si badi la scelta sessista (cui si augurava un tumore) e napoletani (“peggio degli extracomunitari” si ascolta in un video dell’arrivo del bus della squadra partenopea e finanche nella civilissima tribuna). Avete letto editoriali lunghi giorni sull’argomento? Avete notato la somministrazione di analisi antropologiche e sociologiche sui tifosi doriani? E la stampa, quella fighetta e radical chic si è affrettata ad aggiornare i propri blog dove il politically correct è più falso di una banconota da 2 euro e segue solo le logiche del capitale del proprio editore? E quel Severgnini che si era lamentato dei troppi fischi allo stadio San Paolo (napoletà, e che cavolo, esultate meno e siate meno rumorosi.Sic!) ha rilasciato qualche dichiarazione (supercazzola) sul giornale della borghesia italiana? Nulla. Anche qui interverrà la Lega Calcio, qualche migliaia di euro e laverà le coscienze di un paese omofobo e razzista (altro che brava gente).

Domenica sera, il bis. Un calciatore che sarebbe poi anche il secondo capitano della nazionale di calcio italiana, inquadrato dalle telecamere, così si rivolge ad un collega: “muto, zingaro di merda”. Anche in questo caso, in una di quelle trasmissioni calcistiche dal nome esotico, il capolavoro è di un giornalista ultras che, con audaci alchimie filosofiche riesce a giustificare l’ingiustificabile (‘a fede carcistica nun se discute, se ama). Zero analisi sociologiche proiettate dal colpevole alla sua tifoseria.

Il colpo di teatro (ahimè, privo di palcoscenico) è di ieri: uno scherzo telefonico al giudice sportivo Tosel (quello col tariffario su omofobia e razzismo un tanto al chilo) conferma quanto si sostiene da tempo. Con l’elezione di Tavecchio a presidente della FIGC (quello che chiamava mangiabanane i giocatori di colore) le società si sono accordate per irrogare una sola sanzione pecuniaria ai cori di discriminazione territoriale (quelli che riguardano Napoli ed i napoletani). E poi la conferma: “tutte le società di calcio sanno che dovranno pagare almeno 20mila euro quando ospitano” il Napoli calcio perchè sono certi che le proprie tifoserie invocheranno lava, tumori e vaghe teorie lombrosiane sui sostenitori napoletani. Ma tant’è, meglio quello, che la squalifica e la chiusura delle curve (a quanto pare anche con la complicità di chi dovrebbe rappresentare pure l’interesse dei supporter napoletani).

Ecco signori, questa è l’Italia perbenista e bigotta che la mattina va in piazza per difendere la famiglia e la sera si rivolge alle cure di Fernandina, che scrive editoriali contro quell’omofobo di Sarri e poi allo stadio urla “napoletano coleroso”, che si indigna sommamente contro i barconi affondati dei migranti ma al primo semaforo non disdegna uno “zingaro di merda” al lavavetri,

Questa è l’Italia curvarola, specchio dei suoi stadi e degna rappreseentazione dei suoi media accattoni, l’Italia che si lava la coscienza omofoba e razzista con qualche migliaio di euro.