CALABRIA/ Aumenta la povertà…e le pale eoliche

E’ un fenomeno apparentemente strano, ma che, tuttavia, ha una sua logica (discutibile se volete): in Calabria aumenta la povertà e, con essa, le pale eoliche.

Di questa notizia si occupa Piergiorgio Iannaccaro su Zoomsud:

Vorticano le pale, e a fissarle con lo sguardo si viene catturati dal movimento ritmico, a tratti sincrono, generato dal vento. In qualche modo sono l’immagine, sia pure indiretta, del vento stesso, come i rami degli alberi piegati e scossi dalle raffiche. Le pale eoliche non hanno vita lunga, durano sino a venti anni, nulla di paragonabile ai duecento anni di un faggio vetusto, ai secoli di un pino laricio o di un abete bianco.

Saranno demolite alla fine del loro ciclo? Saranno forse sostituite da nuovi modelli? Probabile, poiché non solo generano energia, ma anche, soprattutto, profitti.  E i profitti non conoscono tempo e in questo caso sono legati a una delle poche ricchezze di Calabria, la produzione di energia elettrica. La Calabria ne produce tanta, e la esporta in mezza Italia. Perché non c’è solo il vento, ci sono le centinaia di milioni di metri cubi di acqua contenute nei laghi silani, ci sono le centrali a biomasse, ci sono le centrali elettriche convenzionali. E di questa ricchezza nelle tasche dei calabresi arriva ben poco. Non solo, i calabresi pagano l’energia elettrica come nel resto d’Italia. E che dire del cambiamento permanente del paesaggio, anzi dei paesaggi, poiché è difficile trovare in Italia e nel resto d’Europa una somma di luoghi i più disparati come in Calabria.

C’eravamo anche noi incuriositi del fenomeno qualche anno fa, nel 2013 per l’esattezza, quando, scrivevamo che la Calabria produce un surplus di energia elettrica, di cui non necessita. E ciononostante, ne veniva comunque richiesto per motivi di “interesse nazionale”.