Boom di turisti a Napoli? Questione di fortuna (cieca) parola del prof. Galasso

foto Road Tv Italia

Sto leggendo e rileggendo un articolo del professor Galasso pubblicato oggi sul Corriere del Mezzogiorno e, quanto è vero il virus intestinale del 26 dicembre, non so se sono ancora vittima dei fumi della falanghina io o lui. Ma lui è prof io un quivis de populo allora sarò io che non capisco che ha scritto.

In un lungo editoriale della filiale napoletana del Corsera, il professore sostiene in estrema sintesi: inutile che a Napoli amministratori e cittadini si montino la testa su questo boom di turisti. I problemi restano eccome, dalla criminalità al mancato rispetto delle regole e tutto quello che sta avendo luogo è frutto della fortuna. Amen.

E subito mi è venuta in mente una frase di Dashiel Hammett che ho scolpita nel cervello : Il risultato dei programmi fatti con cura è sempre scambiato per fortuna dai cretini

Leggo nell’editoriale (che in alcuni punti ha un vago retrogusto lapalissiano):

Il merito dei grandi afflussi, non solo a Napoli e in Campania, è, perciò soprattutto delle grandi ditte e agenzie del settore, è dei tour operator , delle borse del turismo, che stanno cogliendo con grande abilità le fortune toccate al turismo in una società, come quella contemporanea, sempre più aperta a nuove esperienze e curiosità, a nuovi piaceri e svaghi,e sempre più in gradi di poterlo fare in paesi di vecchia e, ancor più, in paesi di nuova fortuna come fonti del turismo.

È ridicolo che le autorità del settore, locali e non, gonfino le gote per attribuirsi meriti che sono dello sviluppo sociale del nostro tempo e non loro. I turisti vanno dovunque venga ad essi offerto un «pacchetto» (come si dice) conveniente e ben presentato nell’offerta commerciale.

A parte il fatto che non si comprende per quale motivo venga attribuito un valore di riferimento minore al turismo “a pacchetto” rispetto a quello “familiare”, vale la pena ricordare però al professor Galasso che forse non viaggia da tempo, che saranno almeno venti anni che anche l’acquisto di un biglietto ferroviario include il vituperato “pacchetto”. Ciò dalla nascita dei grandi portali del turismo come Expedia, che consentono l’organizzazione di un tour senza l’aiuto dell’agenzia di viaggio fisica. Ora addurre la maggiore presenza di turisti in un luogo piuttosto che in un altro solo sulla convenienza del pacchetto è assolutamente semplicistico ed a tratti irragionevole visto che la comparazione andrebbe fatta su termini di paragone omogenei e soprattutto su operatori virtuali e fisici omogenei. Un numero di variabili non di poco conto che non sono riconducibili ad una mera “convenienza” del pacchetto tout court, per determinare il maggiore o minore flusso dei turisti in un luogo (solo incidentalmente vale la pena ricordare che andare in aereo da Milano a Reggio Calabria con Alitalia costa più che volare dalla medesima località a Barcellona o Mosca).

Inoltre a Galasso sfugge che il pacchetto (conveniente o meno) non viene venduto ad mentulam canis, soprattutto dai portali che si trovano in rete, perchè l’operatore turistico online su di esso basa tutta la propria reputation. Si vende una località attrezzata e pronta per l’uso non una pericolosa e disastrata, altrimenti ancora avremmo flussi ingenti di viaggiatori verso la Tunisia e l’Egitto di Sharm anzichè a Napoli. in fondo  si viaggia per “stare bene” non per intossicarsi. Per vivere una esperienza di viaggio piacevole che renda unica quella transizione e memorabile il soggiorno.

E per ciò, invece, di infondate vanterie, varrebbe la pena di provvedere alla qualità della vita, ai comfort , agli altri elementi di alto livello civile e sociale che sono una caratteristica delle grandi città moderne. Solo allora potremo credere che l’incremento turistico non sia un fatto occasionale o un effetto dei progressi dell’industria nazionale e internazionale, ma un effetto di un nuova qualità nostra come protagonisti e responsabili del nostro straordinario patrimonio naturale e storico-naturale.

L’esortazione del professore è assolutamente condivisibile ma mi sembra ridondante: sostenere che si necessita di un riscatto per essere protagonisti e responsabili del nostro straordinario patrimonio naturale e storico-naturale , è un auspicio che solo un folle non sottoscriverebbe. La ridondanza sta, piuttosto, nel fatto che a nessuno piace fare il turista in un luogo brutto o popolato da persone incivili. Sostenere che la fortuna del turismo di sito si basi solo sulla vendita del medesimo all’interno di un pacchetto conveniente appare eccessivamente semplicistico. Ma anche a voler assecondare la esemplificazione non si comprende per quale motivo ciò assumerebbe un giudizio di valore negativo nel caso di Napoli, visto che ci sono intere coste di questo Paese (comprese quelle col mare che sa di fogna) la cui fama deriva proprio dalle “vendite a pacchetto economico” dei propri servizi.

Vede professor Galasso, io ho visto la mia città, Pozzuoli, passare dagli anni bui in cui vivacchiava sull’industria pesante, a quella della crisi provocata dalla chiusura di Pirelli, Sofer, Italsider, Olivetti, passando per la morte cerebrale provocata dalla irragionevole evacuazione del suo centro storico fino ad una lenta e progressiva rinascita (altro che fenomeno determinato dalla cieca fortuna) in cui, grazie alla ricostruzione post bradisismo, ai fondi europei bene investiti e ad una certa dose di saper fare, la città ha acquistato reputazione prima nel campo della ristorazione e poi in quello delle attività culturali. Da porto secondario per imbarcarsi per Ischia a centro in cui soggiornare per visitare i luoghi unici. E non lo dico con con oleografia municipalista, ma per la confessione degli archeologi che stanno portando alla luce le viscere del Rione Terra. Una seconda Pompei.

Sa chi ha ipotecato la gestione delle attività ricettive della Rocca fondata dai profughi di Samo? Le maggiori multinazionali dei servizi alberghieri di lusso che avranno anche accesso diretto ai percorsi archeologici della rocca.

Le sembrano questi miopi investimenti di breve termine determinati dalla fortuna o dalla convenienza del pacchetto offerto? Certe multinazionali non sono abituate a gettare il denaro al vento o a vendere un prodotto di massa a basso costo.

Per concludere, oziosamente, ma siamo sicuri che i turisti cerchino come meta quelle città che compaiono nei primi 10 posti delle classifiche stilate dal Sole 24 Ore sulla qualità della vita? Se si confrontiamo i flussi turistici con le posizioni del quotidiano di Confindustria.

PS: I driver economici della Campania sono due : enogastronomia e turismo. Solo che Napoli è isolata, per farle un esempio, dalle altre grandi città del Sud. E questa è responsabilità dei napoletani o solo questione di (cattiva) fortuna?