Altro che Terra dei Fuochi, in Italia i pomodori sono cinesi e il latte lituano

Nella stupida diatriba commerciale scatenata dapprima dalla Pomì, per mettere in chiaro che i suoi pomodori non provengono dalla Campania, e proseguita poi fino ad includere le catene di ristorazione, l’unico percorso, consueto che segue il metaforico cetriolo è quello delle terga del consumatore.

E’ una inchiesta di Giuseppe Saracina per il Corriere della Sera a descrivere il fenomeno:

Le aziende di trasformazione, dunque, si difendono con questi argomenti: è vero, importiamo un 30% in media di materie prime, ma siamo sempre noi a controllare il processo di lavorazione; siamo noi che garantiamo la qualità e la sicurezza degli alimenti. Non siamo dei contraffattori.

Ma c’è qualcosa che stona. Prendiamo pasta e pomodoro: il dna culturale, prima ancora che gastronomico, del nostro Paese. Eppure gli stabilimenti italiani, fa osservare ancora la Coldiretti ammassano ogni anno 5,7 miliardi di chili di grano provenienti da Francia, Ungheria, Austria, Germania e Canada.

E, nota ancora con perfidia, l’industria di trasformazione importa 72 milioni di chili di salsa in concentrato dalla Cina: l’equivalente di quasi il 20% della produzione italiana di pomodoro fresco. Si può discutere a lungo sul modello di agricoltura prevalente in Italia. Il fronte industriale ha buon gioco a sottolineare l’incapacità strutturale di un sistema frazionato come il nostro a coprire il fabbisogno di cereali (ne importiamo quasi il 45%).

Dopodiché, però, nessun imprenditore spiega fino in fondo perché, su tutte le confezioni di pasta si sprechino i tricolori e i richiami, talvolta anche retorici, al Bel Paese. Come dire: lasciamo ai convegni le cifre sulle importazioni di grano, ma è meglio che il consumatore non sappia che l’anima dello spaghetto, talvolta, può essere francese, ungherese e perfino Canadese.

L’articolo completo

Ringraziassero Iddio i consumatori italiani, se i pomodori che mangiano vengono dall’agro aversano, dunque, al momento l’unica zona con controlli seri e rigorosi sui prodotti agroalimentari.

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