Bevi Napoli e poi muori, la risposta del direttore de L’Espresso

Ecco come ha replicato il direttore de L’Espresso Manfellotto, alle preplessità di Marco Esposito, portavoce di Unione Mediterranea, sulla scelta della copertina dell’inchiesta del proprio giornale, in edicola domani:

“Caro Marco,

ti ringrazio innanzitutto del tono garbato (e dolente) con il quale hai voluto esprimermi il tuo dissenso. Non sai quanto mi faccia male occuparmi in questi termini della mia città, ma sono convinto che dopo aver letto il testo dell’inchiesta rivedrai un po’ il tuo giudizio e soprattutto capirai che si tratta di una ricerca molto seria e approfondita.

Comprendo anche le perplessità sulla copertina, ma è volutamente provocatoria e “tosta”: se penso che è dal 1985 che il territorio della Campania si è trasformato in discarica a cielo aperto gestito da criminali e a disposizione di chiunque in Italia e in Europa volesse disfarsi di rifiuti tossici e pericolosi; che le confessioni di pentiti vari hanno svelato una realtà che ugualmente ha continuato a riprodursi tale e quale anno dopo anno; se penso che la Terra dei fuochi continua a bruciare nonostante denunce inchieste e Gomorra varie, allora mi sono convinto che forse un pugno nello stomaco può aiutare a riportare tutti alla tragica realtà e a comportarsi di conseguenza. Perché se può esserci il rischio che tutto è avvelenato significhi nulla è avvelenato, anche il silenzio e l’omertà possono può tradursi in una assoluzione generale. Non possiamo più permettercelo.

E poi, che ti devo dire?, continuo illuministicamente e ottimisticamente e ingenuamente a pensare che possa esserci un giorno in cui le lettere di protesta invece di arrivare ai giornali arrivino a ministri, deputati, governatori, sindaci, poliziotti, carabinieri, guardia di finanza…”

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