Campi Flegrei ed Ischia: la nuova (possibile) “zezzenella” energetica nazionale

1969116_600611303350155_830865183_nNo triv, no tap, i comitati che si oppongono allo sfruttamento energetico del sottosuolo del Mezzogiorno dovranno immaginare una nuova sigla territoriale.

Le aziende che si occupano di sfruttamento energetico hanno spostato la loro attenzione sui Campi Flegrei ed Ischia, per porre in essere, eventualmente, in futuro, un’attività di sfruttamento geotermico.

La notizia con la foto delle aree interessate e il nome delle Aziende coinvolte è stata pubblicata da Franco Ortolani, geologo della Università Federico II di Napoli, su un gruppo Facebook,  che così commenta :

Napoli, Campi Flegrei ed Ischia: ecco i permessi di ricerca geotermica.
Sul sito ufficiale dell’UNMIG, Ministero dello Sviluppo Economico, Direzione Generale per le Risorse Minerarie ed Energetiche, si può verificare che Napoli, i Campi Flegrei ed Ischia rientrano negli interessi di due società che hanno richiesto ed ottenuto i permessi di ricerca geotermica che prevedono prima la esecuzione di studi ed indagini e poi, eventualmente, la perforazione di pozzi esplorativi e poi ancora i permessi di produzione di energia elettrica.
Quest’ultima avverrebbe tramite estrazione dei fluidi caldi dal sottosuolo e la loro successiva reiniezione a forte pressione nel sottosuolo in quanto non possono essere dispersi nell’atmosfera per il loro contenuto dannoso per l’ambiente e la salute dei cittadini.
La reiniezione a forte pressione avverrebbe nel sottosuolo che naturalmente è già instabile come evidenziato dai disastrosi sismi della seconda metà del 1800 ad Ischia e dai numerosi terremoti che accompagnano il fenomeno bradisismico, come verificato tra il 1983 ed il 1985 quando il suolo flegreo si sollevò di circa 2 m nella zona del porto di Pozzuoli.
In un sottosuolo instabile naturalmente è notoriamente pericolosa la reiniezione di fluidi ad alta pressione in quanto si può innescare una sismicità che può risultare dannosa per i manufatti e la sicurezza dei cittadini.
I permessi sono denominati Cuma e Scarfoglio in terraferma e la società titolare è la Geoelectric. Ad Ischia il permesso si chiama Forio e la società titolare è la Taddei Green Power.
E’ necessario che i cittadini siano informati delle azioni ministeriali e che siano adeguatamente edotti sugli eventuali rischi.
Naturalmente le società dovranno effettuare adeguati studi di impatto ambientale assumendosi tutte le responsabilità; i cittadini, con la collaborazione di studiosi, dovranno verificare la validità di tali studi per accertarsi che i funzionari regionali siano in grado di valutare trasparentemente i rischi derivanti dalle eventuali attività di produzione e reiniezione.

Non voglio fare il luddista e l’oppositore a prescindere: ammesso che il gioco valga la candela e non ci siano rischi (a proposito, a quando il piano da evacuazione da attuare in caso di pericolo?), non penseranno costoro di lasciare oboli da quinto mondo alle popolazioni locali, per il disturbo arrecato, immagino.

Ed immagino anche che spostino la sede legale laddove hanno deciso l’attività di sfruttamento, ove verseranno le tasse nell’interesse dei territori coinvolti. O no?

[banner network=”adsense” size=”468X60″ type=”default”]